Autointerviste sotto l’ombrellone. 2) I digital natives.

Domanda
Riccardo, ormai ne scrivi da tanti anni, chi ti legge sa del tuo sogno (irrealizzabile, lo dici tu stesso) di capire in che mondo vivranno i tuoi quattro nipotini. So che hai letto il report della Canadian Scholarship Trust Foundation (CSTF), è stato utile per le tue riflessioni?
Risposta
Sì, molto. Virginia, Carla Maria, Jacopo, Ada Rosa, sono nati nel nuovo secolo (e pure millennio), quindi hanno lo status di digital natives, una specie umana nuova, noi del ‘900 non possiamo certo capirli, e allora limitiamoci ad amarli. E’ cambiato il paradigma. Io sono nato povero e grazie al mio lavoro morirò benestante. Loro sono nati benestanti e avranno difficoltà a mantenere questo status, il lavoro tenderà a scomparire, se prima ti arricchiva ora al massimo ti garantisce una povertà a tutele decrescenti. A meno che tu non entri nella casta (1%) dei digital natives  versione Brahamin.

D. Che programma di studi hai concepito per loro?
R. E’ una responsabilità che non mi compete, è delle mie nuore e figli, io posso solo contribuire a livello di analisi e di idee. Sarebbe troppo bello che uno o più di loro avessero una personalità talmente forte da scegliere nell’adolescenza la professione della vita, novelli Mozart, che so, o pilota delle astronavi di Musk, o ballerina classica, o allevatore di capre camosciate delle Alpi. Io posso solo ipotizzare la normalità.

D. Ma oggi qual è la normalità?
R. Siamo fermi al modello scolastico delle élite: liceo classico, università (ingegneria, economia, matematica/fisica, lingue), master anglosassone, multinazionali o istituzioni. E se fosse da rottamare? Il rischio di questo modello è altissimo, sbagli una mossa e piombi nel reddito di cittadinanza.

D. E allora?
R. Non resta che scommettere sulla modalità proposta dalla Fondazione CSTF. Prendere cioè atto che l’evoluzione darviniana dei nativi digitali (non bramini), secondo me ha configurato per loro un DNA basico da precario socio-fisico-mentale (con parte finale della vita da zombie), quindi tanto vale inventarsi un lavoro à la carte. Lo studio CSTF si proietta al 2030, ne propone alcuni. Un affascinante, Urban Farmer, agricoltore specializzato nella coltivazione di prodotti a “decimetri zero” sfruttando i terreni urbani e quelli che si arrampicano sui grattacieli. Sono spazi-frattaglie che danno origine a fattorie agricole verticali (ci vorranno mica hombre vertical?). Oppure, i Re-wilder, un colonizzatore al contrario, chiamato a studiare come rimediare ai disastri ambientali inflitti all’ambiente dall’homo technologicus. Ho reso l’idea?

D. Ti seguo a fatica, ma mi inquieti.
R. E non finisce qui. Questi sono i mestieri convenzionali, poi ci sono quelli a rischio. Poiché la filosofia dominante sarà “essendoci poco, non si butta via nulla” nascerà l’esigenza di avere la figura del Designer, non certo il banale architetto d’oggi, ma uno che, assumendo come materia prima la spazzatura, darà vita a nuovi oggetti di uso comune, persino case (evoluzione di Michael Reynold).

D. Doppiamente inquietante!
R. Tranquillo, stante l’età non ci toccherà, per noi ci sarà un’altra figura, curiosamente lo definiscono il Nostalgista, quello che allestisce ambienti per anziani, immagino quei pochi sopravvissuti all’eutanasia di stato (non è giusto soffrire a spese del welfare, mettendo senza motivo in crisi il pareggio di bilancio) che utilizzerà reperti di un epoca che fu, come orologi a cucù o telefoni appesi alle pareti, per dar loro un atmosfera ormai desueta dell’orrendo mondo reale. Ciò commuoverà i vecchietti, condizione rara nel mondo zombie 2.0.
Invece, vi è un mestiere antico, modernizzato, al quale anch’io mi sentirei portato, visto che l’ho praticato, il Semplicity Expert. Un individuo controcorrente, che le élite industriali utilizzano per semplificare i processi che loro hanno reso inutilmente complessi, per giustificare i prezzi folli dei prodotti.

D. Mi hai scioccato!
R. Mi manca però un tassello. Chi sarà al potere? I figli dei G7 o i figli di Erdogan e di Khamenei? Lo scontro di civiltà (criminali islamici versus eunuchi europei) ci sarà o il destino sarà Eurasia, senza colpo ferire? Ricordo con nostalgia il cardinale Ratzinger quando, nel 2005, profeticamente usò la locuzione: “la dittatura del relativismo”, due parole fermo immagine del nostro futuro. Inutile girarci intorno, così va il mondo, caro Riccardo.

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@editoreruggeri

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