Emmanuel e Brigitte sono en marche, il partito della nazione ha vinto.

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Il primo giudizio su Emmanuel Macron è stato spontaneo: un genio politico: vince perché non conosce la differenza tra la vita reale e quella dietro l’obiettivo, tipica sindrome delle élite o presunte tali.
Voleva essere scrittore, Brigitte, allora sua docente di teatro, lo sconsigliò, volle che imparasse un mestiere, altrimenti, gli disse: “avrai l’aria di un gigolò”. Anche Brigitte è un genio della politica (una battuta così vale una messa a Parigi), e pure un genio del marketing politico (farsi prestare da Louis Vuitton il tubino color carta da zucchero disegnato da Nicolas Ghesquiére significa far entrare la share economy all’Eliseo). Non c’avevo mai pensato, ma anche De Gaulle aveva l’aria di un generale e Mitterand aveva l’aria di un collaborazionista, eppure sono diventati Presidenti.
Il giorno dopo la vittoria, TF1 ha mandato in onda un bel documentario su di lui. Tutto il lavoro di cogliere ovunque “segnali deboli” per arrivare, attraverso un processo complicato, al profilo sottopelle dell’uomo è stato inutile, è lui stesso che si è svelato, con semplicità. Sorride, compatendo con eleganza quelli che gli rimproverano di non avere un programma. Che serve, pare dire, avere un programma, questo impone una execution, attività sgradevole, da servi diventati fattori: se ne occupi il primo ministro. Per essere un (grande) Presidente l’importante è avere una “vision” , averla con stile, a la française. Lui è la vision, il partito della nazione è nato.
Il suo atteggiamento naturale è rimasto quello dell’adolescente insoucieux, quell’indifferenza sottilmente arrogante che tutti abbiamo avuto nel pieno delle tempeste intellettuali e ormonali dei nostri diciassette anni: stai per diventare una donna o un uomo, sei grezzo, spettinato, eppure ti credi Dio, uno status che tutti perdono in breve tempo. Lui no, in quel mondo, in quello status, ci è rimasto. A 17 anni decide chi sarà la sua donna, irrilevante l’età di Brigitte, perché loro nell’istante in cui si sono presi per mano, hanno fermato il tempo, per tutta la vita avranno sempre 17 e 41 anni, sarà un perenne time out, saranno felici, saranno protesi e stampella l’uno dell’altro, per sempre autosufficienti. E’ molto più di un grande amore, si sono fusi come fratelli siamesi, due teste (eccezionali), un corpo solo. Fa tenerezza il padre di lui (celebre neurologo), linguaggio da bar: “Anche se Laetitia Casta si spogliasse, lui avrebbe occhi solo per Brigitte”. Emmanuel è un grande seduttore, un uomo di petting, del sesso loro non hanno bisogno, seccature da lasciare al popolo.
Gli altri leader faticano a costruirsi e a manutenere una storytelling, hanno bisogno di strutture complesse per progettarla, per farla funzionare, dagli spin doctor a la plume, al parrucchiere, lui no, lui e Brigitte sono una storytelling vivente, autosufficienti per definizione, non sono solo “nell’air du temps”, loro sono il nuovo, il già arrivato. En marche vale per gli altri, è il popolo che deve mettersi in cammino, per raggiungerli, perché lui e Brigitte sono già nell’esplanade du Louvre, li attendono sorridenti, mano nella mano. Sono la Santiago de Compostela laica 2.0: accolgono i pellegrini che credono nei miracoli, e li benedicono.
Osservandoli mi hanno ricordato un film del 2009 “Quarto tipo” di Olatunde Osunsanmi: nella cittadina di Nome in Alaska si verificano eventi legati ai rapimenti alieni, per scoprirli una dottoressa (Brigitte?) prova su di sé gli effetti della “ipnosi regressiva”. Come il “Fratelli e sorelle – pausa – buonasera” ha connotato un pontificato gesuita, le due mani allacciate connoteranno una Presidenza aristocratica, entrambe nell’ottica di una ipnosi regressiva, la sindrome dei periodi di crisi.
La risposta ai populisti da parte dell’establishment francese è stata impeccabile, definita una strategia di contenimento, leggi “comprare tempo”, per implementarla hanno trovato l’accoppiata perfetta: Emmanuel & Brigitte Macron presidente, Éduard Philippe primo ministro, uno collaboratore di Rothschild e di Hollande, l’altro lobbista del gruppo Areva e collaboratore di Juppè, entrambi allevati a terra all’Ena, con modalità bio. La Francia è en marche. Santé !

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