Nel mio lavoro di analisi a volte mi avvalgo del “paradosso della liberazione” di Jean Baudrillard. La prima volta l’applicai su di me. A beneficio dei lettori, tra parentesi un racconto che mi riguarda. (Vent’anni fa, Gianni Agnelli e Cesare Romiti mi licenziarono. Ero uno dei sei membri del Comitato Direttivo Fiat, il Politburo sabaudo. L’azienda che avevo fondato e che dirigevo (New Holland), era stato un grande successo, i profitti erano rilevanti, il futuro eccitante. Convenni che avevano fatto bene, io ero al massimo del successo, momento ideale per essere estromesso nell’interesse dell’azienda e mia. L’ironica motivazione “Eccesso di successo”, coniata da Umberto Agnelli la considerai una medaglia).
Come ne uscii? Con il “paradosso della liberazione” di Baudrillard: il “liberato” non è mai colui che si crede tale, cioè il bambino, lo schiavo, la donna, il migrante. E’ sempre l’altro che si sbarazza di lui, però in nome di principi alti (di libertà, di emancipazione, di identità). Errore, in realtà ero stato io, a mia insaputa, a “liberarmi di Fiat”. Questa scoperta mi frastornò ma mi piacque. Mi ridisegnai una nuova vita, “ricomprai il mio cartellino”, umanamente divenni migliore. Fin che campo sarò loro grato. E pure a Baudrillard).
Nell’analisi, ho deciso di applicare il paradosso di Baudrillard al nuovo Matteo Renzi, il “ferroviere”, che ha deciso di giocarsi l’anima pur di tornare a Palazzo Chigi. Confesso che mi spiace, mi è umanamente simpatico, vedere il suicidio per ansia di potere di un giovane politico è sempre triste. Non aveva capito che lui era solo un ambizioso politico di periferia, uno dei tanti, scelto dall’establishment allo scopo di portare voti pregiati di sinistra per fare politiche di destra, come fu, prima di lui, per Tony Blair, per Bill Clinton (che però divennero poi molto ricchi) e come sarà poi per Barack Obama (lui ricco lo diventerà presto).
Renzi non ha capito che l’establishment l’ha abbandonato, l’ha fatto la notte stessa del 4 dicembre. L’hanno capito tutti, per primi i fuorusciti dem (non sarebbero usciti), la minoranza ancora nel Pd si appresta a tradirlo per necessità. Solo lui, i quattro gatti del “giglio magico”, qualche media disperato, chiusi nei loro bunker mentali, ancora si agitano.
Per approfondire l’analisi getto sul tavolo un’altra idea del grande sociologo francese. Scrive: “Fra i motori della nostra vita pubblica vi è sempre stata una figura fissa, anche se si è evoluta nel tempo, secondo tre tipologie: il Cortigiano, nell’epoca delle élite aristocratiche, il Militante, nell’epoca delle élite rivoluzionarie, il Pentito, nell’epoca attuale delle élite finto democratiche. Sia chiaro, tre figure, ognuna non sostitutiva dell’altra, nessuna destinata a scomparire, ma a convivere.”
Baudrillard ci tranquillizza. Dice (è un genio!): “Siamo attrezzati per essere in contemporanea anche due di queste categorie, per esempio cortigiano e pentito, oppure militante e pentito, ovvero militante e cortigiano”. Secondo lui quest’ultima è l’accoppiata peggiore. Mi pare quella oggi più in voga nel Pd.
Questo processo conoscitivo l’ho iniziato il 5 dicembre, molti riposizionamenti sono già avvenuti, ma prima del voto assisteremo a nuove migrazioni di Cortigiani verso Pentiti, è probabile che i Militanti si radicalizzino, oppure diventino Cortigiani o Pentiti, ovvero si squaglino. Inizierà il grande festival delle menzogne, usciranno raffinatissime analisi socio giornalistiche che razionalizzeranno la fuffa, bidoni di cipria verranno sparsi, come successe prima del 25 aprile 1945 quando i “fascisti” andarono nelle Langhe e, oplà, divennero “resistenti”, gli atei democristiani baciapile, e così via. Lo stesso anche se in misura minore avverrà nel centro destra e nei cinquestelle. Ci sarà un grande rimescolamento delle carte e come ovvio delle scartine, alcuni diventeranno assi.
Disinteressato all’esito finale dello scontro, mi sono divertito a osservare il riposizionamento rispetto a Renzi, sia della fauna dominante (politici, supermanager, intellettuali, personaggi dei media, etc.), sia dei “palafrenieri”, sia di quelli (provo per loro molta tenerezza) della classe media residuale, quelli che confondono vita con stile di vita, senza sapere che diventeranno presto zombie.
Per il mio archivio personale ho elaborato una mappa delle tre tipologie, Cortigiano-Militante-Pentito e relative accoppiate, mettendovi accanto nomi e cognomi. Ovvio, non posso pubblicarlo ma vi assicuro, c’è da scompisciarsi dalle risa. Tranquilli, il riso nessuno può sottrarcelo, specie se solitario.
Riccardo Ruggeri