Il mio amico Carlo Cottarelli ha fatto un’analisi impeccabile sui programmi di tutti i partiti partecipanti alle elezioni, solo in parte li ha valorizzati, immagino per la loro stravaganza, poi li ha elegantemente ridicolizzati, trovandoli contradditori: eclatante il caso dell’alleanza di centro destra che fa proposte sia filo che anti europee, e pure quello del Pd, contradditorio con se stesso, per non parlare di quello dei Cinquestelle, compatibile solo con un Pil cinese (parallelo geniale!).
Concordo su tutto, ho considerato una battuta il suo iniziale “verrebbe voglia di non andare a votare”, infatti conclude che lui a votare ci andrà.
In realtà, le élite al potere o i “buzzurri” all’opposizione (al di là dei congiuntivi e del taglio degli abiti, sono antropologicamente la stessa cosa), sanno perfettamente che poiché nessun partito potrà governare da solo, i programmi dei singoli partiti sono uno specchietto per le allodole di nessun valore. Pensiamo a quelli di noi (per esempio un membro della mia famiglia) che nel 2013 hanno votato il Pd (un partito, non una persona) con un programma socialdemocratico, e si sono trovati slide e leggi neoliberiste marchiate Matteo Renzi, neppure eletto in Parlamento. Un’oscenità politica. Intendiamoci tutto legittimo, stante la sovranità del Parlamento, ma l’elettore che ha votato Bersani e si è ritrovato Renzi, si è sentito gabbato. E non si farà più gabbare.
Ergo, anche noi cittadini comuni, intellettualmente indipendenti, ai programmi dei partiti non diamo alcuna importanza, perché oggettivamente non l’hanno. Abbiamo però capito che questa tornata elettorale è, prima che la scelta di un partito, un referendum fra due mondi. Il mondo del Ceo capitalism , della globalizzazione selvaggia, della gig economy e tutto l’armamentario neo liberista di Silicon Valley, ovvero il mondo di chi vuole estirpare la malapianta del monopolio delle tecnologie, quindi del mercato, l’uberizzazione dei trasporti, il controllo degli algoritmi per permettere a miliardari privati di manipolare le elezioni. Non sono certo parole mie, ma del professor di orientamento progressista Paul Mason (in questi giorni a Milano per un ciclo di conferenze). Fatta questa scelta di fondo, votiamo il partito che preferiamo, se del caso turandoci il naso.
Ma a votare andiamoci tutti, visto che con élite di tal fatta non è detto, se non le abbattiamo ora nelle urne, che lo si possa fare ancora a lungo.
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