Mi sono spesso rifiutato di scrivere sulle due giornate di Cernobbio, così come su Davos, e tutte le altre passarelle mondiali dove le seconde linee delle élite si prendono un po’ di pubblicità a basso costo. Massima concentrazione di ex, o di personaggi destinati a diventare ex molto presto, che si prestano a fare la loro “pisciatina” nel lago, dicendo ovvietà ovvie, però lo fanno con eleganza, che ben si incastonano in una scaletta impeccabile. L’organizzazione dello Studio Ambrosetti è stata perfetta fin dal primo anno, figuriamoci oggi, è diventato un meccanismo talmente ben oliato da non sfigurare con quella dell’Oscar (devo al mio informatore, uno della servitù, questa certezza).
I partecipanti laici (cioè quelli che pagano) immagino appartengano alla stessa fauna di quelli che hanno scucito una tangente per ascoltare, alcuni mesi fa a Milano, Barack Obama e il suo cuoco parlare di cibo e di agricoltura, uno dei punti più alti di cialtroneria politico-chic.
Un amico presente mi ha raccontato alcuni divertenti aneddoti di Cernobbio 2017 che sui giornali non trovi, facendo un’acuta osservazione: i direttori dei giornali distaccano a queste manifestazioni giornalisti, ovviamente preparati, ma pure disponibili a scrivere indossando occhiali rosa. Discorsi copia-incolla con locuzioni buone per ogni evenienza a Cernobbio si sprecano. Ne cito solo una che le riassume tutte per sottolineare la tecnica linguistica con la quale è costruita: “L’Europa è rimasto il luogo della razionalità”. Puoi sostituire “Europa” con qualsiasi altro soggetto, il verbo “rimanere” con un altro, e così “razionalità” e fai, “a gratis”, la tua bella figura, ottenendo il giorno dopo una citazione del tipo “Come giustamente ha sottolineato XY, …..”.
Geert Wilders ha accettato il ruolo dell’ignorante-populista-xenofobo prestandosi a fare il suprematista bianco (tinto biondo platino) sovranista e anti terrorismo islamico per offrire il destro ai suprematisti bianchi (tinti nero) globalisti, di paragonare i primi ai nazisti con frasi circonvolute di rara eleganza, facendo il pieno del termine populista usato come il prezzemolo sulle cozze: a pioggia.
Imbarazzata la “pisciatina” di Paolo Gentiloni che non è riuscito a mascherare, neppure in questa occasione, di essere una persona perbene. Luigi Di Maio è parso perfettamente a suo agio, Matteo Salvini avrebbe fatto meglio ad andare a mangiare una pizza e mantenere la sua verginità verso un luogo che non gli appartiene.
Un’osservazione in termini di comunicazione e sue tecniche. Tutti i partecipanti paludati hanno utilizzato processi mentali colti e linguaggio da consigli di amministrazione o da intervista al Financial Times, Di Maio quello senza ombre e senza spessore della Rete, Salvini quello popolare della strada: non potevano capirsi. In termini culinari: cibo tristellato da “impiattamento chic” il primo, surgelati già cotti da scaldare nel microonde il secondo, street food il terzo.
Cernobbio ha confermato la sua specificità: essere la Davos italiana dove, per due giorni all’anno, si concentra un alto tasso di cialtroneria colta (senza che i partecipanti possano dirsi cialtroni), dove se sei un politico perdi voti, se sei un imprenditore perdi credibilità, se sei un monsignore perdi la fede, se sei una persona perbene non vedi l’ora che finisca, se sei un giornalista perdi tempo. Il premio banalità 2017 va a Jean–Paul Fitoussi insuperabile nel “bla bla che si sente dappertutto”, che lui imputa agli altri ma di cui è maestro indiscusso.
E’ stata la messa cantata lacustre del ceo capitalism nostrano. Un unico appunto, capisco che sia difficile portare a Cernobbio i padroni di queste figurine Panini, cioè una delle felpe californiane di prima grandezza, ma almeno un manager Uber: sarebbe stata la ciliegina che mancava a una giornata così speciale per la sua inutilità. Prosit!
Riccardo Ruggeri