Giornali (cartacei e non), settimanali, riviste, bollettini parrocchiali e aziendali, a fine anno tutti si lanciano nel proporre “L’uomo dell’anno”. I criteri sono i più disparati, in genere più il media è prestigioso più il criterio è ovvio: scegliere un uomo di potere, meglio se al potere. In Italia, tempi duri per i candidati: i “Tecnici” hanno stufato, gli “Intellò” portano male, e si stanno sgonfiando, i “Competenti”, gettatisi a corpo morto contro i giallo verdi, stanno diventando incompetenti come loro. Roberto Saviano si è defilato, teme di perdere la scorta (quel buzzurro di Matteo Salvini è capace di tutto), e per lui, senza scorta, le vendite si azzererebbero. Milano 1 e Roma 1 hanno pianto in Parlamento con Emma Bonino, ma le lacrime radical-ztl non bucano più lo schermo (i giallo verde sono individui aridi, e la maggioranza di chi li vota è peggio di loro, ormai sono arrivati al punto che si eccitano, non con il sangue, ma con le lacrime).
Mario Draghi fino al 2020 non è candidabile (conflitto di interessi) per cui la bella foto di “lancio candidatura” sul volo Ryanair (che sfiga, aveva solo posti in turistica) non era uno scoop ma una fake truth uscita troppo presto. Rimaneva George Soros (nessuno è più uomo dell’anno di lui) ma se ne sono impossessati quei birbanti del Financial Times. A proposito di Soros, spesso mi chiedo: ma sarà proprio quel diavolo, astutissimo e malvagio, che le destre europee descrivono, e sul quale Viktor Orban ci campa da anni? A me fa più l’impressione di un vecchio semplice, biascica alla Bbc improbabili discorsi para filosofici, il classico nonno pieno di quattrini al quale i nipoti fanno schifo. Speriamo che quelli delle élite, disperati, non ripieghino su Papa Bergoglio o su Sergio Mattarella. Non lo facciano, sono personaggi troppo perbene per prestarsi alle pochade.
Non per dire, ma allora meglio il mio Blog. Quest’anno premio la “Donna dell’anno”, gli uomini non li reputo più degni di considerazione, stanno precipitando nell’eunuchismo parolaio. Per gli uomini ho creato il premio “L’Omesso” (quelli prima esaltati poi, chissà perché, obliati). L’ho assegnato a Sergio Marchionne. Lui è stato un personaggio straordinario, il più grande deal maker che abbia conosciuto, un genio del business, dimenticato dopo appena 48 ore dalla morte. In tempi non sospetti, sostenevo che il valore di borsa del titolo Fca quotava un 25% in più con lui Ceo. Persino nella morte il Ceo capitalism mostra il suo volto miserabile.
Per la “donna dell’anno”, in splendida solitudine, ho scelto Jacline Mourand, 51 anni, bretone, madre di tre figli, 800 € al mese, un diesel di undici anni pagato allora 11.000 €. Erano gli anni in cui i “competenti” suggerivano di comprare i diesel per il loro minor costo di gestione e minori emissioni, poi si sono innamorati di Elon Musk, un birbante, ed è cambiato tutto. Hanno avuto un’idea bislacca: tassare il diesel dei contadini perché i bobos del XVI° possano scorrazzare sui Champs Élysées con la Tesla.
Con un video di 4 minuti 4 Jacline Mourand ha sistemato per sempre Emmanuel Macron, demolendo lui e la corte dei miracoli franco-europea che lo circondava. Chapeau!