Mettetevi nei miei panni. Ho superato gli 85 anni, ho 4 figli-nuore, 4 meravigliosi nipoti. Ero un nonno felice. Poi, da oscene lande cinesi, arrivò il “virus”.
Ogni giorno, alla tv e sui giornali legioni di scienziati virali, politici, economisti, intellettuali, magistrati, ovviamente tutti celebri e celebrati, pontificano sul virus. Devi seguirli attentamente, alcuni cambiano spesso numeri, valutazioni, strategie, altri aprono o non aprono fascicoli (ragazzi, non si scherza con la giustizia, c’è l’obbligatorietà dell’azione penale), poi ci sono quelli che mangiavano involtini primavera abbracciando i cinesi, ora non riaprono i ristoranti e distanziano gli italiani. Un bel giorno (è passato tanto tempo che non ricordo quanto) ci hanno chiusi in casa, tutti, d’imperio. Forze di terra, di mare, di cielo (mancano solo le teste di cuoio) controllano. Lì la Costituzione più bella del mondo cominciò ad appassire.
Poi iniziò il festival dei supporti medici. Le mascherine prima venivano ridicolizzate, poi scomparvero, quindi furono obbligatorie, in attesa dei tamponi. Quando finalmente arrivarono i tamponi, i reagenti, chissà perché, smisero di reagire. Per due mesi Presidente del Consiglio, Ministri, Governatori, Sindaci, sono stati straordinari nello spargere chiacchiere e fuffa, ma come execution sono stati un disastro. E’ avvenuto tutto e il contrario di tutto, però in una nuvola perenne di cipria, creata dai media di regime.
Un giorno, il Premier ha detto “Basta: è arrivato il tempo dell’execution.” Esultai. Subito mi ammosciai, appena capii cosa lui intendeva per execution: insediare 15 Task Force, oltre 450 super “competenti”. Il clima cambiò, nell’etere si liberarono le enormi energie intellettuali prodotte da costoro. Piovve pure.
Essendo del mestiere, per convogliare tutto questo sfarfallio di execution, suggerii, via Twitter, la 16° super Task Force per coordinare le altre 15, anche stante l’alto il numero di soubrette presenti. La Banca d’Italia intanto certifica una perdita dello 0,5% di PIL ogni settimana che stiamo spaparazzati sui divani. Purtroppo le Task Force non creano, ma mangiano PIL. Colpevoli? Dal non detto, sembreremmo noi vecchi.
Infatti io, per il solo fatto di essere vivo, in questo contesto, mi sento in perenne imbarazzo. Peggio, considerandomi agli arresti domiciliari, sento di essere stato contagiato dalla sindrome di Stoccolma, questa mi avvolge nelle sue spire incipriate. Mi butterà mica nelle braccia del Signor Alzheimer? Intendiamoci, quelle che ascolto sono allusioni, mezze parole, battute stile don Corleone, ma tutte finiscono lì: troppi morti in Italia, per colpa dei vecchi.
Curiosamente però sono i vecchi a morire, e quelli che vorrebbero mandarli al confino sono quelli che fingono di proteggerli. Un’idea, anziché nelle tristi RSA perché non li postano sulle navi della Tirrenia, almeno respirano l’aria di mare e sognano di essere in crociera, dopo aver lavorato come bestie tutta la vita. Se ricordo bene, è la generazione che ha lavorato, senza Erasmus e senza uno straccio di App, al miracolo economico. Quella fu execution in purezza!
Nel frattempo impazzano i talk. Le conduttrici/conduttori hanno sottratto la leadership agli editori. Questi sono disperati, gli indici di ascolto crescono, ma la pubblicità è scomparsa, le pause pubblicitarie ci sono, ma i prodotti da promuovere no, per cui sono costretti a promuovere il loro palinsesto. Alla fine i telespettatori credono di avere già visto i programmi promossi e cambiano canale. Beffa e danno.
Il format è fisso. Si inizia con il solito caravanserraglio di domande ai virologi (sempre le stesse, ma personalizzate). Fanno le domande, ma dal linguaggio del corpo si capisce che loro sanno già la risposta. Per dare ritmo alla trasmissione, e mettersi in evidenza, a metà della risposta interrompono con il classico “mi scusi professore, provo a sintetizzare io per quelli a casa”. Una doppia volgarità, quelli a casa si sentono trattati da idioti, i professori deglutiscono, ma pur di avere i loro 15 minuti di notorietà, incassano, sorridendo pure.
Ovviamente, il telespettatore è confuso da questi cambi di identità, quindi non dà più alcuna importanza al messaggio scientifico. La sceneggiata si chiude con il malcapitato scienziato che si associa alla conduttrice/conduttore, ormai scienziata/o di complemento, sulle conclusioni. Per quei pochi che sanno collegare teoria ed execution, e che quindi non rispettano il copione del talk di regime (alla domanda con risposta incorporata ci si associa, comunque), tipo Andrea Crisanti, scatterà la gogna mediatica.
Su un punto sono tutti d’accordo: la colpa dei vecchi è di morire causa virus, alterando così le statistiche (questo è il rospo che non osano sputare). In realtà, è da anni che gli economisti di regime ci avevano invitato, in un crescendo rossiniano, di metterci da parte (“rubate il futuro ai giovani”, la locuzione più gentile), dovevamo rinunciare alla pensione. Inutile che spiegassi loro che, almeno la mia, era contributiva, e che i miei risparmi preferivo darli ai nipoti, piuttosto che al reddito di cittadinanza o a Quota 100, o ai “competenti di regime”.
Poi la mazzata. Alcuni giorni fa dalla Florida è arrivata la Principessa dei virologi che ha emesso, con soavità, una sentenza terribile: “Nonni e nipoti non potranno più stare assieme come prima”. Sembrava una fake, invece era vera.
Per me è la fine. Facendo quattro conti, stante l’arrivo della seconda ondata del virus (parola di OMS), immaginando che le prove del vaccino italiano sui poliziotti inglesi cavia vadano bene, nel 2021 si passerà alla produzione di massa (però solo poche Big Pharma lo potranno produrre). Stante il numero dei vaccinandi, ci vorranno 4-5 miliardi di dosi. Come ovvio la priorità l’avranno Bill Gates e i suoi picciotti, i politici, i CEO, quelli dei Palazzi, gli euroburocrati, i calciatori, gli artisti, gli intellettuali. Prima che arrivino a me e ai pastori sardi dell’Ogliastra, saremo al 2024. A quel punto, mi diranno, soavemente: “Con lei è inutile sprecare un vaccino”.
Io non ci sto. Fonderò Radio Londra 2.0!