La Silicon Valley trasforma il lavoro in “lavoretti”

Di 0 No tags Permalink 3

Ieri, ho raccontato il “magico” mondo di Silicon Valley, paventando un futuro (per certi aspetti è già presente) ove il modello capitalistico classico viene strumentalizzato per trasformare i capitalisti seri in sconci monopolisti, coinvolgendo il professor Giovanni Maddalena (insegna filosofia della comunicazione e del linguaggio). Questa la sua risposta:“Caro Riccardo, hai raccontato molto bene i meccanismi che sono alla base di questo modello. Forse, per illustrare la tua parola “sociopatico” è interessante notare che in una settimana di lezioni su impresa e comunicazione non ho mai sentito pronunciare, da costoro, le parole “persona”, “valore sociale di un’impresa”, “territorio”. L’idea di un imprenditore immerso in una tradizione e capace di migliorarla, espanderla, cambiarla, farla diventare valore per sé e per la gente con cui vive, è lontanissima dal modello proposto. Nei tempi (velocissimi per tutto, anche per una comunicazione ultra standardizzata) e nei modi (fintamente amicali e politicamente corretti) siamo quanto di più lontano dall’amore alla societas e ai soci. La libertà come adesione a un ideale di azienda e di società, il progresso come cammino verso quell’ideale, nel modello sono assenti. Dunque no, non siamo più per la libertà e il progresso. E tu spieghi bene che non siamo neanche in un libero mercato. Siamo condannati a questo? Di certo la gente normale, soprattutto negli Stati Uniti, patisce l’incongruenza tra la patina perbenista e di successo del quale sono permeati e la situazione reale. Non per nulla si palesa un Donald Trump. Questi è un fenomeno che si spiega solo con la rabbia e la delusione per questa menzogna seriale e generalizzata della cultura di Silicon Valley. Sembra il racconto dell’inizio della fine dell’impero romano. Allora, mentre il potere si trasformava in uno show sempre più cruento, gli intellettuali si destreggiavano tra scetticismo, intellettualismo stoico ed etica epicurea, prese piede il cristianesimo, allora molto popolare, perché capace di chiamare le cose per nome: bene il bene, male il male. Ratzinger diceva che ci vogliono “minoranze creative”, MacIntyre che “stiamo aspettando un San Benedetto molto diverso da quello precedente”. Di certo ci vogliono gruppi di persone, credenti e non credenti, che abbiano il coraggio di chiamare le cose per nome. La Winter School di politica di Rivarolo (Torino) è un tentativo di radunarne alcune. Se ho ben capito è anche l’intento de “La Verità”.

Il mondo di Silicon Valley punta a reinventare le nostre vite, avvalendosi di banali strumenti tecnologici, caricati di valenze culturali (Internet, iPhone, Facebook, etc.) estranee al nostro mondo, sconvolgendo le certezze che rendevano tollerabili le nostre esistenze personali. Vogliono modificare le gerarchie di valori atavici: il lavoro veniva prima del consumo, ora non più, e quelli culturalmente più deboli di noi, specie i giovani, cadono nella trappola. Attraverso i grimaldelli delle “app” di servizi idioti, si modifica quello che è il momento più alto della nostra dimensione umana: il lavoro. Come tutti gli aspetti turpi ha un nome inglese “gig economy” , in italiano l’economia dei lavoretti. Terminologia perfetta, il lavoro fattosi lavoretto. E’ un modello ridicolo, abbassa i salari, uccide il lavoro a tempo pieno, non garantisce pensioni, diritti sociali, costringe le aziende tradizionali a competere con altre che non rispettano le leggi. E’ un modello, che porta a scaricare i rischi sui cittadini, diffonde la povertà, non riconosce la dignità al lavoro, fino al degrado della concessione del reddito di cittadinanza, trasformando i lavoratori in zombie. Questa estate, in spiaggia, osservavo alcuni bambini, nessuno che giocasse a palla, a rincorrersi, nulla, tutti sotto l’ombrellone con l’iPhone, silenziosi. Me li immaginai fra 20 anni, grassi, per mancanza di moto, gobba da tastiera, silenzio da stress, nessuno con lo sguardo rivolto verso l’alto (prima metafora dell’omo sapiens), impossibile se fin dai cinque anni il loro sguardo si colloca al livello delle loro mani, usate solo per reggere l’iPhone. Si rifiuti questa modalità. Al lavoro! Al lavoro!

www.riccardoruggeri.eu

 

Comments are closed.