Grazie ingegner Carlo

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Strepitosa confessione, mascherata da intervista, di Carlo De Benedetti. Conoscendolo da 42 anni, sono un mese più giovane di lui (ci ho pure lavorato, nei mitici 100 giorni in cui ha guidato la Fiat), ho capito subito, dal piglio con cui si è seduto, che il ruolo della simpatica Lilli Gruber sarebbe stata di bella statuina, perché l’ingegner Carlo (quando gli scrivo uso sempre questa locuzione torinese d’antan) aveva deciso di mettere la parola fine a una commedia durata fin troppo.

Mio papà, un intellettuale che per vivere faceva l’operaio Fiat, lo ripeteva spesso: o si è liberali (lui lo era), o si è di sinistra, tertium non datur. E sinistra significava, nella sua accezione, non certo socialdemocrazia, riformismo liberista, ma marxismo (che poi il comunismo sovietico abbia fallito è ideologicamente irrilevante), così come lo è stato per alcune formazioni politiche nate liberali e poi fattesi fasciste. Nella vita vera la terza via non esiste, la vita è un perenne referendum, o è sì o è no. Ricordiamo il Vangelo di Matteo (5,17-37) “Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno”.

Almeno alla fine della vita (se arrivi a 80 anni, quel decennio lo devi dedicare ai bilanci, a fare testamento, ad amare in modo struggente figli e nipoti, a morire con dignità), le persone perbene, e Carlo lo è, non possono mentire, ciascuno di noi prende coscienza che la “Terza via” non esiste, è una truffa ideologica per gonzi, inventata da disonesti. Terza via è il losco “Ceo capitalism”, il politicamente corretto, l’orrendo stile di vita che lor signori ci stanno imponendo.

Quando Gruber gli ha fatto la domanda, già proposta da Giovanni Floris a Eugenio Scalfari (Silvio Berlusconi o Luigi Di Maio?), è stato feroce: con nessuno dei due. Ed è giusto così, i pentastellati sono una costruzione concepita per essere “terzi”, come il cosiddetto partito della nazione (transfughi liberali, Berlusconi, e transfughi di sinistra, Renzi), costruzioni artificiali senz’arte né parte.

Mi metto nei panni dei colleghi del Gruppo Espresso, de La Stampa, del Secolo e comprendo il loro imbarazzo ma guai ridurre questa intervista di Carlo De Benedetti a uno sfogo di un editore ottantenne. I contenuti che sono dentro ad essa sono vivi, freschi, proprio perché sofferti. Grazie ingegner Carlo, e auguri di lunga vita.

www.riccardoruggeri.eu

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