Trovo molto curiosa questa fase finale delle mia vita. Il più piccolo contrattempo può farla spegnere in un amen, quindi me la gusto così come viene, utilizzando, senza ritegno, l’unica filiera rimasta perfettamente funzionante, quella dello scrittore: cervello-occhi-mano destra. Però, sempre concentrato sul grande amore della mia vita: il futuro.
Un tentativo di quadro sintetico sul futuro visto da me. La gestione elitaria e dissennata della Pandemia e della Guerra ucraina hanno portato a drammatiche conseguenze economiche, producendo: 1 Rallentamento della globalizzazione; 2 Alta inflazione. I colpevoli sono i soliti noti: 1 Il CEO capitalism inteso come modello politico-economico-culturale; 2 La classe dominante americana (nell’accezione dell’amico Angelo Codevilla, perfettamente fotografata fin dal 2010), evoluta fino alla recente “Cancel & Woke Culture”, e dei loro maggiordomi europei ed italiani.
Siamo ora in una fase dove, per un certo tempo, deglobalizzazione e inflazione saranno costrette a fornicare insieme. Ci attendono lunghi anni, ove il passato contenimento dei prezzi si scontrerà con l’aumento degli stessi. Questo porterà a un’ovvia risalita del protezionismo, con tutto ciò che ne consegue. E’ prevedibile che nei prossimi tempi assisteremo allo scontro fra i vecchi esaltati della globalizzazione selvaggia (i “competenti”, quelli che per definizione non fanno mai errori) e chi si oppone, la Plebe (classi medie e povere). Nessuno sa come andrà a finire, personalmente assicuro un ulteriore impoverimento della Plebe.
Ma, ormai è chiaro, al di sopra di questo mondo occidentale, piccino-piccino, sta montando, reso palese dalla Guerra, uno scontro di civiltà fra le autocrazie orientali e la finta democrazia woke euroamericana.
Malgrado questo quadro di riferimento desolante, io non sono pessimista per l’Italia, specie per i giovani della Gen Z non ancora completamente indottrinata dagli attuali cattivi maestri euroamericani. Ricordo che in berta hanno la mitica italica “contro intuizione”, unico strumento per opporsi all’ignobile CEO capitalism.
Le vecchie categorie della destra e della sinistra, che pure avevano una loro dignità, grazie all’ascensore sociale, adottato su larga scala, ora non sono più applicabili. L’ascensore sociale l’hanno assassinato loro. Ormai, o nasci aristocratico o nasci plebeo, e tale rimani nei secoli dei secoli. Certi plebei, più intelligenti, possono diventare liberti, svolgendo il ruolo ignobile di maggiordomi, ma nulla più.
Stiamo entrando, in modo “spintaneo”, nel mondo del film del 1973 di Andy Warhol “Il mostro è in tavola …barone Frankenstein”, cioè nel losco progetto di Ursula von der Leyen che, in nome della difesa del green deal dall’inquinamento agricolo, ci vuole imporre i “sani cibi targati Europa”. I raffinati prodotti del made in Italy (prosciutto, parmigiano, etc.) verrebbero trattati come le sigarette, e sostituiti da farine di insetti, dal finto latte, dalla chimica alimentare in purezza (unificazione con i “cibi pet”), con l’obiettivo di “siringarci” tutti per via orale. Deutsche Bank, in tempi non sospetti, aveva sentenziato: “Abbiamo bisogno di una sana eco-dittatura”. Fatto!
Scopo dichiarato: vietare la libertà di scelta dei cittadini, sempre più ridotti alla triade “bocca-tubo digerente-sfintere”, quindi destinati al “divano di cittadinanza”. A questo scopo, l’indottrinamento inizia fin dall’asilo (in Olanda già operativi), con normative fascistoidi tipo l’osceno, coloratissimo Nutriscore. Dietro ad esso ci sono i cibi chimici multi-processati, figli prediletti del vecchio beverone americano Soylent, distribuiti dalle multinazionali con sede nella Amsterdam di Frans Timmermans e del suo compare francese Michel Eduard Leclerc, patron di una gigantesca catena di supermercati. Obiettivo finale: una finta salute di breve, per ridurre al minimo il welfare sanitario pubblico, mentre resterebbe una medicina di eccellenza solo per gli Aristocratici.
Nel romanzo distopico, scritto con modalità Libroincipit di Zafferano.news, “La terza guerra mondiale di Gordon Comstock” tutto ciò, negli scanzonati termini artigianali che mi sono propri, era stato previsto, con un di più, un finale imperdibile.