Il 1° maggio 2019 provai una suggestione molto forte. Il menu proposto dalla Triplice sindacale per la giornata dedicata al Lavoro (quello con la L maiuscola) era basato, come al solito, sul format delle 3 C: corteo, comizio, concerto. Quando sono saliti sul palco di piazza Maggiore a Bologna i tre segretari generali di Cgil, Cisl, Uil, Maurizio Landini Anna Maria Furlan Gaetano Barbagallo li ho guardati con simpatia, è come se fossero invecchiati con me. Ho provato un senso profondo di déjà vu, tutto era, pardon appariva, fané: il palco, le bandiere, le musiche, gli applausi, gli slogan. D’impeto, come ormai mi succede spesso (non vorrei essere stato colpito dalla sindrome di Donald Trump) ho scritto un tweet: “Come sono invecchiati i tre big della Triplice! C’è bisogno di sindacalisti di nuovo conio. Perché no un rider?” La Fiom, quella che conoscevo meglio, uno spicchio di sindacalismo non di plastica lo ha ancora, mentre Cgil, Cisl, Uil appaiono un ritrovo di pensionati, ormai parlano da pensionandi a pensionati. Per rivitalizzarsi avrebbero bisogno di unirsi e avere a capo un giovane rider, un Giuseppe Di Vittorio in bicicletta, seppur senza una faccia contadina e il fisico da bracciante (infatti lui non veniva dall’aristocrazia operaia ma dal latifondo).
Ho ascoltato l’inizio dei loro discorsi, poi ho messo mute: quello che avrebbero detto mi era noto, mi ricordavano le partecipazioni televisive degli ex premier, degli economisti di regime, di chi scrive articoli di fondo o di spalla sui quotidiani importanti. Dopo poche frasi sai già dove vanno a parare, ognuno ha il suo orticello comunicativo, con tanto di format e parole di plastica: i migranti, i fascisti, Putin, il Papa, l’Europa, il Pil, il debito, la magistratura, il fisco, l’euro, le mafie, e se lo coltiva. Il presupposto è fisso: loro hanno sempre ragione, gli altri sono dei poveracci da educare. A me, molto più banalmente, interessava capire se il linguaggio del loro corpo era cambiato, se ci fosse stato qualche mutamento che facesse ipotizzare qualche loro tendenza a uscire dallo status di maggiordomi, forse a modificare i loro comportamenti organizzativi futuri.
Nulla di tutto questo, mi sono parsi perfettamente allineati all’obsolescenza culturale, quindi operativa, delle élite di primo livello che governano il Paese da un quarto di secolo, indipendentemente da chi, al momento, lo gestisce. Allora mi sono chiesto, perché non fare un Forum “aperto” su un tema che diventerà sempre più strategico? Quello prioritario per eccellenza, quello delle Élite future? Comunque la pensiate, nel momento in cui, in democrazia, i cittadini eleggono un cittadino qualsiasi, lui cessa di essere come noi, e diventa élite. E noi vecchi sappiamo che senza élite non si va da nessuna parte. Prima dobbiamo però risolvere quello delle élite attuali, paurosamente invecchiate (a volte giovani di età anagrafica), che bisognerebbe prepensionare in fretta.
“Obsolescenza delle élite. Che fare?” poteva essere un buon titolo per il Forum. Studiamole queste élite che paiono a fine corsa, osserviamole attentamente nei loro vari travestimenti. Cerchiamo di capire se dopo i vari restauri, andati e non andati a buon fine, accettino, come sarebbe giusto (hanno fallito, su questo non ci piove), di prendere atto che sono obsolete.
Vorrei che ai giovani, specie quelli più indifesi della generazione Z, quindi ai Millenial, ma anche, se lo vogliono, ai loro padri e nonni, arrivasse un’informazione “pulita”, esente cioè dalle fake news istituzionali (fin dai tempi dei Sumeri, per esempio, il racconto della politica estera è fake news per definizione) o peggio ancora, perché più subdole, le fake truth in purezza oggi dominanti. Entrambe, in un paese liberale, non dovrebbero essere ammesse. Così come le parole di plastica usate dalle élite per comunicare.
Bello sarebbe un Forum aperto su questo tema, usando un linguaggio acconcio, un primo tentativo dovrà pur esserci. Voglio essere cavia. Scriverò su uno spicchio del problema, quello in cui mi sento, appunto, meno incompetente. Scriverò su: “Obsolescenza delle élite sindacali”, altri amici sulle “élite giornalistiche”, sulle “élite vescovili”, sulle “risorse umane”, e perché no sulle “élite della magistratura”, “degli economisti? E ci sarà pure “obsolescenza del discorso”. Il tutto con lo stile Zafferano, leggero e ironico, che rifiuta l’atmosfera di “odio plastificato” che da tempo ci avvolge.
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