“Sta arrivando una nuova crisi causa l’aumento vertiginoso del debito globale”. Parole come pietre, nientepopodimeno di Schâuble, il potentissimo ministro dell’economia teutonico e kapò dello Zoo Europa. Gente strana questi leader tedeschi pieni di gloria e di boria. Prima impongono con la violenza e il ricatto certe politiche poi, quando sono trombati dal voto popolare (incredibilmente c’è pure in Germania), diventano analisti spietati del modello che hanno contribuito a creare. Sono affascinato dagli economisti e da coloro che scrivono di economia: curiosamente loro non fanno mai errori. Segnatevi questa di Janet Yellen: “Non vedremo più altre crisi nel corso della nostra vita”. Mi ricordano un gioco idiota che facevamo da ragazzi: calciare il barattolo sporco e vuoto un po’ più in là. La politica dei sommi Regolatori?
“Hillary Clinton, autopsia autobiografica di una sconfitta cocente”. Non ho letto, e non leggerò l’autobiografia di Hillary, pur sapendo che avrei goduto come un mandrillo al suo arrampicarsi sugli specchi per togliersi di dosso i postumi di una sconfitta e il giudizio (impeccabile) del suo collega e compare dem Bernie Sanders “…una corporativista corrotta indegna di fiducia”. Ho letto però svariate recensioni del suo libro appena uscito “What Happened”. Un monumento di chiacchiere e di giustificazioni per addetti ai lavori ma alcune pagine di un momento umano che merita rispetto: ”Il dolore così atroce da rinchiudermi in casa per alcune settimane con la sola volontà di smorzare il pianto, premendo il viso su una pila di cuscini”. Quell’umano dolore fa da pendant all’umana soddisfazione dei tanti americani e innamorati dell’America (io ci sono) che hanno vissuto come una liberazione l’interruzione di una oscena catena di comando che partendo da Bill Clinton, e proseguita con George Bush e con Barack Obama, l’avrebbe portata nella Stanza Ovale con danni irreparabili per la democrazia americana.
“Per l’Ilva Calenda rinnega il Jobs Act. Caro Calenda il bello della vita è l’execution, una brutta bestia.
“A Thaler il Nobel per l’Economia per i suoi studi sulla finanza comportamentale”. Per mie carenze (tecniche) non so giudicarlo ma ho apprezzato questa frase: “Gli attori economici sono umani e i modelli devono tenerne conto”. Sarà un’ovvietà o un pensiero profondo? L’aspetto che mi tranquillizza dell’economia è che a detta di tutti i (veri) economisti (non quelli d’accatto che scrivono sui giornali: ideologi non scienziati), non è una scienza esatta. E’ questo l’unico motivo per cui li sto ad ascoltare con un sorriso complice.
“Il politicamente corretto uccide la moda”. Io sto con Marc Jacobs che fu tacciato di appropriazione culturale (reato che mi ricorda il concorso esterno in associazione mafiosa mafiosa) per aver fatto sfilare le sue bianchissime modelle con una pettinatura rasta, messo all’indice, come successe poi a Valentino, a Dolce e Gabbana, persino a Vogue. Sorride Giulio Meotti sui paradossi di questo mondo dorato, il primo, lo si riconosca, ad aver cavalcato il “vestire globalizzato” e oggi messo dietro la lavagna per aver fuso culture diverse in un pezzo di stoffa. Tempi duri anche per la creatività nel mondo idiota del politicamente corretto. E pensate cosa succederà quando andranno al potere quelli delle università annegate nell’edera, oggi ancora studenti, che sono già vaccinati dal “emotivamente corretto”.
Uomini o consumatori? Il declino del CEO capitalism
di Riccardo Ruggeri e Giovanni Maddalena.
Il Signor Ceo. Cinguettii dalla città proibita
di Riccardo Ruggeri e Tommy Cappellini.
FCA Remain o Exit? di Riccardo Ruggeri
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Comunicazione di servizio
Come i lettori sanno, per licenziare un Cameo ci lavoro dalle 8 alle 10 ore. Il protocollo che seguo, cioè il modello Hunter Thompson, revisionato, in pratica stesura delle classiche 12.000 battute, ridotte poi, con un faticoso lavoro di tagli successivi, a 4-5.000, e “finissaggio” finale (questa tecnica in officina la si chiamava “lappatura”). E’ un processo di scrittura molto dispendioso in termini di energie spese e di tempo impiegato, non certo tipico del giornalismo. Stante le minori energie che ho ora a disposizione ho studiato una versinoe ridotta del Cameo, che dà per conosciuta (intuita) l’analisi che ne sta alla base, abbattendo così sforzi e tempi. L’ho chiamato "Mini Cameo di giornata", mi ricorda “l’uovo all’ostrica” che la mamma mi dava ogni mattina da piccolo, insieme a un cucchiaio di olio di fegato di merluzzo, per irrobustirmi. Incrocio le dita.
Chi sono
Come editore-scrittore vivo negli “interstizi”, sogno lettori che vogliano informarsi, non certo seguire le mie idee, peggio rafforzare i loro pregiudizi.
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