Chi mi legge sa che sono innamorato della carta stampata, ma pure, proprio per questo, un sostenitore di forme nuove di giornalismo, adatte al mondo digitale (nuovi linguaggi, nuove configurazione dei pezzi, rifiuto della politicizzazione dei fatti, indipendenza di giudizio). Vedo in futuro giornali cartacei a basso costo, con un numero limitato di pagine, con pezzi brevi, agili, nervosi, scritti da giovani giornalisti, politicamente onesti per lettori perbene, com’è la maggioranza (silenziosa) degli italiani (e dei giornalisti). Questo Cameo raccoglie alcuni appunti di un vecchio signore, al di là del bene e del male, per giovani giornalisti che vogliano uscire dal maistream imperante, raccontando i fatti nel solo modo possibile: con assoluta onestà intellettuale. Scelgo un caso recente.
Stamani, in spiaggia, appena raggiunto l’ombrellone ho avuto un lampo: “Il sovranista sarà razzista e il globalista goliardico, come sostiene il mainstream?” E’ chiaro che mi riferisco al caso Daisy Osakue e all’uovo lanciato da un Doblò che colpisce la ragazza all’occhio mentre cammina per strada. Una notizia, tipica della microcriminalità, al massimo può arrivare nella pagina dell’edizione locale de La Stampa, Corriere della Sera, Repubblica. Ma Daisy è sì una ragazza normale ma anche una giovane atleta affermata (lanciatrice di disco), ma soprattutto è nera, una nigeriana, scrivono i giornali.
Primo errore. Daisy è italiana, perché è nata in Italia. Nella sua prima dichiarazione Daisy non la butta sul razzismo o sul fatto di essere donna, ipotizza che in quella zona ci sono di sera prostitute nigeriane e ritiene che quelli del Doblò volessero colpire una di loro. Semplicemente si sbaglia. Procura e Carabinieri intervengono subito, ripeto subito, escludendo qualsiasi implicazione razziale, visto che la banda del Doblò aveva già colpito altre persone, donne e pensionati, tutti rigorosamente bianchi. Ma questa notizia viene marginalizzata dai media, per il mainstream urge colpevole sovranista. Soprattutto dopo il tweet di Matteo Renzi, definitivo nella sua secchezza: “Daisy è una campionessa italiana, ieri selvaggiamente picchiata da schifosi razzisti …”. L’uovo scomparso, il Doblò pure: Moncalieri come la Montgomery del KKK?
I Carabinieri si dicono certi di arrivare rapidamente ai colpevoli, stante il gran numero di telecamere presenti in zona, eppure i media (la quasi totalità) non attendono di avere dati certi, indossano l’elmetto uncinato del razzismo e cominciano a menare fendenti in un’unica direzione: i sovranisti (i “comunisti” d’antan). Per loro, tali sono tutti quelli che non sono globalisti. Osservati i filmati, non si fa in tempo a esultare per la vittoria del bene sul male (arresto e confessione dei tre) che la fake news del razzismo sovranista si sgonfia di colpo. Un dramma per costoro. Poi la mazzata finale.
I tre appartengono a famiglie perbene, una molto politicizzata (padre consigliere comunale Pd, madre attivista di Libera di Don Ciotti), sinceramente sconvolti, hanno reazioni normali. Il padre a La Stampa: “Il razzismo non centra nulla”. La madre: “Se penso alle cose che ho scritto su Facebook, e che senza saperlo stavo commentando i gesti di mio figlio, mi viene male”. Casi della vita, né da minimizzare, né da enfatizzare. Però goliardia è francamente troppo.
Un’autocritica di noi giornalisti non ci starebbe male, soprattutto prendere le distanze da un mondo intellettuale sempre più imbarazzante per noi, persone perbene, che vogliamo ragionare con la nostra testa. Mi riferisco alla nascita, pardon rinascita, dei girotondini dei primi Anni Duemila. Grazie a un puntuale Fabio Martini su La Stampa ci sono i nomi degli intellettuali (sono sempre gli stessi) che stanno preparando “L’appello dei professori”. Lo slogan dovrebbe essere “Contro il pensiero unico del rancore”.
Vivendo in Svizzera, dove, da sempre, siamo tutti sia globalisti (in economia), sia sovranisti (come cittadini) e pure populisti amanti (orrore) della democrazia diretta (visto che si usano referendum popolari a dosi industriali), leggerò con interesse il documento. Mi dice uno del giro: “Sarà volutamente breve ma pregno, perché condenserà in pochi concetti-guida l’essenza della nostra posizione”. Io, da globalista-sovranista-populista seguirò un mio protocollo etico professionale: prima leggere, poi riflettere, poi rileggere e confrontare, e solo dopo scrivere un commento. Da giornalista. Da servizio pubblico. Come questo Cameo.