Noi élite europee siamo in un cul de sac: rinsaviamo

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Nato nel modello fascista imperante, dall’adolescenza sono vissuto, da liberale, cattolico e apòta, felice nel modello capitalistico. Fino a 40 anni ero nel 30% dei “poveri”, poi sono entrato nel 50% della “classe media”, infine, grazie alla meritocrazia insita nel modello, eccomi nel 20% dei “benestanti”. Era una sana competizione, i sociologi lo chiamavano ascensore sociale, perché dal piano terra si saliva al primo piano, poi alcuni, se lo meritavano, arrivavano all’attico.
Dopo la caduta del Muro cambiò tutto, la parola chiave fu “globalizzazione”, una curiosa utopia, mischiava concetti e parole alate con connotazioni pratiche bottegaie. Come studioso mi piacque l’idea di approfondire il modello, scoprii che altro non era che il gioco delle tre carte, parlato in inglese. Il capitalismo classico divenne un “capitalismo bastardo”, mi inventai il termine “ceo capitalism”, riferito a una ben precisa classe professionale.

La crisi del 2008 e le scelte fatte dall’Establishment trasformarono l’ascensore in un lento montacarichi, vi salivano alla rinfusa, persone, cose, animali. Oggi, quelli che un tempo erano arrivati faticosamente al primo piano, stanno tornando mestamente al piano terra (alcuni, vergognandosi dell’ascensore, usano le scale), quelli dell’attico l’ascensore non lo utilizzano più (è troppo plebeo), preferiscono arrivarci dall’alto, con l’elicottero. È cambiato il mondo, ma le élite, che hanno disegnato il modello bastardo senza capirne le ovvie implicazioni, pensano che quelli del piano terra non siano cittadini, ma ottusi consumatori.
Questo modello prevede la scomparsa del livello più moderno (la classe media), stiamo passando dal vecchio 20-50-30, al più elitario 10-90 (secondo Piketty, 1-99, questo mi pare eccessivo). Stante il disegno, inutile girarci intorno, o mantenete il 10-90, e allora date retta al saggio Mario Monti, dovete eliminare il voto popolare e la democrazia. Oppure abbandonate il modello bastardo e tornate al capitalismo classico, e buttate fuori i ceo, le felpe californiane e i loro reggicoda locali. Tertium non datur.

Non siete stati neppure capaci di gestire la sconfitta in UK. Siete andati a letto convinti di aver vinto 52 vs 48, che l’assassinio della Cox avrebbe giocato a vostro favore (non vi siete vergognati neppure del  cinismo di questa “assumption”), appena svegli vi siete presentati nei talk, barba lunga, rancorosi, cattivi, proponendo una orrenda interpretazione di democrazia: il referendum per correggere un referendum non venuto bene.
Allora che avete fatto? Non una doverosa, feroce autocritica, ma avete applicato il solito schema: trovare il capro espiatorio. Chi meglio dell’osceno abitante delle Midlands inglesi era il prototipo del Brexit? Come lo avete descritto? “Bianco, ignorante, vecchio, povero”. Bianco? Quando il pallido Iniesta entrerà in campo urlerete buuuu? Ma vi rendete conto della gravità di queste affermazioni?
Ho provato ribrezzo nel leggere i pezzi dei vostri giornaloni, direttoroni, editorialoni: razzismo distillato, rivolto contro i poveri, i vecchi, i bianchi! Il 60% dei giovani non ha votato sì, come dite voi: non è andato a votare. Mentre i vecchi ci sono andati in massa. E allora?
E il dopo Brexit chi lo gestisce? Juncker e Schulz, due che ci minacciano usando un linguaggio politicamente etilico.

Anch’io, pur vergognandomene, sono élite, questa volta voglio aiutarvi. Oltretutto, ho il profilo giusto: sono bianco (con poche macchie scure), sono vecchio, un tempo sono stato povero, fino ai 6 anni pure ignorante.
Se volete mantenere il potere, e non eliminare la democrazia, passate al “Consultellum”, certo ci saranno 7-8 partiti, ma i cittadini saranno finalmente rappresentati, in proporzione. Vi trovate un La Malfa e un Altissimo e, di riffa o di raffa, starete sempre al potere, usando più forni. Se invece vi incaponite sul maggioritario alla Acerbo, con doppio turno, al ballottaggio saranno tutti contro il vostro candidato, così come a ogni referendum voteranno no, a prescindere. È la democrazia, bellezza.

 

Prendiamone atto, noi élite abbiamo fallito, siamo diventati individui “fluttuanti e ondivaghi” (definizione rubata all’amico Stefano Lorenzetto), che passeggiano scalzi su una piattaforma gialla, senza una meta, seguendo un bulgaro che rispetto a Cristo ha addirittura una acca in più.

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