Le fake news ci fanno conoscere il futuro

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Allo scoppio della Grande Crisi (2008), ebbi un’intuizione, non particolarmente geniale perché vecchia come il cucco, questa: fake news (allora si diceva bufale) in genere sono solo quelle istituzionali.

Ora, un altro dei nodi della Grande Crisi sta venendo al pettine: quello della comunicazione. Un libro appena uscito ci apre orizzonti nuovi: Chi ha paura della post-verità? (Hoepli) di Guido Gili e Giovanni Maddalena, comunicazionisti all’Università del Molise. Analizzare l’idea che ci sia una realtà oggettiva di riferimento e che su tale realtà si possa dire o meno la verità. Ciò ci ha permesso di digerire tutte le mode intellettuali che dal ’68 passano come conquiste sociali; in realtà, furono banali conquiste economiche di pochi a sfavore di molti. Tolta la realtà oggettiva di riferimento, spacciata come autoritaria e retrograda ogni verità, pare ovvio accettare che non si possa mai dire di qualsiasi cosa che sia giusto o sbagliato, bello o brutto, buono o cattivo. Anything goes era il motto post-moderno di questa rivoluzione ben pilotata, che Gili e Maddalena ricostruiscono nella filosofia e nella sociologia. Provo a declinarlo a modo mio riferendolo all’attuale modello: fare un sacco di soldi, impunemente, mentre si impoverisce la classe media e si seda quella povera. Ovvero, spacciare come vita, lo stile di vita. Insomma tutto ciò che sta alla base del Ceo capitalism che mette al centro il consumatore, anziché l’uomo. Nel momento in cui accetti questo hai perso dignità e libertà umana, diventi o un servo dell’establishment o uno zombie.

Per nostra fortuna, d’improvviso, si sono palesati gli “impresentabili”. Brutti, ignoranti, buzzurri hanno sfruttato la rivoluzione digitale per applicare le stesse tecniche delle élite alla loro comunicazione. Per loro “Rete e Voto” sono le armi finali per sopravvivere da umani.

Il libro è pieno di storie del giornalismo, ove si evince che le fake sono sempre esistite. Geniale Bernays (1929): si inventò la “sfilata progressista”: donne belle, accattivanti e fumatrici. Mentre i giornali gli strapagavano le foto spacciate come aiuto all’emancipazione femminile, la casa produttrice delle sigarette gli versava quattrini sottobanco. Questa e mille altre tecniche di cui leggerete sono sempre state usate, sopra tutto da quando la comunicazione è diventata di massa. I buzzurri si sono adeguati alle élite. In fondo i leader al potere campano con storytelling pieni di balle, perché non possono farlo anche loro?

Ed eccoci ai nodi e al pettine. In Italia si sono palesati sulla Rete i leghisti e i grillini, in Francia i manif pour tous, nei Paesi dell’Est i fascistoni. Ma il colpo al cuore per l’establishment sono stati gli operai “ignoranti” pro Brexit. Spiazzate, le élite si chiesero: Come può una plebaglia populista sostituirsi a noi come cacciaballe?

Allora, contrordine compagni, bisogna tornare alla verità e alla realtà con toni e temi da vera e propria dittatura della realtà. Gli stessi protagonisti dell’anything goes ora ci spiegano che di realtà ce n’è solo una e verità è solo quella che leggete su New York Times o su Washington Post (Amazon) o ascoltate su CNN, e simili.

Per l’establishment l’ultima opzione è abbracciare il modello cinese di Ceo capitalism anche nella comunicazione. Perché avere tante versioni, e modificare pian piano la mentalità di tutti, quando è così semplice avere una sola versione, quella politicamente corretta? Perché far votare 1,3 miliardi di cittadini se 2.800 gerarchi sono in grado di nominare il nuovo Mao e tutto funziona meglio? Confrontarsi? Tempo perso. Meglio un bel “controllore etico”, come hanno già proposto le Big Five, e come Matteo Renzi si è affrettato a ripetere alla Leopolda.

Un’appendice che riguarda noi giornalisti: la crisi e la possibile fine ingloriosa del giornalismo, così come l’abbiamo conosciuto nella seconda metà del secolo XX. Finito come fonte autorevole, smascherato nelle sue tecniche, si deve reinventare per sopravvivere. Ce la farà? Dipende da come si schiererà. Con il Ceo capitalism in salsa maoista? Con gli impresentabili populisti? Con quelli ancora a schiena dritta? Vaste programme, specie quest’ultimo.

www.riccardoruggeri.eu

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