Ieri l’arbitro, oggi il Var, domani l’algoritmo, il calcio diventerà un video gioco. Il sogno della vita di Aldo Biscardi fu di portare “la moviola in campo”, c’è riuscito. Chapeau! Per un certo tempo pensai che il tormentone della moviola in campo fosse una genialata markettara dello stesso Biscardi. La chiedeva a gran voce, sicuro che non venisse mai attuata, lasciando così spazio alla sua creatura diventata nel frattempo un mostro mitologico: “il moviolone”. Dalle 21 alle 24 del lunedì sera l’Italia si bloccava, in attesa che Maurizio Biscardi, il figlio, interrogasse il mostro, riferisse al padre e alla sua corte, e lui sentenziasse.
Invece, con tutti crismi della Fifa (l’Onu del calcio), è arrivato il Var (l’Accademia della Crusca ha sancito, con buona pace di Laura Boldrini, che Var – Video Assistant Referee – è maschile). Suggerirei Var calcio, perché in economia l’acronimo Var significa “Value at risk” ed è un indice usato dalle banche per indicare i rischi sugli investimenti finanziari.
Come funziona? Ci sono due giudici di sedia-video che supportano l’arbitro in campo, sono super microfonati, si scambiano messaggi vocali in codice, improvvisamente l’arbitro si ferma, ascolta, lo stadio ammutolisce, la tensione va alle stelle. Corre verso la postazione del Var, osserva pensoso, torna in campo, si ferma di botto, il silenzio si fa imbarazzante tanto è assoluto: con le due mani, ieratico, disegna nell’aria un quadrato virtuale, e decide. C’è chi esulta ma c’è chi è convinto che non era un quadrato quello disegnato con le due mani, ma un volgare cerchio. Per i perdenti oltre alla negatività della decisione la beffa del cerchio.
I primi risultati non sono ancora significativi: l’arbitro non vede un rigore contro la Juve, scatta il Var, viene assegnato. Il Toro segna un gol regolare, il Var lo conferma ma non può essere assegnato per un errore del guardialinee (faccio un tweet immediato invitando il Tar, per assonanza, a intervenire sul Var: non ammesso). Seconda giornata, il Var assegna un rigore contro la Juve, sacrosanto, in realtà inesistente perché viziato da un fuorigioco non visto dal Var. C’è un rigore (a occhio nudo) ineccepibile per la Roma, l’arbitro non lo assegna, nessuno chiede l’intervento del Var: giallorossi gabbati. Anche Var sbaglia ma a noi pubblico piace, meglio lui dell’arbitro, siamo convinti che lui non soffra di sudditanza psicologica verso le grandi.
Che dire? Per un apòta come me nessuna sorpresa. Il giochino del Var calcio mi ricorda quello della Corte Suprema americana: essendo i giudici di nomina politica, nessuno mi convincerà mai che costoro siano indipendenti. Come non lo siamo noi giornalisti, noi élite, e tutte le categorie che detengono il potere. L’onestà personale dei singoli non è in discussione (mai) ma la vita mi ha insegnato che la sudditanza psicologica (chiamiamola così) è molto diffusa, certo esistono i Maximilian de Robespierre, ma tutti sappiamo che in genere finiscono male, per cui cautela.
Nel frattempo, lo scontro fra le due tipologie di “suprematisti bianchi” su piazza (sovranisti e globalisti) si farà sempre più feroce, dovremo convivere con loro, anche nel calcio si combatteranno. Vedrete che il Var per costoro non sarà più sufficiente, ci vorrà l’algoritmo, la Corte Suprema. L’algoritmo deciderà tutto, chi deve vincere, e chi deve perdere, chi avrà diritto ad avere la “vita” e chi si dovrà accontentare del solo “stile di vita”. Vivremo in un perenne video gioco, dove tutto è già previsto dal protocollo, basta attenersi a esso e sarai felice. La felicità dello zombie of course.
Sarà come per l’auto a guida autonoma di cui tutti blaterano? Ad essa ci crederò solo quando il protocollo di riferimento ufficializzerà la simulazione limite: due bambini rom attraversano d’improvviso la strada e la Tesla (sulla quale Enon Musk e un amico stanno giocando a carte) se li troverà di fronte. Che farà l’algoritmo? Ha il tempo per una sola mossa, può salvare la vita o ai bimbi (i bambini servono sempre per stressare i concetti) o ai passeggeri dell’auto, non a entrambi. IA (intelligenza artificiale per il volgo) deve decidere: lo farà in nome del singolo o nell’interesse della collettività?
Si può forse mettere a rischio la vita di uno scienziato visionario, di un benefattore dell’umanità? Anche tecnicamente non sarebbe possibile fare diversamente. La Compagnia di assicurazione può pagare la famiglia rom non quella di Musk. Lui vale troppo, non è assicurabile, deve vivere comunque, l’umanità tutta non può perderlo. E così sia.