Nove motivi che m’inducono all’ottimismo per il 2017 (persino in campo economico)

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Per quel che vale (nulla), vedo con un certo ottimismo il 2017, anche grazie ad alcuni fatti avvenuti nel 2016. Vado per punti

  1. La Brexit ha avuto il pregio di dare due sberle a questo inetto establishment europeo: segnale debole che il mondo era cambiato (colto da pochi).
  2. La vittoria di Donald Trump ha spazzato via il losco disegno delle tre famiglie reali dem-rep: dopo l’imbarazzante Hillary, la Casa Bianca (ridotta a una location gestita da Airbnb) sarebbe toccata all’altrettanto imbarazzante Michelle (sbava tuttora per ritornarci), quindi a un giovane Bush. Definendoli New Borboni ho offeso i Borboni delle due Sicilie: chiedo scusa.
  3. Il No secco degli italiani a un Matteo Renzi che per 34 mesi era entrato nelle loro case dall’alba a notte fonda, costringendoli a subire leggi, pompose nei titoli, vuote nella sostanza. Un suggerimento: salti un giro, il grande politico fa petting, non ejaculatio praecox.
  4. Sia benedetta la scomparsa politica (questa sì, per sempre) di Barack Obama, che chiude in bruttezza otto anni di elegante inettitudine. Talmente ridicolo che si dimentica di avere, per anni, impunemente intercettato la Cancelliera Merkel, e si irrita se hacker russi intercettano la sua compare Hillary Clinton. Espelle 35 diplomatici russi, Putin lo ridicolizza non esercitando le ovvie ritorsioni, con un: “non le merita”. I due Obama hanno diritto all’oblio.
  5. Assente per ferie Staffan de Mistura (e Usa-Francia-Uk), in Siria è subito scoppiata una “pre-pace”, sottoscritta da quelli che si opponevano sul serio a Isis e al Qaeda: Putin, Erdogan, Assad e i ribelli filo occidentali (sic!). Qualsiasi accordo che faccia cessare la guerra siriana è il benvenuto: conta il risultato, non la moralità personale dei contraenti. Sarà il primo passo per bloccare il flusso di profughi. A noi europei toccherà collaborare alla ricostruzione del Paese, per ripagarli delle oscenità politico-militari colà perpetrate. I migranti potranno finalmente essere chiamati con il loro nome: immigrati economici alla ricerca di un lavoro in Europa. Toccherà ai singoli Stati europei fare la politica di accoglienza che riterranno opportuna, senza nascondersi dietro i rifugiati.
  6. Che Angela Merkel vinca o perda le elezioni, il periodo d’oro della Germania pare passato (il segnale debole? Il caso Volkswagen; un dubbio, i tedeschi se ne saranno accorti che la pacchia sta finendo?). Quelli nostrani che vogliono uscire dall’euro stiano calmi: per noi non è tecnicamente possibile. Tranquilli, quando i tedeschi non avranno più interesse (presto) saranno loro a uscire, e ogni paese farà ciò che vorrà.
  7. Con Matteo Renzi lontano dalle tv e dalle piazze, avremo una vita meno faticosa, meno urlata (ripetere ogni giorno: “bravo, bravo, bis!” ci era diventato insopportabile). I Presidenti Mattarella e Gentiloni (amo i loro intelligenti silenzi) aiuteranno i politici a disintossicarsi dei loro eccessi ideologici, tattici, comunicazionali. E noi cittadini potremo tornare a una sana dialettica reciproca, senza trasformarci in hooligan, peggio odiarci, oltre tutto su argomenti idioti come l’algoritmo della “Buona scuola”, le ridicolaggini del “Jobs act”, le insopportabili statistiche mensili (oltre tutto manipolate) di Inps, Istat, etc.
  8. Anche l’economia, almeno sul breve, migliorerà, grazie al combinato disposto (sic!) politica di investimenti e abbassamento delle tasse in America, cessazione delle nostre regalie elettorali a pioggia (tutte a debito) degli ultimi tre anni.
  9. Dovrà aprirsi un dibattito (serio) non solo su quello che le élite chiamano “post verità” (l’hanno scoperta ora, pur avendola praticata per secoli), ma anche su quello che io chiamo “post silenzio” (far tacere i loro media sulle notizie non gradite, seppur assolutamente vere, tipo quelle di Wikileaks su Hillary Clinton), con un punto oscuro: chi decide se una notizia è vera o falsa? Notizie assolutamente false, spacciate per vere (su Iraq, Libia, Siria, riscaldamento terrestre, etc.), pur sapendo della loro falsità, è stato il giochino nel quale si sono esercitati i G7 del mondo. Ci mettemmo anni per scoprirlo: Bush, Cameron, Sarkozy, Obama, mai pagarono le conseguenze delle loro post verità presidenziali. Altro che Nobel, Corte dell’Aia ci voleva.

Riccardo Ruggeri

 

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