Ai festeggiamenti del 2 giugno parteciperemo con un nuovo Governo (Conte). Sono felice che i vincitori delle elezioni, il M5S e il Centrodestra siano riusciti a trovare un accordo. Ho scritto Centrodestra, e non Lega, volutamente, perché di questo si tratta. Fratelli d’Italia avrà la presidenza di alcune Commissioni e i suoi voti saranno utili quando l’eventuale mal di pancia dei grillini della prima ora dovesse creare problemi di appartenenza. Per ora manca Fi, ma Silvio Berlusconi è la vecchia lenza di sempre, una piroetta (a Ferragosto? Prima delle elezioni europee?) e si adeguerà: il “suo” popolo non è attrezzato per stare all’opposizione. Il sogno Partito della Nazione si sta afflosciando, a sinistra ci sono enormi praterie da dissodare, però servono braccia contadine e operaie, non languori colti alla Carlo Calenda. Il Paese ha bisogno di una Sinistra pugnace e deve mettere all’angolo quelli che ci hanno propinato per un quarto di secolo la purga del Ceo capitalism, un modello fallimentare che per sua natura produce un 10% di fighetti e un 90% di buzzurri. E questi, nel buio dell’urna, si sono rivoltati: buzzurri forse, fessi no.
Alle ultime elezioni ho votato per i vincitori, semplicemente per oppormi a quelli che hanno sposato il Ceo capitalism non certo per il loro programma o per le loro ideologie. Sono un feroce avversario del reddito di cittadinanza, quello originale, uno dei punti fermi del Ceo capitalism (cosa diversa sarebbe un aiuto alla disoccupazione momentanea). Altrettanto contro la Flat Tax al 15% (ha una componente para culturale da studiare e implementare prima di poterla applicare: stia nel cassetto finché non sarà matura). Circa l’euro bisognerebbe dire la verità: sono molto alte le probabilità che la Germania di Angela Merkel, via via che si impone la politica (geniale) di Donald Trump, con Xi Jinping di rimessa, sia costretta a gettare la spugna. Appena l’euro non sarà loro più conveniente lo butterà nella spazzatura. Sarebbe quindi idiota metterci noi a programmare un’uscita dall’euro, che saccheggerebbe i nostri risparmi, di fronte a uno scenario di questo tipo. Quindi calma e gesso, sia l’Accademia a valutare le varie opzioni e si attenda (sereni) che la Germania (e i suoi loschi amichetti del Nord) facciano la prima mossa. Nel frattempo non cedere neppure un centimetro di sovranità nazionale, usando però parole dolci e sorrisi accattivanti, lasciando le volgarità a miserabili come Juncker e Oettinger. Ai quali mando un devoto ringraziamento: ci hanno compattati e al contempo hanno squalificato una certa Europa. La loro.
Mi auguro che il governo si concentri, di qui alle elezioni europee su temi, il più possibile a costo zero, sui quali l’Europa e il “Mercato” non possano mettere lingua: 1 Si impone una due diligence a tappeto come qualsiasi acquirente farebbe quando prende possesso di un’azienda tecnicamente fallita com’è l’Italia 2018. Si cristallizzi la situazione al momento del passaggio della campanellina. 2 Lavoro-Immigrazione-Sicurezza. Questi i tre temi strategici grazie al quale sono stati eletti e che devono risolvere. Prima bloccare gli arrivi applicando il metodo Merkel–Erdogan, limitarsi alle espulsioni fattibili, profilo comunicazionale basso. 3 Lavorare tanto, comunicare solo l’indispensabile. Guai dare l’impressione di essere in campagna elettorale perenne.
Infine, vorrei ringraziare i due veri vincitori morali di questi 88 giorni di fuoco: Il Presidente Sergio Mattarella e la “Levatrice” Carlo Cottarelli. Al di là di possibili scivolate ovvie in una partita a scacchi di tale complessità, quello che conta è il risultato finale: il Presidente ha dato alla maggioranza degli italiani il Governo che volevano. Chapeau! Carlo Cottarelli ha dimostrato di quale pasta sia fatto, si può essere competenti e non arroganti, “tecnici” sopraffini ma uomini a schiena dritta. Chapeau!
Un “Viva l’Italia, viva la Repubblica”, oggi 2 giugno ci sta tutto.