Da 46 anni, a fine gennaio si riuniscono a Davos i grandi del mondo, ultimamente i grandi (veri) latitano, ci sono il Segretario dell’Onu (nuovo di zecca), i soliti perdigiorno Al Gore e Bill Gates (ha riempito di condom l’Africa, ora non sa più a chi rifilare gli stock rimasti), i sempreverdi Roubini, Pogoff, Stiglitz (con un paio di tweet, Donald Trump ha cestinato le bozze dei loro ultimi libri). Per la società civile c’erano Nico Rosberg, Matt Demon, Shakira (i big, golosi, attendevano però Madonna). Che belli i tempi in cui i nipoti di costoro, travestiti da no global e da occupy qualcosa, li prendevano a palle di neve, i media sognavano la rivoluzione dei bucaneve, mentre loro, blindati negli hotel, dibattevano di export, in attesa delle escort. Oggi Davos è un lacrimatoio, ci vanno gli sfigati, ormai gli ex no global, gli ex occupy qualcosa, lavorano a Wall Street o scimmiottano Saviano, i big politici stanno nascosti, sanno che appena escono, e c’è un’elezione, il popolo li abbatte. La varia umanità di Davos la percepisco dai racconti di un amico svizzero (barman), dice: “rispetto agli anni scorsi è tutto cambiato, sembra di essere in un altro secolo”. Geniale!
Oxfam, una holding che raggruppa svariate Ong, ogni anno, in contemporanea a Davos, presenta un report pieno di tabelle e grafici alla Piketty, mettendo a confronto la ricchezza di una piccola percentuale di nababbi con la povertà di miliardi di cittadini comuni. Visto lo scarso successo, in termini comunicazionali, degli anni scorsi, quest’anno ha tentato una modalità più aggressiva: presentarli non più come percentuali, ma come immagini. Così, nella slide finale ha messo a sinistra le foto degli otto uomini più ricchi del mondo (ricchezza netta: 426 miliardi $) e a destra quanti cittadini ci vogliono per pareggiarne la ricchezza: 3,6 miliardi di persone (il 50% della popolazione del globo). La rappresentazione è corretta, ma distorcente. Nessuno dice che gli otto non fanno nulla per aumentare la loro ricchezza. Anzi, si sono inventati meccanismi per donare parte dei quattrini, visto che questa spaventosa ricchezza li rende ansiogeni. Purtroppo per loro, il problema è irrisolvibile: c’è un automatismo per cui aumentano sia i loro patrimoni sia la popolazione. Con l’algoritmo non si scherza, il loro destino è segnato, lo dice lui: diventeranno sempre più ricchi, loro malgrado.
Cerco di spiegarlo, semplificando al massimo. Se pratichi seriamente il modello sotteso alla globalizzazione, se privilegi in ogni modo la tecnologia delle piattaforme digitali, se credi a Carlo Calenda su Industria 4.0, se ti focalizzi sulla share-economy, se procedi al “consolidamento” dei macro gruppi banco-industriali per arrivare a solo due aziende per ogni business (modello Boeing-Airbus), se investi sull’ottimizzazione fiscale in modo da ridurre a zero virgola le tasse statali, se con la gig economy costringi quelli che la praticano (perché hanno perso il lavoro causa tua) a scegliere fra sopravvivere o pagare le tasse, se investi cifre mostruose sulla lobbying per distorcere le regole e le leggi, ebbene se fai tutto questo, e lo fai bene, è oggettivamente impossibile evitare sia il fallimento degli Stati, sia frenare l’impennata continua della tua ricchezza. Ormai è certo, lo dice l’algoritmo, prossimamente gli otto nababbi di oggi (pensate erano 56 appena tre anni fa) diventeranno quattro, e saranno ricchi come 4 miliardi di cittadini, visto che nel frattempo questi ultimi, fornicando in modo sciagurato, saranno aumentati di numero, malgrado i condom gratis di Bill Gates.
L’algoritmo non teme nulla, salvo un evento. A Davos, le élite occidentali hanno incoronato il grande timoniere Xi, definendolo “crociato della globalizzazione” (linguaggio da Isis), mentre l’altro timoniere Trump ha detto “io non ci sto”. Questi, essendo intellettualmente un grezzo (come il 90% degli occidentali), non ha ancora capito perché l’Occidente debba mettere a dimora alberi, concime, impegno e la Cina si prenda i frutti, loro diventino ricchi, noi poveri.
Come finirà? Tranquilli, bene. L’esperienza di una vita mi ha insegnato che se due potenti si mettono d’accordo, i sudditi sono fottuti, se bisticciano sono salvi.
Riccardo Ruggeri