GUERRA AL BUSINESS DEL TRAFFICO DI ESSERE UMANI

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Premetto che di Annalisa Chirico non so nulla, salvo che è una giornalista brillante e sofisticata, non scriverebbe sul Foglio se così non fosse. Di lei ho letto poco e distrattamente (chiedo scusa, veramente), mi piacciono i suoi tweet, sono secchi, diretti, chiari. Dalle foto vedo che è giovane, solare, non come noi vecchi imbolsiti che la critichiamo su Twitter (non è il mio caso, anzi). Dopo una serie di tweet in cui ironizzava con humor su Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista, ne fa uno fuori dal “Protocollo Ztl”:  “Quanta ipocrisia! La capacità di accoglienza di un paese non è illimitata. Qualcuno vorrebbe abolire la distinzione fra migrante economico & rifugiato, modo perfetto per lavarsi la coscienza lasciando ai moderni SCIAVISTI il business del TRAFFICO DI ESSERI UMANI, crimine orrendo”. Considerazioni di puro buon senso, salvo l’uso orrendo delle maiuscole. Però, mal gliene incolse, salvo pochi favorevoli (però prudenti), riceve una serie di insulti veri e propri, seppur nell’elegante neo lingua di Milano 1 e Roma 1.

Una premessa personale: trovo intollerabile, come nipote e pronipote di migranti economici fare un parallelo di quelli d’allora con i migranti 2.0, com’è d’uso nella stampa e nei talk di regime. I miei avi, salvo il colore della pelle, erano identici a questi splendidi giovani africani. Come loro non scappavano dalla fame. Una notazione personale: significa non conoscere l’Africa se non si sa che 5-8.000 $ più satellitari vari, investiti per il viaggio di un figlio (il più giovane, intelligente, forte) sono a disposizione solo di famiglie benestanti. Come questi, alla loro età  i miei avi sognavano di fare fortuna in America, trovare un lavoro più stimolante di quello che offriva loro la parte montana della Lunigiana e della Garfagnana (braccianti agricoli e pecorai).

All’inizio del Novecento c’era però un protocollo firmato da Re Umberto I e dal Presidente Theodore Roosevelt che regolamentava la migrazione fra i due paesi. I miei avi ricevevano la “chiamata” per scritto da un “padrone americano”, veniva loro trovata una sistemazione a pensione presso famiglie predefinite, vicine al luogo di lavoro. A questo punto, autorizzati dal Prefetto, compravano il biglietto ferroviario da Pontremoli a Genova, un biglietto marittimo da Genova a Le Havre, poi un altro da Le Havre a New York (qua le visite mediche). A bordo della nave c’era un Commissario governativo italiano che garantiva il rispetto della legge. Il lavoro, la casa, la stessa cultura giudaico cristiana che trovavano al loro arrivo in America assicuravano, come poi avvenne, una totale integrazione in un paio di generazioni, nel rigoroso rispetto delle leggi americane. Chi vuole conoscere prima di parlare si legga La Merica di Adriana Dadà.

Allora la legalità era il punto fermo di quella migrazione, mentre oggi alla base di questa migrazione c’è la più assoluta, voluta illegalità. Perché? Perché spendere 5-8.000 $ in tangenti a bande criminali per arrivare in Europa quando con voli di linea ne basterebbero qualche centinaia? E senza subire stupri, senza rischiare la vita. Perché mantenere una filiera di criminali (Annalisa li chiama schiavisti dediti al traffico di essere umani: pura verità) che compiono ogni tipo di reato per far arrivare i migranti in terra europea. Qua giunti la filiera del male si ripropone con altri criminali locali (mafie nostrane e africane) che si impossessano di una parte di questi poveracci, usandoli come schiavi per i loro business. Altri criminali, questa volta italiani ed europei in doppio petto, o li sfruttano pagandoli male e in nero, o vanno a ingrossare la pletora di mano d’opera a basso costo da cui pesca il Ceo capitalism versione finto filantropica.

Possibile che sia così difficile tornare ad accordi tipo quelli di inizio Novecento che garantivano l’aspetto più importante nei rapporti umani: la legalità? Quando c’è la legalità, garantita dagli Stati, non ci sono morti, né in mare, né in terra. E non si è soggetti a filantropi pelosi che vorrebbero farci credere che questi poveracci si siano palesati come d’incanto in mezzo al mare, e quindi debba scattare l’art. 98.2 dell’Onu. Notazione di un vecchio apòta: perché i colti e i competenti considerano noi cittadini comuni degli idioti incapaci di capire le loro infantili furbate?

riccardoruggeri.eu

 

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