Sono stato invitato a prendere posizione sulla vicenda della Certosa di Trisulti, in particolare su ciò che hanno scritto su Steve Bannon i quotidiani cosiddetti laici e quelli cosiddetti cattolici. Da osservatore indipendente quale sono, e da vecchio apòta, pur mascherandomi da cane da tartufo, non sono riuscito a trovare null’altro che la locazione di una Certosa, meravigliosa nella sua solitudine, assegnata via bando pubblico. In altre parole, “Niente di nuovo sul fronte occidentale”. Siamo semplicemente nel magico mondo delle fake truth. L’ho catalogata come versione a “realtà aumentata”, tra le più subdole fake truth su piazza.
Da un quarto di secolo siamo dominati da un certo modello culturale, politico, economico, che si è impossessato del termine “progressista”, Questo è quello vincente, avendo occupato le posizioni di potere più significative in ogni paese occidentale. Da una decina d’anni è nato un tentativo di contropotere che i “progressisti” hanno subito bollato come populista, sovranista, etc. solo perché non osano (ancora) definirlo, come vorrebbero, cioè fascista. Detto fra noi, mi chiedo: costoro sono veramente convinti che chi non la pensa come loro sia un fascista? Perché si espongono così? In fondo, hanno solo perso il referendum 2016 e le elezioni politiche 2018. Calma e gesso, la prossima volta il pendolo della democrazia vi farà vincere. In democrazia l’opposizione ci serve per capire dove si è sbagliato e irrobustirci, nella sofferenza, per vincere alla prossima tornata elettorale. Dov’è il problema?
Da parte loro i cosiddetti populisti sostengono che la Chiesa di Bergoglio abbia scelto, come è già successo tante volte nella storia, e come fecero in tempi lontani i protestanti, di “fornicare con l’Imperatore”. Vero? Falso? Non ho elementi oggettivi, né per confermarlo, né per smentirlo. Mi paiono comunque polemiche fuori luogo.
Da apòta giudico solo in base all’execution, le ideologie radicali non fanno parte del mio bagaglio culturale per cui, per me “cattolico non adulto”, che nella Certosa si faccia un’Università con il bollino della Fondazione Bannon o, putacaso, della Fondazione Soros non ci vedrei nulla di strano. Sono due fondazioni culturali serie, orgogliosamente connotate, una di destra l’altra di sinistra. Steve Bannon e George Soros sono entrambi uomini ricchi e di successo, colti q.b., degni di rispetto. E allora?
Con queste assunzioni, il problema della Certosa di Trisulti si sgonfia, è un non problema:
1 Preso atto che anche l’ultimo monaco, don Ignazio, amico del mio amico Leo (che la Certosa la conosce come le sue tasche: qua si è sposato e ha battezzato i figli), si è ritirato nell’Abbazia di Valvisciolo.;
2 Tenuto conto che la proprietà non è della Chiesa ma dello Stato;
3 Stante che al potere (perché votati dai cittadini) ci sono stati per un quarto di secolo “cattolici adulti”, alla Romano Prodi, alla Enrico Letta, alla Matteo Renzi che hanno sposato il modello che prevede di privatizzare o i beni o la gestione di tutto ciò che è pubblico; deduco che sia stata impeccabile la decisione del ministro Dario Franceschini (“cattolico adulto” pure lui) di emettere un bando per assegnarla, in locazione per 19 anni, a quello che avrebbe fatto l’offerta più alta. Come in effetti è avvenuto, circa un anno fa.
E’ ovvio che il vincitore del bando (con un canone di 100.000 € anno), cioè il deputato conservatore inglese BejaminHarnwell, presidente della Fondazione Dignitatis Humanae, (che in Certosa vive, con un cuoco giardiniere e molti gatti), qualora non dovesse ottemperare agli impegni previsti nel bando e nel decreto di assegnazione, lo Stato, per via legali, lo metterà alla porta. Certo, in momenti come questi l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno sono le sfilate dei “gilet viola” anti Steve Bannon o, di contro, quelli dei gilet giallo verdi contro, putacaso, il George Soros di turno.
Una piccola notazione da apòta. Se si sostiene che Dignitatis Humanae non abbia diritto di farci la “scuola per i futuri leader di destra”, significa mettersi sulla stesso piano di ViktorOrban che ha vietato all’Università di George Soros di operare in Ungheria solo perché si ispira a una delle tante ideologie su piazza, quella della cosiddetta società aperta. Amici, se ci affidiamo alle logiche di mercato, facciamolo sempre. E democratici lo sono tutti i cittadini italiani, per definizione. E le urne sono il nostro unico tabernacolo. Su con la vita.