Quelli che hanno creato i nodi adesso vivono nel terrore del pettine

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Ho trascorso un ferragosto casalingo, l’amico Goffredo Pistelli mi ha intervistato per il dorso fiorentino del Corriere della Sera come toscano di successo (urca!). In effetti per tre quarti il sangue è lunigianese-garfagnino, due marche di confine del Granducato, l’ultimo quarto è langarolo (marchesato di Saluzzo, altra marca di confine). In tutte le nostre abitazioni catapecchie di allora immagino si dovesse respirare aria di anarchia e di rivolta se bisnonni, nonni, zii, genitori furono sempre “contro” tutti: contro i vescovi, contro i fascisti, contro i comunisti, contro gli azionisti (torinesi). Per me è stato più facile: mi limito a essere contro le Big Five (felpe californiane): rappresentano al meglio il peggio di quelli.

La sosta di ferragosto mi ha permesso di osservare l’evoluzione di una serie di problemi che via via si stanno trasformando in nodi, e corrono verso il pettine. L’aspetto più divertente dei nodi sono proprio i comportamenti scomposti di quelli che li hanno creati, ora terrorizzati di finire fra i denti del pettine. Il clima sociale continua a modificarsi, le certezze acquisite parlandosi addosso stanno crollando, il mondo immaginato sta diventando tutt’altro, il pericolo di un disastro culturale, pardon multiculturale, sta configurandosi. Vediamone tre, che per noi élite si stanno trasformando in altrettante batoste.

  1. Il caso migranti è il più incredibile. Colleghi autorevoli ci avevano spiegato l’avvio della più grande migrazione di tutti i tempi, i numeri ballavano a seconda del thinktank di super accademici (1-10-100 milioni di migranti en marche!), ma un punto era fermo: sarebbe stato impossibile fermarla. Ora scopriamo che era una fake news istituzionale. Appena Angela Merkel, di fronte al dilemma “statista ma trombata alle urne o Cancelliera per la quarta volta” ha scelto la seconda, dando qualche miliardo al Califfo Recep Erdogan, l’invasione dal confine turco si è subito bloccata, i malcapitati sono finiti in campi di concentramento dimenticati persino dalle Ong, il canale balcanico sembra  il fiume Okavango.Era rimasto aperto il solo corridoio marino Libia-Italia, chiusi i confini intraeuropei, l’Italia pareva destinata a diventare il punto di raccolta dell’intera Africa migrante. Un ex comunista, Marco Minniti, un ex democristiano Sergio Mattarella, scrivono un banale regolamento di comportamento delle Ong imponendo un funzionario di polizia giudiziaria a bordo, non per sparare ma per controllare. Danno un aiuto per riparare le navi della guardia costiera libica, forse ammiccano a comportarsi come Merkel con Erdogan, e di colpo le motovedette libiche riprendono a fare banali pattugliamenti: il flusso epocale si spegne.

    Tutte le élite nostrane, politiche e vaticane, con incredibile faccia tosta si riposizionano e il cerino rimane a quattro gatti, gli unici coerenti: Roberto Saviano, Laura Boldrini, Marco Tarquinio, Monsignor Galantino.

  2. Due batoste anche in economia. Ci aggrappavamo a Emmanuel Macron, dicevamo: finalmente un liberista puro e duro. Invece che fa? Nazionalizza (sic!) i Cantieri Stx per gabbarci. Prima del voto poi appariva un Presidente amato dalle folle, in realtà dopo cento giorni è meno popolare di due vecchi arnesi della politica politicante (HollandeSarkozy). Ergo, è ridotto a passare le ferie nella villa del prefetto di Marsiglia e andare in spiaggia con la maglia dell’Olympique per raccattare qualche selfie: bonapartista da rotocalco.
    Ci resta Merkel, ma senza la protezione di Barack Obama, sembra un pulcino bagnato. E’ sotto un doppio ricatto: di Erdogan sugli immigrati e di Xi Jinping in economia. La Germania è un curioso paese: dipende dal fatturato estero, con un imbarazzante break-even (punto di pareggio), unico aspetto che interessa ai tedeschi: se il fatturato si abbassa bisogna tagliare i costi.
  3. Idem per la politica italiana: ormai tutto ruota intorno ad Angelino Alfano (sic!). Si prenda atto che dai mille giorni di Matteo Renzi, lo scenario politico è cambiato, il giochino “fare politiche di destra con i voti della sinistra” non è riuscito. Quindi, sempre tre poli, ma tutti da riconfigurare: a) La Sinistra deve aggiungere all’attuale arcipelago i non renziani del Pd e i transfughi sinistri dei 5s; b) I “governativi” (Renzi, Alfano, Berlusconi) dovranno trovare voti propri se non vogliono essere spazzati via; c) Una Destra con pentastellati, leghisti, fratelli d’Italia dovrà ritrovarsi o perdersi.

 

Che dire? Buone ferie.

Riccardo Ruggeri

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