Circa sette anni fa mi iscrissi a Twitter. Già dal profilo misi le mani avanti: “Come editore-scrittore vivo negli interstizi, sogno lettori che vogliano informarsi, non certo seguire le mie idee, peggio rafforzare i loro pregiudizi”. Mi sistemai ai margini del sistema, e pur non facendo nulla per “piacere”, dopo 7 anni, curiosamente, più di 5.000 persone mi seguono (le ringrazio di cuore). A mia volta seguo poco più di 300 persone, scelte accuratamente: è uno spicchio dell’establishment, lo studio da tempo. Su Twitter non partecipo alla vita che vi si svolge, non commento, non condivido, mi limito a studiare i suoi meccanismi. Twitter è per me una miniera di comportamenti organizzativi di persone considerate importanti dal sistema per motivi che mi sfuggono, quindi ho molto materiale umano da studiare.
Ho deciso, qualche mese fa, di creare un personaggio-fumetto para digitale: il Signor CEO. Chi è costui? Null’altro che un mix di profili di CEO (per un 3% ci sono anch’io), dei tanti da me conosciuti e registrati in quarant’anni di lavoro in giro per il mondo, lista tuttora in crescita. Ho scomposto i loro profili umani e i loro curricula professionali in tante piccole tessere, poi le ho rimontate allo scopo di definire un archetipo che avesse una sua originale emblematicità e pure un suo linguaggio legato ai tempi. Certo, per renderlo credibile, devo via via cambiare i suoi comportamenti organizzativi (un giorno lo farà la IA?).
In questo personaggio fumetto sono rappresentati parti nobili e quinto quarti dei CEO delle tre aree geografiche che conosco meglio, America, Europa, Asia. L’atmosfera ove opera l’ho creata a tavolino, ispirandomi a quella degli enti di staff che supportano i CEO. Le Staff del CEO sono l’equivalente della Curia romana per il Papa, del Gabinetto strategico degli Stati Uniti per il Presidente. Un CEO non esiste, senza le sue Staff. Sono tutti organismi figli del modello degli eunuchi della dinastia Tang (608-907) che per 300 anni dominarono la Cina, dimostrando che, al limite, era possibile ridurre l’Imperatore a un ologramma su carta di riso, gestendo in sua vece il potere, con lui vivo. Dopo 300 anni di laidezze, un giorno arrivò il generale Zhu Wen. Uccide tutti gli eunuchi, si proclama Imperatore e inizia “la dinastia dei Liang Posteriori”. (Messaggio agli “eunuchi” attuali del Ceo capitalism: dopo la “coca rosa”, occhio arriva un generale).
Per il Signor CEO mi sono ispirato al mondo dei fumetti degli anni Settanta, in particolare a Joker. “Un cattivo che per buona parte della storia ne è l’eroe, sino al momento in cui si capisce che non si può più parteggiare per lui, anche se questa consapevolezza ci fa star male”. Sono le parole dette dal registra Todd Philips alla Mostra del Cinema di Venezia che ha premiato con il Leone d’Oro il suo Joker (impeccabile la recitazione di Joaquin Phoenix). Il Joker è un’icona dei fumetti della DC Comics, rappresenta forse il più pericoloso nemico di Batman. Perché “esce dal nulla”, come dice lui stesso “non ricorda il suo passato, perché gli piace immaginarlo in un modo sempre diverso”. Joker è uno senza curriculum, è un gioco di specchi, è una medusa al sole.
Finalmente avevo trovato il riferimento culturale per il mio personaggio. Sarebbe stato la proiezione onirica del supermanager simil Batman, nato negli anni Ottanta. Allora li chiamavano “Rambo manager”, più chiudevano stabilimenti, più licenziavano dipendenti e vessavano fornitori, più il valore del titolo schizzava verso l’alto, più i loro bonus impazzivano. Oggi è da inserire in quel “trompe l’oeil” che è Twitter. Twitter è anche quella New York cupa e pericolosa, da fumetto, che frequentavo nei Settanta-Ottanta. Una città allora dominata dai topi, ricca di povertà, di corruzione, di sporcizia, di immondi odori di cibo che sfiatavano dai sotterranei. A New York imparai che quando i topi si palesano significa che ci sono troppi poveri, troppi criminali, troppi ricchi. L’osceno mix in eccesso fra queste tre famiglie umane dà un ruolo strategico ai topi. Il Signor CEO è convinto che il sottosuolo delle nostre citta, specie le ZTL, siano piene di topi, come allora, e una delle tre famiglie sia di troppo.
La sua figura ormai mi è sfuggita di mano, il liberto si è liberato, è uno di noi. E allora scriva ciò che vuole, non si può censurare il futuro.
Zafferano.news