La XVII legislatura è tecnicamente finita: Enrico Letta ha deciso di lasciare la politica (“I partiti sono finiti: sono solo privilegio”), la trombatura alle urne di Matteo Renzi come premier è probabile (“gli italiani si sono disamorati di lui”), Paolo Gentiloni, un gran signore, tornerà nel luogo che ama: la panchina imbottita delle riserve della Repubblica. Silvio Berlusconi, fisicamente ringalluzzito dai massicci trattamenti di Henri Chenot, appare politicamente spento: ai primi freddi indossa un Borsalino (un brand passato dal mito alla polvere, come lui). Beppe Grillo è stanco, userà le ultime energie per lanciare Luigi DiMaio, si intuisce che ha un terrore folle di un suo flop (in effetti, salvo la giovinezza, le skill per fallire le ha tutte). La Sinistra, liberatasi di Renzi, ha quantità industriali di mezzi leader, però non uno presentabile. Infine Matteo Salvini, politicamente le ha indovinate tutte, ha preso un partito fondato e poi distrutto da Umberto Bossi, era al 3% e l’ha portato a superare Fi e a ridicolizzare Berlusconi. Ha abbandonato l’idea idiota di uscire dall’euro: sarebbe come fuggire dai domiciliari con il bracciale elettronico. Però, per primo, ha intuito l’ovvio: affrontare il problema dell’immigrazione rispettando le leggi. Cioè porte aperte ai rifugiati (Convenzione di Ginevra), chiuse per gli “economici”, non cadere nella trappola dell’esodo biblico (una fake degli intellò), proponendo di utilizzare la stessa modalità della coppia Merkel–Erdogan per bloccarli: pagare dei kapò. Comunque noi analisti non siamo ancora entrati nell’ordine di idee di considerarlo un potenziale premier. Cos’è che non ci convince? Non lo so, comunque tranquilli, il bello della democrazia è che i voti si contano, non si pesano.
L’aspetto curioso della prossima campagna elettorale è che i leader di cui sopra, così conciati, saranno proprio quelli che “nomineranno” deputati e senatori, e di certo uno di loro diventerà premier. Per noi analisti l’aspetto più interessante da studiare sarà quale tema politico chiave condizionerà le elezioni di primavera. Ne indico alcuni sui quali i politici di norma si scatenano: immigrazione, terrorismo, lavoro, pensioni, povertà, etc.
Personalmente sono convinto che il tema chiave sarà l’immigrazione, non solo perché oggi è l’aspetto più caldo, più popolare (per i colti il più populista), ma perché se risolvi quello, risolvi pure anche parte degli altri.
Se gli elettori italiani si dovessero concentrare, come aspetto prioritario, sul tema dell’immigrazione ne beneficerebbero, come ovvio, Lega e FdI che farebbero il pieno dei voti di centro destra, Pd e Fi ne avrebbero i maggiori malefici, mentre la Sinistra raccatterebbe i voti del mondo ex catto-comunista-liberal-chic. L’intervista di Massimo Cacciari a Repubblica, il video anti bufale di Roberto Saviano, il perbenismo peloso di Laura Boldrini rappresentano l’approccio “radical-tranchant” del quale tutto il centro sinistra è prigioniero, che porta sofisticati ragionamenti e nobili pulsioni ma non voti. Quest’area culturale ha avuto un colpo mortale di cui non hanno neppure contezza, vivendo nei salotti e nelle beauty farm: la violenza sessuale sulle nonne (una figura mitica per il popolo) ha avuto un impatto politico sconvolgente, perché ha toccato le fibre più profonde dell’anima popolare. Ma costoro non lo capiscono.
Il Pd renziano dovrà aggrapparsi a Marco Minniti, cercare di spostare il tema sull’economia, sulla crescita del Pil sostenendo che, grazie alle sue (ridicole) riforme, ha cambiato trend.
Ma la chiave di tutto sono i Cinquestelle: se sbagliano il posizionamento sull’immigrazione possono far raggiungere al centro destra il mitico 40%, se lo imbroccano tutto è possibile.
L’aspetto positivo è che le élite non hanno più il vantaggio di un tempo, non solo i mitici “tre risultati su tre” dei tempi delle (orrende) presidenze Scalfaro–Ciampi–Napolitano, ma neppure “due risultati su tre” come ai tempi del consolato mascherato Renzi–Berlusconi, ora sono costretti a puntare l’intera posta su Pd-Ap. A Giampiero Ventura con un risultato su tre è andata male, potrebbe succedere anche a loro. Auguriamoci solo che nel frattempo il terrorismo islamico non ci colpisca, la pentola a pressione Italia è sul punto di esplodere già per conto suo, nessuno sa cosa potrebbe succedere.