Da cattolico (non adulto) ho una certa disponibilità ad andare a messa, da piccolo ho fatto pure il chierichetto, non mi piaceva, non sopportavo la puzza dell’incenso, ma mia mamma (anarchica carrarina) ci teneva tanto. Mi piacciono le messe importanti, quelle di cui parla Camillo Langone, ne ricordo una in Vaticano, per la berretta cardinalizia assegnata a un arcivescovo amico. Un’altra, indimenticabile, nella Cattedrale di Chicago, quando ebbi la laurea honoris causa in “laws” (sottolineo il plurale) dalla Loyola University, con alla fine il canto dell’inno americano da parte di una cantante nera simil Ella Fitzgerald: da brivido. Adesso, stante la modestia di quest’epoca, ove l’economia si è fatta religione, mi devo accontentare di stare sul divano a vedere officiare certo Mario Draghi da Francoforte. La chiesa è spoglia, è tipicamente luterana.
Apro una parentesi su Draghi. Come analista (ed ex Ceo) mi auguro che, a fine mandato, si dimetta, avendo completamente toppato, lui e l’intero board della BCE. L’obiettivo, l’unico che avevano, era di un 2% di inflazione, ha ammesso, disperato (chapeau!), anche per quest’anno, lo 0,2%, il 90% in meno del target! Come uomo e leader invece a me Mario Draghi piace, anzi lo trovo il meglio di questa infornata di dilettanti allo sbaraglio (G7, FMI, BCE, ONU, etc.). Non conoscendolo di persona, lo giudico solo dal linguaggio del corpo, l’unico aspetto che anche quelli di noi, più spregiudicati, non possono manipolare. Guardate Hollande, Merkel, Renzi, Obama, il loro linguaggio del corpo li inchioda alla realtà, sono loro. E guardate Putin, è lui. Draghi, anche ieri, in conferenza stampa, è stato perfetto, perché nature. Non per ciò che diceva, sia nella relazione prima e nelle risposte poi, ma per come “parlava”, attraverso il suo corpo.
Le élite del giornalismo economico europeo, che partecipano a questo tipo di conferenze, hanno, curiosamente, un’età indefinita, potrebbero avere 28 come 45 anni, ma ne dimostrano sempre 34 (lo confesso a volte, i loro volti rigorosamente Erasmus, mi sembrano rifatti), metà maschi, metà femmine. Hanno tutti lo stesso tono di voce, non conoscendo nulla del mondo vero, le loro domande sono solo tecniche, quelle che si fanno all’università al preside-professore per dimostrare che si è studiato. Con lo stesso tono, Draghi risponde, con infinita pazienza. Dal linguaggio del corpo si capisce che è una persona intelligente e perbene, risponde sempre, quando la domanda è idiota (quasi tutte) tiene gli occhi bassi, si vergogna (lui per l’altro). In questi momenti lo trovo mitico, l’abbraccerei.
Sono curioso di cosa scriveranno domani le penne più brillanti dell’economia italica: ha detto che di qui al 2018 il Pil non crescerà, per tutti gli altri parametri continuerà lo schema che io definisco “zero versus zero virgola”, letterariamente possiamo dire, con Erich Maria Remarque, “All’Ovest niente di nuovo”. Potremmo andare tutti in vacanza o in convento, leadership comprese, e darci appuntamento al 2019 e non succederebbe nulla.
Sono un vecchio signore, sarei impresentabile in quel parterre così giovane, eppure avrei ancora la giusta energia, che sfocia quasi nell’arroganza, per andare a Francoforte e chiedergli: “Presidente Draghi, stante il mondo che lei e gli altri suoi compari state disegnando, quelli della mia famiglia, siamo genitori o nonni, preoccupati per i nostri quattro bambini, come dobbiamo prepararli alla vita adulta? Dovremmo enfatizzare l’aspetto della resistenza o della resilienza?
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