Autointerviste sotto l’ombrellone. 4) Sul terrorismo islamico meglio tacere e sembrare stupidi

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Domanda. Riccardo, sotto l’ombrellone i tuoi vicini ti avranno mica aggredito chiedendoti se il diciottenne tedesco-iraniano di Monaco fosse proprio pazzo o non piuttosto un terrorista neonazista che le autorità tedesche coprono per ragioni politiche?
Risposta. Il complottismo non fa parte della mia natura. Osservo solo il sospiro di sollievo che si coglie nei benpensanti quando pare acquisito che Ali sia un seguace di Anders Breivik, il killer di Utoya, un sociopatico, quindi un nazista.

D. Sembri quasi contento che non sia un terrorista islamico.
R. Infatti lo sono, per solidarietà con i miei amici delle élite, possono andare in vacanza sereni, così fingono che tutti quelli precedenti, islamici, siano assimilabili ad Alì. Quando scrivi sui giornali un minimo di finzione verso te stesso ce l’hai, tendi a volte, anche involontariamente, a metterti sotto l’ombrello del politicamente corretto, per non cadere nella censura (spesso presunta) dell’editore o del direttore. Non dover scrivere per vivere, avere un blog tuo, essere editore e direttore di te stesso, fa cadere tutti gli alibi. Nel caso mio non è così, mi attengo a un’autocensura preventiva, quando si parla di terrorismo islamico, vero o presunto. Vigliaccheria? Stanchezza? Entrambe, poi per gestire l’ansia ho trovato una formula consolatoria, in essa mi rifugio: “Meglio tacere e sembrare stupidi”.

D. Oscar Wilde?
R. Sì, anche se la seconda parte della frase, “che aprire bocca e togliere ogni dubbio”, tengo a saltarla. Su tutto ciò che riguarda l’Islam e tutte le sue infinite declinazioni, preferisco tacere e sembrare stupido, non ce la faccio più a seguire il protocollo dei politici, e dei media scodinzolanti verso le bugie che costoro raccontano, a le loro analisi, tutte da tempo spazzate via dalla cruda realtà. Gira, gira, torniamo sempre alla casella di partenza: Oriana Fallaci aveva torto o ragione? Già porre la domanda è gravissimo, da censura, siamo a questo punto. Però alla domanda secca nessuno risponde, i più insultano Oriana.

D. Seguire il protocollo? Che significa?
R. Non conosci il mitico protocollo delle menzogne politiche? Vuoi un esempio, a crimine avvenuto, di come le nostre élite processano la comunicazione che riguarda gli islamisti? Eccolo:
1. È un giovane sì di origini mediorientali ma è nato a Parigi, Bruxelles, Nizza, quindi è uno di noi (messaggio sublimale: è colpa della nostra società).
2. È un lupo solitario (ipotesi che dura 72 ore, poi evapora; i vecchi lupi non esistono in natura: escono dal branco solo nel momento della morte, per rispetto verso la vita).
3. È un malato di mente (per le prime 48 ore, poi torna normale).
4. È un nazista (questo il grande sogno dell’establishment, che bello se fossero tutti nazi, fino a ieri consuntivavano solo il caso norvegese, ora c’è Alì, allegria!).
5. Gli islamici dicono: “Allah è grande!”, ma non significa nulla, è solo un modo di dire (come “ciaone”?).
6. Je suis Parigi, Bruxelles, Nizza hanno stancato, essere troppe cose stanca. Di “Je suis qualcosa” ci siamo liberati per sempre.
7. Il momento più triste? La sceneggiata dei politici ai funerali, marsigliese, mano sul cuore, quattro bombe su Raqqa, e via, prima che arrivino i fischi.
8. Frase mito, da ripetere fino alla noi: “Vogliono che si cambi il nostro stile di vita, non lo faremo mai”. Una menzogna, in realtà quelli della classe media l’hanno già cambiato: no Sharm, sì Rimini. Solo i 10 milioni di poveri nostrani hanno mantenuto lo stesso stile di vita (bloccati nelle periferie), così come i ricchi veri, lo ripetono sulla scaletta del Falcon a mo’ di saluto, poi ordinano al pilota: Barbados).

D. Quindi tu hai rinunciato al tuo ruolo di analista indipendente?
R. Su questo tema, sì! Di quello che solo alcuni coraggiosi (curiosamente Bergoglio non è tra questi, Mattarella sì) chiamano “terrorismo islamico” (mi raccomando, pronunciatelo con tono alto per “terrorismo”, sussurro per “islamico”) preferisco tacere e passare per stupido, piuttosto che ripetere le banalità dei G7, della grande stampa occidentale, della tv, dei talk. Per prepararmi a rispondere, possibilmente in modo intelligente, ai colti che ripetono le loro formulette standard, ho elaborato alcuni motti definitivi, in quanto, nel loro surrealismo, non ammettono repliche.

D. Dimmene un paio, così li uso anch’io.
R. Assumi un aspetto irritato e dichiara, in modo perentorio: “Di questo mondo liquido mi sono stufato, voglio un mondo solido”. Li vedrai spiazzati, e tu ti defili con eleganza. Oppure, assumi un atteggiamento tra lo schifato e l’ironico, e dici, come diceva Marx (Groucho, of course): ”Dobbiamo stare uniti (copyright Hollande), nel frattempo diamoci del lei”. Quando si riavranno, tu sarai lontano. Così va il mondo, caro Riccardo.

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@editoreruggeri

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