Da quando sono in lockdown volontario, e la mia capacità di lavoro (semplicemente leggere e scrivere) sfiora le sedici ore giorno, sono preoccupato per i miei occhi. All’età di sei anni cominciai a leggere i libri e le riviste che il nostro Padrone di allora, il Conte Prato Previde, gettava, Da allora non ho più smesso. Gli occhi hanno resistito, mai hanno mollato. Ma un tempo lavoravo pure, viaggiavo, vivevo, ora non più, leggo e scrivo soltanto, con sempre maggior fatica, ma loro due, gli occhi, sono sempre pimpanti, anche quando io sono triste. Chapeau!
Ho cominciato l’anno leggendo un pezzo sull’ipertrofia della finanza. Mi sono concentrato sulla situazione degli “Unicorn”, quelle società non quotate che si autovalutano più di un miliardo di dollari.
Un mondo di selvaggi dove valgono le leggi della giungla. Mi ha incuriosito una storia raccontata dal compassato (?) Financial Times secondo il quale i gestori di questi investimenti del private equity abbiano venduto 42 miliardi di dollari di “Società da loro gestite a dei Fondi di Investimento da loro amministrati” (le virgolette sono mie). Queste “transazioni in famiglia” (le virgolette sono mie) ha comportato la liquidazione di stratosferici bonus ai dirigenti (il malloppo è loro).
C’è un dilemma che mi porto dietro da anni “Il Mercato esiste ancora o è una rappresentazione teatrale”? (virgolette e punto interrogativo sono miei). All’inizio ho creduto a quelli che sostenevano come il mercato fosse il pensionato tedesco, il pescatore danese, le vedove scozzesi, e poiché sorridevo ho ricevuto scappellotti intellettuali dai miei amici liberisti. Il dilemma Benedetto Croce-Luigi Einaudi, non l’ho mai capito, non saprei con chi schierarmi e perché, quando esprimevo dubbi apòti su questa definizione.
Abbandonato da anni il “Mercato” al suo destino (non è più il mio), ci sono tre numeri che ricerco ogni anno sulla stampa specializzata:
- Qual è il debito complessivo del mondo?
- Di quanto sono aumentati i debiti negli ultimi cinque anni?
- Qual è il rapporto Debito/PIL del 2021?
Eccoli: 1. 300.000 miliardi di dollari; 2. 80.000 miliardi; 3. 350%.
Preferisco non commentarli per timore di perdere amicizie di una vita. Mi limito a ricordare che mentre i debiti sono certi, mi pare che gli attivi soffrano spesso di ipertrofia, ma non essendo un competente potrei sbagliare.
Ipertrofia? Quattro numeri a caso.
Tesla ha venduto un milione di vetture elettriche (una tecnologie senza particolari barriere innovative di ingresso) e ha una capitalizzazione di 1.000 miliardi di dollari, la metà del nostro PIL.
Uber, con una banale App che mette in contatto il cliente e il taxi più vicino, dal 2009 non ha mai consuntivato uno straccio di utile, salvo quest’anno che ha guadagnato 8 milioni su un fatturato di 5 miliardi. Però ha una capitalizzazione di borsa di 83 miliardi (52 Stellantis che le auto le fa).
We Work pensava di aver avuto l’idea del secolo, fare mostruosi profitti operando nel mercato del subaffitto di uffici. Arrivata a una capitalizzazione di 35 miliardi, con il Virus si è afflosciata. Da 35 miliardi di capitalizzazione a zero. Libri in Tribunale
Al Nasdaq il valore di Rivian è esploso, pur avendo prodotto solo 180 (centoottanta) SUV e Pick Up elettrici è arrivata a una capitalizzazione di 150 miliardi, molto superiore a Volkwagen.
Che succederà al Mercato? Che succederà a noi cittadini?
Il Potere pratica una comunicazione divisiva (presto i danni politico-sociali si faranno irreversibili, come in America).
Gli “scienziati” del Virus con le loro incertezze ignoranti, gli “scienziati” del clima con le loro ignoranza aggressive, gli “scienziati” del mercato con la loro sudditanza all’ipertrofia della finanza, stanno ridisegnando una società di idioti paranoici: noi.
E’ ciò che vogliamo? Buon 2022!