Londra se ne va, alla faccia dei gufi europei

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Ieri un signore british, con panciotto d’ordinanza, accompagnato da un ufficiale di polizia londinese, ha consegnato al presidente del Consiglio d’Europa, Donald Tusk, la lettera del governo inglese che dà il via alla procedura d’uscita dall’Europa del Regno Unito. Un atto dovuto. Nove mesi fa il popolo aveva così deciso, i conservatori di Theresa May hanno eseguito alla lettera. Un liberale e democratico come me non si è mai posto l’eventualità di un possibile rifiuto, e neppure il problema di escogitare trucchi per disattendere il volere popolare, come hanno fatto la quasi totalità dei membri delle nostre élite e molte delle penne più prestigiose, secondo un principio bislacco: i più colti e i più ricchi sono più intelligenti e più perbene del popolo bue.
Tra 24 mesi capiremo se la volontĂ  popolare sarĂ  stata rispettata, quali saranno i costi-benefici effettivi per gli inglesi e per il resto dei paesi europei. Mi guardo bene dal fare previsioni, ho ancora presenti quelle del periodo Napolitano-Monti (due simpatici personaggi, politicamente riconducibili alle operette di fine Ottocento), quando intellò, economisti, professori dominavano la scena e minacciavano i cittadini che chiedevano (per me, sbagliando) di uscire dall’euro. Ricordo un numero, 30%, se fossimo usciti allora dall’euro, quella era la tassa da pagare, la nostra ricchezza privata si sarebbe ridotta appunto di un 30% in una notte. La figura (orrenda) di Giuliano Amato ci terrorizzò, la minaccia ebbe effetto, tacemmo, con la coda fra le gambe. La stessa cifra, dicono ora, sarĂ  la tassa che costerĂ  agli inglesi aver voluto la Brexit (e sorridono compiaciuti).

Vera? Falsa? Temo che gli inglesi non lo sapranno mai, così com’è stato per noi. In ogni caso non ci hanno mai detto quanto ci è costato rimanerci. Io non sono un economista, peggio un intellettuale, però so che dieci anni fa, da quando mi sono trasferito dall’Inghilterra alla Svizzera, l’euro ha perso, rispetto al franco svizzero, il 50% del suo valore. Qua in Svizzera c’è un tasso di disoccupazione del 3,5%, un debito pubblico del 34,4 % sul Pil, hanno preso piĂą immigrati di tutti i paesi europei, hanno un sistema elettorale proporzionale puro, ogni anno fanno decine di referendum (senza quorum). Ultimamente il popolo boccia molte leggi del Governo e del Parlamento, non giudicandole all’altezza del momento storico, a dimostrazione della superioritĂ  del popolo rispetto alle Ă©lite.

Che ci sia qualcosa nel manico?

Riccardo Ruggeri

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