Mi permetto di essere in controtendenza con la critica più qualificata. Per me questi sessanta e passa giorni della crisi sono stati necessari e utili perché hanno permesso, da un lato a noi delle élite di cominciare a capire le logiche che stanno alla base del mondo nuovo che vuole andare al potere (con il voto, non con i forconi), dall’altro ai giovani leader che hanno vinto le elezioni, per cominciare a comprendere come il potere sia una brutta bestia da gestire. Noto invece che una gran parte delle élite trovino raccapricciante il solo pensare che persone elette con una legge proporzionale (il massimo della democrazia) non debbano governare. Questo sì sarebbe un vulnus alla democrazia.
Sono stati utili in primis al Presidente Mattarella che ha via via capito come le prassi quirinalizie fossero in parte ammuffite, avessero bisogno di aria nuova. E qua si è vista la differenza, non solo di curricula, ma anche di cultura politica fra un Giorgio Napolitano (un vecchio comunista ideologizzato, riverniciato da liberista blairiano) e Sergio Mattarella (un vecchio democristiano fermo alla dottrina sociale della Chiesa), quindi più aperto al nuovo.
Infatti, il secondo si è rivelato più attrezzato, almeno culturalmente, a capire un mondo che permette a un giovane di andare sì con 19 € a Londra, di cenare fuori tutte le sere spendendo qualche euro per un cibo spazzatura globalizzato, ma in cambio gli verrà poi negato l’ascensore sociale. Peggio, gli si ruba la vita dandogli in cambio un ridicolo stile di vita, gli si propone di entrare nel mondo del lavoro come rider di Foodora, o driver di Uber. E fin qui andrebbe bene (in passato si diceva: “i giovani devono farsi le ossa con l’apprendistato”) però allora lo schema prevedeva di salire, se lo meritavi, sull’ascensore sociale. In realtà noi vecchi abbiamo sottratto loro l’ascensore sociale, creato un mondo solo “orizzontale” (con pochi maxi grattacieli), dove l’unico schema di prospettiva è quello di passare dal precariato perenne al reddito di cittadinanza e viceversa, senza soluzione di continuità, con uno stadio finale da zombie certificato (pensionato precario).
Noi élite abbiamo accettato supinamente questo modello sciagurato, anzi l’abbiamo interiorizzato al punto che, ricordo con sgomento, come la reazione a caldo di Charlie Hebdo alla strage del Bataclan fu: “Loro (i terroristi islamici) hanno le armi, noi abbiamo lo champagne”. Battuta sociologicamente orrenda, nell’alveo del pensiero anni Cinquanta dello studioso David Riesman che identificò il fenomeno del “sottoconsumo ostentativo”, modalità con la quale la classe agiata (in declino) tentava allora di distinguersi dall’esibizionismo dei nuovi ricchi, figli del boom. Un mondo che sta crollando sotto i colpi della realtà, via via che i nodi vengono al pettine.
A loro insaputa, in modo forse grossolano ma vero, è ciò che hanno fatto Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Il primo in rappresentanza dei precari (fisici e culturali) di cui il Sud abbonda, il secondo della classe media del Nord, impoverita e terrorizzata da un’immigrazione la cui risulta cade drammaticamente solo su di loro. Il modello attuale, concepito per arricchire quattro gatti (felpe californiane o gerarchi cinesi poco importa) crea una massa di cittadini senza speranza, senza futuro.
Mi rendo conto che per tutto l’establishment cosmopolita del Paese, per i politici e i media da loro graditi, sia il risultato del 4 marzo, sia le modalità con cui i “due giovanotti” hanno condotto le trattative per la creazione del nuovo governo che spettava a loro, sia stato sconvolgente. Si abitueranno, psicologicamente sono dei butler, rotti a ogni compromesso pur di mantenere il loro stile di vita da cuscute.
Grazie Presidente, con il suo impeccabile discorso cartesiano (e la genialata della minaccia delle elezioni a luglio) ha messo tutti, cittadini compresi, di fronte alle nostre singole responsabilità. Berlusconi ha trovato la soluzione per salvare faccia e roba, il Pd per salvare la pelle e iniziare, sereno, la lunga marcia nel deserto cucinando a fuoco lento Renzi, e dando l’opportunità a LeU di rientrare nella casa dei nonni.
Aiuti e protegga, Presidente, i “due giovanotti” a crescere, almeno fino alle elezioni del 2019, quando l’Europa non sarà più per loro matrigna perché gli Emmanuel Maron e gli Angela Merker anziché pontificare su tutto e su tutti dovranno difendere la loro pelle. E i loschi burocrati di Bruxelles, d’imprinting popolar-socialista, ritirarsi a vita privata.
Buon lavoro, Presidente.