Ieri, è uscito sui giornali un Cameo, dove raccontavo la mia amarezza di nonno, circa la prospettiva di non vedere più, almeno per un lungo tempo, i miei amati nipoti. Al solito ho ricevuto molte mail, tutte belle, alcune persino inattese, ma l’aspetto curioso è che quasi una decina erano di sacerdoti, amici e sconosciuti. Sia chiaro, i miei amici sacerdoti sono o don o fratel, nessuna eccellenza reverendissima, niente cardinali, vescovi, arcivescovi, neppure giornalisti di Avvenire o di Famiglia Cristiana. Riporto quella di Don XY (se glielo avessi chiesto, mi avrebbe autorizzato a mettere il suo nome, ho preferito non farlo, lui è un sant’uomo, non sa che stiamo precipitando in un regime fascistoide). Eccola:
“Che tristezza Riccardo! Già ti avevo scritto, non la mia rabbia che tanto fa male solo a me, ma la tristezza di non poter uscire alla luce, e gridare ai compagni di viaggio: basta illusioni, basta tenebre, basta CEO, ma uomini liberi e dignitosi, veri e sacri, come la vita. Non siamo più in grado di vederci, Riccardo, di ascoltare cose vere, perché le Istituzioni, tutte, sono ammalate, debosciate. Ci è stata tolta, con la libertà del pensiero, la trasparenza, la possibilità di dirci due parole, due, ma vere. Resto triste poiché il dopo guerra ci aveva lasciato la possibilità di risorgere. Oggi, serpeggia nel cuore, la vittoria oscura delle chiacchiere morte. Grazie dei tuoi sussulti, caro Riccardo. Don …”
Chiacchiere morte. Meravigliosa definizione del CEO capitalism, in purezza.
Mi sono commosso, e sono triste, come lui. Se un religioso, professore di filosofia, greco, latino, dalla fiducia illimitata nella vita, scrive queste parole, con questa intensità, la situazione dev’essere terribile. Significa che queste élite debosciate, che ci governano ormai da trent’anni hanno fallito, e distrutto il mantello che Dio ha consegnato alla nascita a ciascuno di noi. Serviva a proteggerci dal freddo e dalle intemperie durante l’intera vita, e poi ad avvolgerci nel momento supremo. Questi debosciati ogni giorno ce ne strappano un pezzo, ce lo bucano, ci vogliono nudi (alla meta?).
Trasferendo questi sentimenti di rabbia nella vita vera, sono stupefatto che l’opposizione di centro destra, e la parte migliore della sinistra (ebbene sì, quella comunista), i media non di regime, non dicano basta a questo Governo di scappati da casa, e lo sfiducino in Parlamento, in modo che il Presidente possa entrare in gioco. Senza questo atto dei parlamentari la Costituzione non glielo permette. La furbata del 2011 di Giorgio Napolitano l’abbiamo pagata cara, è stata l’inizio della fine.
Costoro ci hanno chiusi in casa, ma non hanno fatto nulla, poi hanno raddoppiato il tempo della prigionia, e non hanno uno straccio di idea, di strategia. Con le loro “chiacchiere morte” ci stanno spiaggiando. Guardateli questi ministri, sottosegretari, portaborse, credono di essere al GF, si capisce che non hanno neppure uno straccio di copione, non sanno che fare, sono terrorizzati a prendere decisioni, ed è comprensibile, perché della vita vera nulla sanno. Ci vogliono stravaccati su un liso divano. Vale per costoro la metafora dei lemming che si suicidano, buttandosi in mare. Il fatto è che, se non ce ne liberiamo in fretta, affoghiamo pure noi, spiaggiati.
Questo Churchill de noaltri (la definizione è sua non mia) neppure sa che Sir Winston sconfisse Adolf Hitler avvalendosi di soli 4 consiglieri esterni al gabinetto, uno dei quali, Frederick Lindemann, professore di fisica a Oxford, valeva, da solo, più del Consiglio di Stato, CSM, TAR, Consulta, Direzioni Generali, Camera, Senato, e pure degli ultimi 450 “competenti” nostrani.
Si dice, “non si cambia cavallo in corsa”. Certo, ma se il cavallo è un ronzino lo si fa, e in fretta. Comunque, vedete voi, io, per quel che vale (nulla) mi sono stufato di questi scappati da casa e del loro capo. Comunque se Giuseppe Conte e Domenico Arcuri (spero no Vittorio Colao) pensano di imporre ai vecchi, incapaci di scaricare la app, quello che si sussurra nei corridoi ministeriali, un braccialetto elettronico da carcerato, mi muro in casa.
Passo e chiudo.