Nebbia d’agosto su Macron e Bollorè: sfilandoci da Telecom e dai Cantieri Stx li buggeriamo

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Premetto che non so nulla di telecomunicazioni, nulla di Reti, nulla di doppini in rame, nulla di fibra ottica, mi sfugge persino la differenza fra rete fisica e rete logica, ho solo una certa predisposizione a leggere in modo scanzonato le furbate più grossolane che si praticano nel business e nel management, un affascinante mondo che studio da sempre. Scrivo da comune cittadino che negli anni Novanta ha vissuto, da osservatore silente, tutti i processi italici di privatizzazione. Mi guardo bene dal fare commenti sui cosiddetti privati che si sono succeduti alla proprietà e alla guida di Telecom, pur conoscendoli personalmente, alcuni bene. Li chiamavano “noccioli”, li volevano duri, spesso non lo erano, ma avevano tutti un tratto in comune: operavano solo a debito o con quattrini trovati nelle casse societarie e subito incamerati. Fu un periodo bizzarro, non solo per ciò che avvenne, ma per come avvenne. Spesse volte chi vendeva non conosceva il mestiere, chi comprava lo conosceva troppo. Telecom l’ho sempre vista come il cubo di Rubik, alcuni a risolvere il twisty puzzle ci mettono anni, il più rapido, un olandese ventenne, 4,74 secondi.

Ho letto, divertito, gli infiniti, spesso feroci, dibattiti sulla Rete Telecom fra Sovranisti e Globalisti, se dovesse rimanere pubblica o essere privata, come asset integrato oppure no. Altrettanto divertito ho osservato questi privati che volevano comandare ma non consolidare (sarà stato per l’indebitamento?). L’unica risposta trovata è che la Telecom nessuno l’ha mai amata, salvo quei funzionari pubblici che la fondarono e la fecero crescere. Diventata privata nessuno l’ha voluta portare all’altare, forse perché considerata una lucciola, però mai gli hanno dato una chances, lei intanto invecchiava, più la violavano, più invecchiava. Una vita infelice la sua, da lucciola a baldracca senza soluzione di continuità (politicamente parlando of course).

Si sussurra che l’ultimo proprietario, il bretone Vincent Bolloré, profilo da medaglia romana, voglia monetizzare, vendere cioè allo Stato (a chi sennò?) la mitica Rete Telecom. Un principe del liberismo globalista che vuole far nazionalizzare il suo bene più prezioso, la Rete, per di più dall’Italia? Possibile? Siamo mica in un mondo capovolto, non ci posso credere. Scherzo, ci credo eccome, questi sono birbanti, non manager ma deal maker. Si sarà accorto che continuando a non investirvi quasi nulla, intendiamoci come sempre avevano fatto i suoi predecessori, tutti deal maker, corre il rischio di rimanere con il cerino acceso, e il valore potrebbe avvicinarsi pericolosamente a zero. Ipotizzo che lui stesso abbia dato il là all’azione di lobbying, via media e politici, per gabbare i nostri sprovveduti sovranisti che sognano una Rete pubblica, senza capire nulla delle logiche di business e dei tempi o di ingresso o di uscita dallo stesso.

Vent’anni fa, la mitica Rete (allora giovane, fresca, piena di vita) lo Stato l’aveva svenduta ai privati e ora, vecchia e imbolsita, dovrebbe ricomprarla dai privati (per di più francesi) per 11-15 miliardi? Mi sembra semplicemente o un’idiozia o una truffa.

Da ex manager mi permetto invece di dare un suggerimento ai politici della maggioranza e dell’opposizione: per una volta non bisticciate, l’avete capito o no che la Francia di Macron è un nemico dell’Italia? Questo è il punto da cui partire. E allora trovate un accordo fra voi su Fincantieri-Stx e Telecom-Rete, nell’interesse del paese. Sia Paolo Gentiloni a dire a Emmanuel Macron, a muso duro:

  1. Fincantieri compra i Cantieri Stx solo alle condizioni già negoziate con il Presidente Hollande, punto.
  2. La Rete è un asset di Telecom, Bolloré è l’azionista di controllo, faccia ciò che crede, purché rispetti la legge italiana, sia si tratti di Telecom che di Mediaset.

Mi pare che il bonapartista Macron e il suo scudiero Bolloré, forse per un eccesso di arroganza, si siano messi da soli in un cul de sac: lasciamoceli, buggeriamoli non contrastandoli ma facendo nulla (in fondo un comportamento che ci è congeniale).

Lo faremo? Lo auspico, ma ho qualche dubbio.

Riccardo Ruggeri

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