1 “Le probabilità di vittoria di Hillary sono al 93%, di Donald al 7%”. Questo sentenziava il New York Times esattamente un anno fa. Come non capire l’odio di questi radical chic intellettualoidi verso gli elettori di The Donald. Non sanno quel che fanno (Luca 23: 34-44), e poi, a complicare tutto arrivò Weinstein.
2 “Un busto della Merlin imbarazza il Senato”. Le senatrici Puppato e Locatelli vogliono che, in occasione dei 130 anni dalla nascita, ci sia un busto in Senato della senatrice Merlin, accanto a quelli di De Nicola e di Spadolini. Fu maestra elementare, collaboratrice di Matteotti, confinata in Sardegna, redattrice dell’Articolo 3 della Carta Costituzionale, prima donna a prendere la parola in Senato. Ma per noi giovani, nati negli anni Trenta, fu colei che chiuse le case chiuse (era il nostro smartphone degli anni Cinquanta, lei lo spense, per sempre), vietandoci non solo il piacere fisico (comunque troppo costoso per noi classe operaia) ma pure il sogno, quello visivo di dee discinte, sfatte dalle avversità della vita, ma sempre materne e sorridenti. Una generazione (la mia) nata in anni sbagliati, per colpa della signora Merlin, perse l’opportunità di respirare l’odore di lisoformio che connotava quel magico mondo felliniano, così come la generazione degli anni Cinquanta, per colpa di Monti perse la possibilità di andare in pensione quando gli spettava. Se busto sia, Merlin e Monti lo abbiano entrambi, ma stiano accanto. Dino Buzzati, grande frequentatore di case chiuse, li avrebbe paragonati, sorridendo, a Erostrato, colui che diede fuoco al Tempio di Artemide, solo per passare alla storia.
3 “Cinque ex presidenti Usa sul palco per le vittime degli uragani”. Guardando la foto che li ritrae, ringrazio di avermi fatto vivere a lungo e così fatto conoscere i danni prodotti da costoro. Qualsiasi cosa farà Trump rispetto a loro non sfigurerà.
4 “Verso la riconferma di Visco”. Capisco che Mattarella sia arrabbiato, che Gentiloni sia offeso, che Draghi non senta ragioni, ma ci rendiamo conto che Visco 2 rimarrà l’anatra di prima, per di più zoppa?
5 “Ma quanti giornalisti ha il Corriere?” Non è un titolo, ma una domanda. L’Economia, supplemento (gratuito) del Corriere della Sera è un pozzo infinito di informazioni, 60 pagine fitte, ad alto tasso tecnico, ben scritte, giornalisticamente impeccabili, carta spessa. Ci ho messo 4 ore e 10 minuti a leggerle tutte. Conoscendo il mestiere mi sono messo nei panni di coloro che hanno scritto i singoli pezzi e dell’editore che sta ristrutturando il giornale, e mi chiedo: è giusto che per 1,50 € un lettore abbia 120 pagine (giornale più supplemento) di informazioni di prima qualità e di cultura economica di alto livello? Oltretutto questi contenuti pregiati vengono poi saccheggiati (“a gratis”) da note aziende canaglia.
Qualcosa non va nei modelli di business dei giornali, forse dovrebbe essere ripensati, laicamente, e in fretta.
6 “La mia ignoranza è altrettanto valida della tua conoscenza”. Non è un titolo ma una locuzione di Asimov. Mi è tornata alla mente guardando i talk show post ferie, quelli che ci condurranno alle elezioni politiche di primavera. Gli ospiti storici sono invecchiati di un anno (e si vede, alcuni sono irrimediabilmente rincoglioniti), i conduttori si sono fatti molto prudenti, così gli autori, tutti sono poco sciolti, non osano prendere rischi. Il livello culturale si è abbassato, poi è come se sui talk politici aleggiasse un VAR, un Giove, che al primo errore disegna nelle spazio un quadrato, e l’attesa per la sentenza divina scassa lo studio e rompe il ritmo.
7 “Incredibili i risultati del referendum in Veneto”. Un commento ragionato? Meglio una rima baciata: “Il Veneto si è rotto/alle politiche sarà cappotto?”
“Ricetta del giorno del Cameo: Pasta allo scarpariello.
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