I COLPEVOLI  DEL CROLLO DEL MORANDI QUESTA VOLTA NON SE LA CAVERANNO

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Gli applausi alla cerimonia funebre alla Fiera di Genova, il rifiuto ai funerali di stato di più della metà delle famiglie, non sono state un atto a favore o contro qualcuno, ma un atto culturalmente rivoluzionario, del quale non abbiamo ancora piena contezza. Con quell’applauso, tutte le persone perbene (la maggioranza assoluta del paese), è come se avessero urlato “Basta!”

Ho avuto il privilegio di vivere da giovane il miracolo economico: il progresso per noi furono il boiler, la 600, l’autostrada, il lavoro c’era. Quando, con i primi risparmi dei nostri due stipendi da operai Fiat comprammo il boiler, e dal rubinetto sgorgò la prima acqua calda della nostra vita, mia mamma pianse, e io con lei. Quando, con una 500, comprata in società con un collega (a me agosto, a lui Natale e Pasqua e 2/3 delle domeniche, share economy ante litteram), andammo in vacanza in Garfagnana evitando il Passo del Bracco, viaggiando praticamente sempre in piano senza il rischio di scontrarsi con un’auto in senso contrario, capimmo cos’era la mobilità sicura.

Su questa vicenda del Morandi come cittadino io sto con quelli che hanno applaudito e contro i pochissimi che hanno fischiato. Per me l’applauso era rivolto non a delle persone ma alla convinzione che questa volta non ci sarebbe stato il solito balletto delle responsabilità. Una cosa è il “penale” ove le responsabilità sono personali e il rapporto è fra il magistrato e i presunti colpevoli. A noi cittadini interessa la giustizia “civile”, con un punto fermo. Il gestore ha “comprato” dallo Stato un business basato su: “pedaggi versus manutenzione”. Se il ponte è caduto, se la fatalità è esclusa per definizione, resta la mancata manutenzione, punto.
Percorrere in auto un’autostrada e cadere in un fiume perché il ponte crolla al tuo passaggio è un’opzione che non esiste in natura. I ponti possono essere stati mal progettati, aver avuto una cattiva manutenzione, essere invecchiati precocemente (lo scriveva 39 anni fa lo stesso ingegner Morandi, suggerendo cosa fare) ma il gestore (pubblico o privato che sia) se del caso li chiude, li ripara, li abbatte. Se non lo fa è colpevole, o per incompetenza o per dolo. Atlantia di questo deve rispondere. Se poi il “controllore” (Ministero) non ha controllato pagherà lui, ma questo non toglie neppure un grammo della responsabilità civile del gestore. In questi casi si parla sempre della responsabilità politica, qualora ci fosse, questa compete ai due partiti oggi all’opposizione che hanno governato l’Italia dalla nascita alla morte di Morandi.

Dietro al Morandi vedo un pericolo: Mani Pulite. Avendola vissuta in prima persona non vorrei si ritornasse al balletto di allora dove l’establishment (coincidente con i Vertici delle grandi aziende corruttrici) prima cercò di farsi passare per concusso (era ridicolo, infatti non funzionò), poi cercò una serie di “capro espiatorio” interno offrendolo ai magistrati e all’opinione pubblica. Altri tempi, altre sensibilità popolari, oggi è tutto un altro mondo. La documentazione sequestrata è imponente, soprattutto non è manipolabile come allora, quando spesso c’erano doppie contabilità e le carte difensive per buggerare i magistrati venivano create ad hoc a posteriori.
Ho letto l’intervista di Repubblica al Presidente e Ad di Atlantia, che dire, imbarazzante. Io gli avrei fatto una sola domanda: “Il vostro core business è la manutenzione. Dateci il documento Politiche di manutenzione per ponti e strade”, i relativi budget, i consuntivi e come questi hanno impattato in tutti questi anni su conto economico e su stato patrimoniale di Atlantia”, capiremmo tutto all’istante. In conferenza stampa dicono “Ci scusiamo ma non abbiamo colpe”, offrono al Governo 500 mln € e un nuovo ponte in ferro. Sembra di essere a “scherzi a parte”. E questo sarebbe un “campione” europeo del settore?
Per fortuna i documenti secretati (vogliamo sapere il perché) e non parleranno, la piramide manageriale di protezione del vertice si sfalderà, chi ha mentito verrà facilmente scoperto. Ripeto parlo del “civile” non del “penale”, dell’azienda non delle persone. Il Governo Conte da parte sua la smetta di fare dichiarazioni pubbliche roboanti, battute sull’etica, si focalizzi sui quattrini, sul maltolto che deve riportare nelle casse dello Stato.

Questa volta sono fiducioso, ai tempi della Rete (sia benedetta), i “padri reverendissimi avranno sempre più difficoltà a sopire, troncare, troncare, sopire”.

www.riccardoruggeri.eu

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