Comunque vada, ha già vinto il trumpismo

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Sulla Verità di ieri è uscito un Cameo, scritto a quattro mani con il professor Angelo Codevilla sulle elezioni americane. Questo, solo mio, trae qualche conclusione dalle tante cose che insieme abbiamo scritto in questi 18 mesi, a poche ore dall’apertura delle urne. Angelo, di fronte al dilemma votare per una corrotta (crooked) o votare per un buzzurro ha scelto il buzzurro. A me, cittadino del mondo, cui non è concesso votare (dell’America sono solo un innamorato), posso dire che queste elezioni mi hanno rasserenato. Al punto di augurarmi che vinca il peggio del peggio, sì proprio crooked Hillary. Un passo indietro. In Italia, abbiamo avuto Berlusconi e i berluscones, ora abbiamo Renzi e i renziani, i due leader sono stati nettamente migliori dei loro insopportabili supporter. In America non è stato così, Trump, malgrado l’apparenza, è più un guru, uno sciamano, che un leader politico. I trumpisti sono cittadini comuni, furibondi con l’establishment, Trump li ha solo sdoganati, grazie al suo linguaggio, ai suoi atteggiamenti. Saranno loro i vincitori di queste elezioni, comunque vada, perché loro per primi si sono ribellati all’establishment, loro hanno ricuperato la dignità di cittadini e di lavoratori, sono usciti, spero per sempre, dallo status di miserabili consumatori. Donald Trump, se sconfitto, continuerà a fare il puttaniere, forse monetizzerà questa avventura con qualche talk show milionario, però la Storia, seppur a sua insaputa, lui l’ha scritta. Verrà catalogata come la prima rivoluzione incruenta della storia, perché esclusivamente politica, malgrado il vincitore non sia andato al potere. Fior di accademici studieranno le strategie con le quali ha scardinato gli oliatissimi meccanismi delle lobby, delle banche, delle corporation, dell’establishment, proprio di quelli che agli occhi del popolo sono responsabili della Grande Crisi. E lo ha fatto usando lo stesso linguaggio della classe media impoverita e di quella povera sedata, che si è riconosciuta, fisicamente e linguisticamente, in lui. Ha rottamato i vertici del partito Repubblicano, e pure dei democratici. Le foto delle tre coppie reali, Clinton-Bush-Obama, sorridenti e abbracciati, hanno certificato il fallimento di un quarto di secolo di politica americana miserabile, si sono palesati per ciò che effettivamente sono stati, boss del Partito della Nazione, sintesi di un sistema moribondo. Il New York Times dell’ultimo mese ha ben raccontato il suicidio morale di una stampa di regime.

Dobbiamo a Trump l’aver federato nel “popular vote” soggetti in passato lontanissimi, il ricco e il povero (i quattrini li dividono, ma su Dio, Patria, Famiglia sono sulla stessa lunghezza d’onda), il vecchio e il giovane, destri e sinistri hanno lo stesso terrore verso il futuro, però sono uniti nel disprezzo verso un pugno di banchieri snob, di felpe californiane sopravvalutate, di intellettuali servi. Il trumpismo è riuscito a mixare il non mixabile, l’economia deviata e i valori profondi dell’America liberale, come solo era avvenuto durante le due guerre mondiali. Un medium culturale, un genio inconsapevole, dall’aspetto sgradevole, ecco cosa è stato The Donald. A noi, popoli europei ha lasciato un modello che potremo pantografare (spero che lo faremo presto). Le elezioni di martedì, ormai saranno una pura formalità. Se vince Hillary, la parte sana dell’America (gli elettori repubblicani di Trump, i giovani democratici di Bernie Sanders), intellettualmente federati, sanno cosa fare, opporsi con ferocia: nel Congresso, in Senato, nella politica economica, nella politica estera.

Una cosa è certa, The Hillary mai potrà essere il presidente di tutti gli americani, sarà per sempre crooked Hillary. Se dovesse vincere Trump, non è detto che diventi Presidente. Quella americana è un elezione di secondo livello, cioè il presidente viene eletto dai Grandi Elettori, in 26 Stati è tassativo votare quello prescelto dal popolo, in 24 Stati no. Diverse le opzioni. Comunque vada a finire una cosa è certa, Hillary Clinton, l’Establishment demo-rep, i grandi media, le Chiese catto-protestanti-ebraiche, le lobby, in modo diverso, hanno perso, il “trumpismo”, cioè il popolo americano, ha vinto. Sorry.

Riccardo Ruggeri

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