Solo l’elemosiniere pontificio Krajewski può abilitare le élite a parlare dei poveri

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Il povero è di moda. Tutti parlano di povertà, sempre più la praticano. Però, a chi ci si riferisce quando si dice povero? La Banca Mondiale ha stabilito la soglia di povertà: un reddito di due dollari/giorno, ma non precisa il relativo potere d’acquisto. Immagino che a Cortina, a Capalbio i due euro non abbiano neppure più corso legale (li usano per i tavolini traballanti dei dehors), nei “quadrilateri” le monete sono scomparse da anni.
Ritengo che la soglia dei due dollari sia stata fissata per permettere ai globalisti di tapparti la bocca quando, sottovoce, dici: “la globalizzazione non è solo quello che appare”. Subito vieni fulminato: “Vai a spiegarlo tu a quel miliardo di poveri che hanno raddoppiato il loro reddito”, e tu ti senti una merda (mi scuso, non trovo un sinonimo coerente con la volgarità intellettuale ricevuta). Poi ti dicono che i poveri sono i migranti in fuga dalla guerra, e tu sottoscrivi in pieno, guardando queste famiglie siriane di vecchi, donne, bambini, ti emozioni, faresti qualsiasi cosa per loro. Sul rimanente 90%, tutti giovani alti, robusti, baldanzosi, microfonati, fuggiti dalla fame (?) pagando tangenti di 3-4.000 $ per arrivare in Italia, hai molti dubbi ma taci, ti chiedi, sconvolto, starò mica diventando un trumpista?

Poi ci sono le nuove povertà, io conosco solo casi singoli, di amici, ex operai della mia giovinezza. Costoro, in questi nove anni hanno azzerato i risparmi di una vita (se era predisposto alla cultura della scarsità, un operaio poteva farsi un gruzzolo, dopo aver portato i figli alla laurea); ora sono disperatamente aggrappati alla pensione. Speculare è la situazione delle classi medio-alte che molto avevano investito sui figli, dando loro Erasmus, università anglosassoni, master rari. Per una decina d’anni furono orgogliosi delle loro carriere in aziende estere prestigiose, ora li vedono in difficoltà: hanno perso il lavoro all’estero, non ne hanno trovati altri, rientrano da sconfitti, altro che cervelli in fuga, tornano qua. E non sanno ancora quello che attende i nipoti, mandati a studiare in America: sta arrivando lo tsunami della tecnologia: esultano gli algoritmi, stupefatti gli umani.

Sulla povertà seguo il criterio millenario della Chiesa. Per Francesco i poveri sono moltitudini, non fa distinzioni di nessun tipo, tutti devono essere aiutati (da chi può). Bergoglio invece, uomo di execution, si concentra sui “barboni” romani, attraverso l’elemosiniere pontificio. Monsignor Konrad Krajewski), due sere alla settimana, con le guardie svizzere in jeans, distribuisce viveri e bevande ai clochard delle stazioni ferroviarie romane, organizza servizi di doccia e di barberia per quelli che vivono, autorizzati, sotto il Colonnato di San Pietro. Condivido l’approccio del Vaticano: i clochard sono come noi, presto, causa il combinato disposto globalizzazione-tecnologie, molti di noi diventeranno come loro. D’estate, padre Konrad ne carica ogni giorno, a turno, dieci, quanti ne contiene il pulmino pontificio, e si fionda a Fregene. A bordo indossano i costumi pontifici, su teli pontifici si sdraiano sulla spiaggia. Al calare del sole, tutti nel pulmino a rivestirsi (da clochard) e poi in pizzeria per una napoletana e una birretta.

Suggerirei alle élite che nei talk parlano con tanta competenza di povertà di andare a Fregene, guardarli, impareranno che lo status di povertà, per noi bianchi, è dato dal colore della pelle. Un vero clochard è bicolore: le mani e il viso abbronzati dal sole, bagnati dalla pioggia, asciugati dal vento, assumono con gli anni una tinta marrone scuro, come i madrasi (popolazione del Sud dell’India non particolarmente apprezzata), che poi degrada sul grigio topo, mentre il resto del corpo (sempre coperto) ha il nitore di un neonato: lì c’è la loro anima. La Chiesa l’ha capito, i laici no.

Riccardo Ruggeri

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