1 “Stiamo perdendo la guerra sul clima”. Macron fa sempre più tenerezza per il suo disperato bisogno di visibilità. Spazia o salta dalla Libia, all’Africa, ora siamo al ridicolo, sono passati pochi mesi dalla sceneggiata dei 195 Paesi firmatari l’accordo sul clima di Parigi. Accordo molto curioso perché ognuno dichiarava cosa avrebbe fatto, cioè raccontava che avrebbe compiuto una serie di atti di buona volontà, tacendo di contro quelli cattivi, vedi Merkel con il carbone. Comunque nessuna punizione per i furbastri. Per esempio, da sempre Cina e India firmano ogni accordo a ogni condizione data, poi non ne rispettano mai nessuno. E Macron che ti fa? Dichiara che la guerra sul clima la stiamo già perdendo (curioso che non lo sapesse, era già scritto nell’accordo). Poveretto, si deprime per delle ovvietà, oppure soffre di eiaculazione precoce (politica of course).
Perché allora migliaia di delegati e di perdigiorno come BillGates (come mai non ho visto Bono e GeorgeClooney?) sono venuti a Parigi, impestando di emissioni fossili il globo con i loro jet privati? Per farsi deprimere da Macron? Propendo per vivere tre giorni, a sbafo, a Parigi. A dicembre è fantastica, in più il mese contiene la mitica “r”, che ti permette di scoprire le bélon più piatte e il foie gras più dolce.
2 “Facebook: siamo disposti a pagare le tasse”. La stampa italiana di qualsiasi connotazione politica ha prodotto titoli identici, a dimostrazione di una totale sudditanza verso il mondo delle Big Five e cespugli vari, o di una crassa ignoranza delle tecniche delle multinazionali per minimizzare, o annullare l’impatto fiscale. Mi spiace sottolinearlo ma detta così è una fake news istituzionale per due motivi: a) dopo questa confessione dovrebbero essere perseguiti per il passato, cosa che mai avverrà; b) i bilanci che presenteranno saranno concepiti in modo tale che il ribaltamento delle spese di ricerca, etc., etc. e i prezzi di trasferimento infragruppo azzereranno i fatturati locali (i colti usano la locuzione “ottimizzazione fiscale”), permettendo un pagamento di tasse da prefisso telefonico. Un giorno o l’altro chiederò al mio amico Renato (grandissimo Cfo) di raccontare cosa ci successe quando presentammo il nostro primo bilancio fiscale in Usa e cosa ci disse il capo dell’Agenzia delle Entrate del Delaware (non so tradurre dall’inglese la sua analisi, tento: cca nisciuno è fesso). Finì che pagammo quello che lui aveva deciso, che casualmente coincideva con quello dovuto se avessimo rispettato leggi e norme, le furbate che noi avevamo tentato di fare furono cassate d’imperio, ripeto d’imperio. Aveva ragione lui, con le multinazionali e con i criminali ci si comporta così. Il Delaware è un paradiso fiscale non per le tasse che gli stranieri devono agli Stati Uniti ma un “aiutino” per quelli che devi al altri paesi. Dimenticavo, già allora il Big locale (onnipotente) era un giovane senatore belloccio, JoeBiden.
3 “Ryanair ai piloti: non scioperate o sarete puniti”. Siamo tornati al 1917: mia mamma aveva 8 anni, mio papà 11, il nonno operaio alla Fiat Ferriere (grazie alla guerra il padrone delle Ferriere nel frattempo diventava mostruosamente ricco), disperato per la nostra povertà (ovviamente presunta) aveva deciso di opporsi. Pochi anni dopo (Livorno) il nonno sarebbe diventato comunista, il premier liberale Giolitti sarebbe stato certificato birbante matricolato, il padrone delle ferriere divenne un senatore fascista, tutte le élite (salvo gli ebrei) dei loschi fascisti. Lo confesso più passa il tempo più O’Leary mi è simpatico, rispetto a tutti gli altri dell’establishment, falsi come Giuda, lui almeno ha la dignità di dire e fare ciò che pensa; applicare le regole del ceocapitalism.
Quando lo capiranno le nostre anime belle che il ceocapitalism si regge solo se tutta l’attività economico industriale è formata da monopoli, la democrazia ridicolizzata e la suprema magistratura del Paese assegnata a un autocrate nominato e circondato da gerarchi (Vedi Cina di Xi).
4 “Alleanze a quattro gambe”. Renzi (Pd) e Berlusconi (Fi) hanno previsto per i loro rispettivi partiti una coalizione a quattro gambe. Il Partito della Nazione che ci governerà dal 2018 (quasi tutti gli analisti di regime se lo augurano ma non lo scrivono) sarà quindi un animale (mostro?) a due teste e a otto gambe. E’ una buona notizia per noi elettori non ideologizzati, finalmente possiamo scegliere fra due giardini zoologici: animali da cortile e da stalla l’uno, animali feroci l’altro. Tocca a noi cittadini scegliere.
5 “La sconfitta di Trump e di Bennon è un segnale politico drammatico, per entrambi”. Il titolo è mio. Inutile che i trumpisti fingano che non sia successo nulla. Non penso sia stato un infortunio ma un segnale forte, molto negativo per loro. Ne vedremo delle belle.
6 “Insulti para nazisti fra Emiliano e Calenda”. Se posso inserirmi, datevi una calmata, capisco che siete due personaggi sanguigni, fisicamente esuberanti, probabilmente di antiche ascendenze “cacicche”. Berlusconi e Renzi non vi hanno ancora detto che a marzo sarete colleghi? Io penso addirittura ministri, del primo governo guidato dal nuovo Partito della Nazione. Tranquilli, quando sarete al potere diventerete pure amici. Auguri.
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