Conte, Tavecchio, la loro Italia:
l’Italia che amo

Nonna Maria Caterina aveva passato la giovinezza all’aperto, nei campi della Langa, così il nonno, nei campi di Mochignano, in Lunigiana. Dopo il matrimonio vissero sempre al chiuso, lui in officina, lei in una portineria di 15 metri quadrati (quando l’accompagnai al cimitero riflettevo fra me e me, ero certo che si sarebbe trovata bene, nello stretto lei c’era sempre vissuta). Forse per questo la nonna era di poche parole, mai sorrideva, salvo con me. Mi diceva: “Io vedo passare tante persone, le osservo, le valuto, è il mestiere della portinaia, osservare e tacere”. Un giorno mi disse: “Finalmente ho capito, gli uomini migliori hanno il culo alto, le donne più straordinarie il culo basso”.
Sintesi di questo livello le fanno solo i poveri. Ai ricchi, agli intellettuali, ai Nobel, persino ai peggiori di tutti, agli “illuminati”, per arrivare a concepire e interiorizzare questa locuzione non basterebbe una vita. Crescendo ho cercato di verificare questa teoria toro-langarola, devo riconoscere con parziali soddisfazioni, il mondo è più complesso di come lo faceva nonna Maria Caterina, ma l’intuizione antropologica era giusta. Su quella intuizione ho lavorato.
Per esempio, nel calcio ho trovato che la locuzione della nonna si sposava perfettamente alle mie teorie calcistiche, derivate da quelle del mio mito, Gianni Brera. Rispetto ad allora, con il passare degli anni, la mia teoria si è fatta più rotonda, ho aggiunto, al calcio, la cucina povera (Brera c’era già arrivato) e il sesso povero (qui sono un avanguardista, chissà se la mia timidezza profonda mi permetterà un giorno di parlarne in pubblico).
Nel calcio, sport povero per eccellenza, l’accoppiata culo alto-culo basso è perfetta, credetemi sulla parola, purtroppo non lo so spiegare tecnicamente, solo per eccesso di idee e di emozioni. Comunque chi è stato il calciatore più grande di tutti i tempi? Il culo basso di Diego Maradona (era solo testa, piedi, culo), gli permetteva un’aderenza al terreno paragonabile solo ai bolidi di F1.
L’Italia di Conte è un gioiello, lui ha dato al mix culo alto-culo basso una dimensione calcisticamente strategica. Per difenderci contro i biondi giganti nordici ci vogliono culi alti: Buffon e i tre “bastardi” (copyright dei belgi battuti) Barzagli, Bonucci, Chiellini sono indispensabili, se poi ci aggiungi un mezzo culo (De Rossi o Parolo) diventi impenetrabile.
Per attaccare in velocità ci vogliono i culi bassi: Giaccherini, Florenzi, Eder. Pellè no, lui non è un calciatore, è uno di noi, messo lì per fare l’undicesimo, ha funzioni di paracarro mobile, si sbatte per tutta la partita. Immaginate come debba essere difficile vivere con una “l” di troppo, qualsiasi cosa faccia, fa fin troppo (grazie Pellè). Chi avrebbe avuto il coraggio, prima di battere il rigore, di fare il gesto del “cucchiaio” a uno come Neuer (dall’aspetto più riconducibile a un ufficiale nazista che a un portiere), e poi, per umiliare lui, la Merkel, la Germania, non fare il “cucchiaio” ma buttare la palla fuori? Una genialata che i bottegai tedeschi non hanno capito, e neppure le élite italiane.
E due culi bassi sono Conte e Tavecchio, due persone straordinarie. Ricordo le volgarità che scrissero su Tavecchio gli “illuminati” e i loro giornali servi. Avendo per costoro un disprezzo totale ma ragionato, volli approfondire, facendo uno studio sull’uomo e sul dirigente, con la mia metodologia che privilegia i contenuti all’immagine. Ne uscì il ritratto di un impresentabile se paragonato ai Montezemolo, ai Malagò, quindi, dovendo invertire il criterio, come dev’essere per svolgere ruoli operativi in modo serio e non di fuffa, venne fuori un uomo vero, lui, il “ragionier” Tavecchio. Così ne scrissi in un Cameo, prendendomi gli insulti dei benpensanti, oggi diventati una medaglia. Tavecchio ha scelto Conte. Ora ha scelto Ventura. Chapeau!
Conte, Tavecchio, la squadra, sono usciti dal torneo, ma tutti gli italiani (perbene) sono dalla loro parte, sono orgogliosi. Ciò mi rende fiducioso, ovviamente sul calcio, ma anche, e soprattutto, sull’Italia, che nel calcio si identifica. Si punti sui ragionieri, sugli sfigati, sui paracarri, sui culi bassi, non ce ne pentiremo.

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