Era il 1972, Maurice Strong, direttore Ambiente dell’ONU, tuonò: “Ancora dieci anni così, poi la fine del mondo”. Dopo cinquant’anni di comunicazione catastrofista ONU, il 1° novembre 2021, Boris Johnson nel discorso di apertura di Glasgow, è stato definitivo: “Manca un minuto alla mezzanotte dell’Apocalisse”. Stesso tono (“defuse the bomb”) da parte di tutti gli altri leader occidentali. Chissà perché mi è venuto in mente Emil Cioran “Anticamente c’era la paura della fine del mondo – qualcosa che sarebbe successo nel futuro – ma ormai l’apocalisse è presente di fatto, nelle preoccupazioni quotidiane di tutti”. Quindi, sotto il bla bla bla delle leadership politico culturali attuali, niente.
Dopo cinquant’anni di balle spaziali e di ignobili loro sceneggiate sul tema climatico, è tornata Greta Thunberg, per fortuna. Ora è maggiorenne, sembra più matura in termini di comunicazione. Solito sguardo sghembo e gelido, linguaggio del corpo in posizione fetale, per trasferire giovinezza e forza umile. Suggestiva la sua locuzione rivolta ai potenti: “.. non avete un piano B, non c’è un Pianeta B e Bla, bla, bla”. Una perfetta slavina mediatica creata con un’onomatopea universale del chiacchiericcio tipico dei politici di oggi, seppelliti dal loro stesso bla bla bla. Slogan efficacissimo, se persino il gelido Mario Draghi si è mostrato seccato.
Nell’articolo a sua firma, “Basta bla bla bla. Vogliamo adesso la giustizia climatica”, Greta fa invece un passo avanti nella sua critica: “Certo serviranno drastiche riduzioni annuali di emissioni, e dato che non abbiamo ancora tecnologie che lo consentano, vuol dire che dovremo cambiare noi”. Ecco la novità: noi giovani, dice, siamo disposti a cambiare l’attuale nostro stile di vita, rinunciando a molti prodotti e processi. Una presa di coscienza da apprezzare che si oppone al bla bla bla dominante.
I leader occidentali hanno finto di non sentire, le hanno risposto con paterna sufficienza, buttando sul piatto i soliti 100 miliardi $, fermi come sono sul loro consolatorio principio secondo il quale qualsiasi problema lo si supera stampando moneta. Il “matto” Boris Johnson è stato l’unico chiaro nell’indicare le priorità del COP 26: coal , cars, cash and trees”. I Leader del mondo devono decidersi a parlare chiaro con noi cittadini, e ad agire. Sapendo che la “giustizia climatica” a livello globale la decidono, non loro, ma i Tre negazionisti storici: Cina, India, Russia. A noi occidentali spetta solo pagarla. Pare evidente, come sottolinea Ross Clark (The Telegraph) che nessuno dei Tre è disposto a rendere più poveri i loro cittadini in nome di un futuro più verde. Questa è la realtà, inutile fingere: i Tre sono fermi nella convinzione che non è il cambiamento climatico a uccidere le persone, ma la povertà.
Nel frattempo, diciamolo ai nostri ragazzi che l’energia sarà enormemente più cara, così i trasporti, il turismo in presenza sarà solo per le classi alte, viaggeranno per il mondo a piedi o con il “metaverso” dello smartphone. Il vecchio stile di vita (volo a Londra con 19 €, condizionatore e riscaldamento a manetta, etc. etc.) scordatevelo, preparatevi a vivere una vita molto diversa dall’attuale. Sopravvivere dignitosamente sarà la vostra sfida, come fu la nostra, quando soffrivamo il freddo, e non il caldo.
Mi chiedo se i leader dell’Occidente si rendano conto dell’enorme responsabilità che hanno nel decidere un processo di execution che comporterà la riduzione-distruzione di intere filiere socio-economiche per farci uscire dal cul de sac nel quale, secondo gli scienziati, la loro cinquantennale insipienza strategica ci ha confinati. Ripetono da anni “il tempo è scaduto” e non hanno fatto nulla, se non parlare, come osserva Greta, con lingua biforcuta. L’Occidente di oggi è stato il frutto dei sogni e del lavoro di decine e decine di generazioni che ci hanno preceduto: i nostri vecchi si sono sacrificati perché noi uscissimo dalla povertà (come oggi i cinesi), che fossimo liberi e felici, tutti. Mi chiedo: Glasgow sarà come Parigi?