“Della capretta si perse ogni traccia”. La pedofilia secondo la polizia svizzera

Ogni mattina dei giorni di scuola, prima delle 7, posto sul mio Blog (riccardoruggeri.eu) una rubrica (appena 400 battute) dal titolo Brioche & Cappuccino con nonno Riccardo. La mia nipotina più grande, Virginia (13 anni) la legge su Twitter e decide se ritwittarla o meno ai suoi amici. Invece, a Carla Maria, a Jacopo, a Ada Rosa, la legge la mamma durante la prima colazione. Poi c’è il Cameo, per gli adulti, lui cerca di “leggere” la politica, l’economia, la varia umanità, da ottiche possibilmente non banali. Penso che entrambi facciano servizio pubblico, di certo per la mia famiglia e per i miei amici, non so per gli altri.
Solo per oggi ho deciso che il Cameo si faccia Brioche, cioè che le due rubriche, per un giorno, si fondano, come se fosse il 5 maggio (lo confesso, non mi piacciono questi eventi costruiti a tavolino, anche se si tratta della giornata mondiale contro la pedofilia e la pedo pornografia). L’occasione me l’ha offerta un sito della “Prevenzione svizzera della criminalità”, perché, almeno per me, la pedofilia è al primo posto dei reati criminali, raggiunto recentemente solo dal terrorismo islamico: chi tocca i bambini o si fa saltare in aria, uccidendo, nel nome di Dio, non può appartenere al genere umano.

Mia mamma era convinta che un adolescente snello, capelli biondi, riccioli, rothacism (erre alla francese) potesse attirare adulti deviati; a Torino erano concentrati in due luoghi, quelli delle classi alte in piazza Bodoni, lato Conservatorio, quelli popolari alla stazione di Porta Nuova. La mamma, una leader naturale, aveva convinto anche i miei amici del cuore (Amedeo, Michele, Roberto) a stare lontani da quei luoghi. Eravamo sempre insieme, insieme rispettammo quel divieto, così la nostra adolescenza fu esente dalla minaccia pedofila.

Non conobbi nessuno dei cosiddetti uomini neri dell’infanzia, quelli con il trench (così si chiamava l’impermeabile a Torino) che improvvisamente si apriva, oppure quelli con le tasche piene di caramelle, li conobbi solo dalla descrizione preventiva che ne faceva la mamma, ora me li ha fatti tornare alla mente la fiaba della Polizia svizzera sulla pedofilia in rete.

“C’è una mamma-capra, con sette caprette e capretti, questi, anziché inerpicarsi sulle rocce, passano gran parte del loro tempo a navigare in rete. Mamma capra raccomanda: “se vi capita di incontrare capre o becchi mentre chattate su internet sappiate che dietro una forma caprina potrebbe nascondersi un lupo cattivo, per adescarvi e poi mangiarvi”. Mamma capra è molto preparata sulla realtà della vita moderna, infatti prosegue: “Il lupo cattivo è abile, astuto, ha messo a punto un falso profilo facebook, ha nascosto le sue schifose fattezze, sembra un giovane becco, bello, profumato, attraente, invece è un laido lupo mannaro. Attenta mia cara, arriverà il momento in cui ti chiederà: mandami una foto di te, tutta nuda. Se ti vede esitare aggiungerà: “sei così brutta, o ti manca il coraggio? Dai, spogliati, fatti un selfie, e postalo in rete”.

Il resto della storia lo conosciamo, bravo è stato il funzionario della Polizia elvetica che ha adattato la fiaba dei fratelli Grimm ai giorni nostri, bello il linguaggio, delicato ma fermo l’approccio. A questo punto, tutti noi, genitori e nonni, avremmo voluto che arrivasse il cacciatore, che uccidesse il lupo mannaro, estraesse dalla sua pancia, ancora viva, la capretta. Invece la fiaba si conclude in modo diverso: “… della capretta si perse ogni traccia”.

Ma è giusto così, meglio terrorizzare che fingere di vivere in un mondo politicamente corretto, falso, inesistente. Nell’oceano infinito dell’on line si mimetizzano in tanti, alcuni possono arrivare nella tua stanzetta, mascherati da amico della tua amica del cuore, e tu ti trovi indifesa. Per noi era più facile, era sufficiente non andare in piazza Bodoni e alla stazione di Porta Nuova. Chat e social non sono il male, ma dobbiamo sapere che sono una foresta, sì piena di tanti frutti dolci, erbe profumate, fiori sgargianti, luoghi interessanti, ma anche piena di animali schifosi, mascherati, che lusingano, mentono. Non siate ingenui, sciocchi, state sempre attenti, mi raccomando.

Riccardo Ruggeri

 

 

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