Joshua Brown era un ex Navy Seals (i corpi speciali americani che hanno fulminato in casa sua Osama Bin Laden), è morto il 7 maggio scorso, in un incidente d’auto sulla superstrada di Willinstone (Florida). Una non notizia, se non fosse che Brown stava provando una Tesla S col pilota automatico, per conto del mitico Ed Musk, l’imprenditore visionario che, con i quattrini di Obama, investe sulle auto del futuro. Musk, con la trasparenza tipica delle felpe californiane, ha dato notizia della morte alla stampa due mesi dopo, solo quando i suoi lobbisti lo hanno informato che un ente federale aveva aperto un’inchiesta (sic!). Gli uffici stampa della Tesla hanno inondato di veline le redazioni dei media: “È il primo incidente mortale dopo 200 milioni di km, mentre la media di quelle a guida umana è di appena 150 milioni”.
Divertente, se non fosse tragica, la descrizione dell’incidente. La Tesla S andava a velocità sostenuta, i computer non bevono, non si drogano, non si assopiscono, non bisticciano con la moglie (preparatevi in futuro a sentire queste banalità trasformate in marketing), però“non aveva visto il gigantesco camion che lo precedeva, così si è infilata sotto: Brown è morto sul colpo, schiacciato. Perché il computer è stato cieco? Perché il camion era molto alto (sic!), era bianco (sic!), i raggi di luce lo colpivano in modo strano (sic!) e il computer lo ha confuso col cielo (sic!)”. Questa la brillante spiegazione delle felpe californiane. Alzando il sopraccilio addolorato, i pr sussurrano che Brown purtroppo non è intervenuto in manuale, stava guardando un film di Harry Potter. Era ovvio, lui era passeggero, garantiva il pilota automatico. Da come stanno gestendo la comunicazione mi sa che alla fine la colpa verrà data al morto, in Borsa il titolo ha perso il 3%. Questo per Musk è l’unico aspetto inaccettabile della vicenda.
Comunque il tema dell’auto a guida autonoma è ben altro, ci ho già scritto tempo fa un Cameo. Fra cinque anni, quando si tratterà di omologare queste auto, sono curioso di vedere chi, paragonandosi a Dio, si prenderà la responsabilità di sostituire l’Uomo al Fato. Stabilire chi deve morire: il passeggero proprietario o il pedone deambulante?
Immaginiamo un’auto senza guidatore con passeggero proprietario a bordo, ipotizziamo che si trovi d’improvviso davanti quattro pedoni, può travolgerli, uccidendoli, ovvero evitarli, salvandoli, ma far schiantare l’auto contro un muro, uccidendo il passeggero. Per l’algoritmo una soluzione vale l’altra, dipende da chi l’ha programmato. Si possono mettere altre variabili socio-economiche, per esempio, siamo vicini a un campo rom, i quattro pedoni presumibilmente sono rom, del passeggero dell’auto il computer sa tutto (immaginiamo che sia Musk), infinite poi le opzioni intermedie, con varianti di diverso peso economico, assicurativo, sanitario, giudiziario, eccetera.
Fino a quando non si risolverà questo dilemma, e il dilemma per me non è eticamente risolvibile, non credo a questa tipologia di auto.Science ci dice che tutti gli studi convergono sul fatto che l’acquirente dell’auto è disposto a comprarla solo se la priorità assoluta di vita viene data a lui. Umanamente giusto, eticamente inaccettabile, ma nel ceo capitalism mi pare ovvio che il sacrificato debba essere il pedone: il “consumatore-acquirente” (non il “cittadino”) deve sempre stare al centro dell’universo, essendo colui che mantiene lorsignori.
Che cosa s’inventeranno? Quello che si sono inventati su Brexit: i colpevoli del voto contrario sono i “vecchi, poveri, ignoranti, bianchi”, aggiungiamo “pedoni” e così completiamo il profilo dei subumani.
Comunque, deve essere chiaro, quando verrà presa questa decisione, e verrà presa perché il business lo impone, che, se il problema etico Uomo-Fato non venisse risolto in modo limpido, significherebbe che saremmo entrati nel nazismo 4.0.