Caro Presidente, sono un cittadino privilegiato, ho la possibilità di rivolgermi direttamente a lei, senza mediazioni pelose di alcun tipo, e di dirle, per quel che vale (nulla), che il presidente dell’Inps non lo reggo più. Sia chiaro, non ho nulla contro Tito Boeri, anzi, amici comuni mi dicono essere persona squisita, ed io ne ho avuto contezza. Su Italia Oggi , quando nel 2016 ospitava la mia rubrica giornaliera “Il Cameo di Ruggeri”, oggi ospitata da Verità, gli scrissi una lettera aperta ove ironizzavo su una curiosa procedura da lui introdotta, a scopo cautelativo. Aveva affidato alla più grande banca di servizi finanziari al mondo (Citigroup) la verifica della mia esistenza in vita, stante che risiedevo all’estero (il protocollo era tortuoso per un ottantenne perbene). Sono all’estero (Usa, Uk, Svizzera) da 26 anni, a scanso di equivochi la mia è una pensione con 43 anni di contributi, aggiungo pure che ho pagato in Italia le tasse sulla liquidazione come Ceo di una multinazionale quotata a Wall Street. Boeri mi rispose nel giro di 24 ore, con un impegno forte “non la disturberemo più”. Il giornale pubblicò la sua risposta, un talk show riprese la notizia, mi intervistò, in effetti l’Inps non mi disturbò più, sono ancora vivo, ora lo sappiamo entrambi. Chapeau quindi a Tito Boeri.
Senza entrare nel merito sulle comunicazioni (tecniche) che la presidenza dell’Inps fornisce a governo e parlamento, di certo ineccepibili, come altrettanto ineccepibili sono i motivi (uno su tutti: i diritti acquisiti) per i quali non è possibile fare nulla sul passato. Dai supremi magistrati della Consulta, agli ex parlamentari, all’ultimo pensionato, ove si ragionasse in termini contributivi i loro assegni dovrebbero essere ampiamente decurtati, ma ne hanno diritto, punto. Così come non si può vietare a vecchi pensionati poveri di essere cosmopoliti come noi élite. Così come sarebbe meglio che i nostri giovani anziché disoccupati avessero un lavoro e versassero contributi senza disturbare altre persone lontane.
Invece, tutti noi non dobbiamo creare tensioni sociali fra vecchi e giovani, anche se poi, nella realtà delle famiglie, c’è spesso una compensazione nell’aiuto che i padri-nonni danno a figli e nipoti attraverso la propria pensione o il proprio patrimonio. Anche questo sarebbe un calcolo da fare: quanto “patrimonio” dilapidiamo per scopi impropri?
Questo modello politico economico sciagurato (io lo chiamo ceo capitalism, versione degradata del capitalismo classico) ha eliminato l’ascensore sociale, valvola di sfogo per una crescita equa ed equilibrata dei cittadini, ha impoverito la classe media e costretto a sedare (via bonus) la classe povera, ha privilegiato lo stile di vita rispetto alla vita vera, lo storytelling rispetto all’execution. Di chi la colpa? E’ colpa di noi establishment, sua caro Gentiloni, sua caro Boeri, mia.
Per un quarto di secolo abbiamo portato avanti questo modello idiota, e pure con gli uomini sbagliati (tutti nostri colleghi, esaltati e riveriti), e questo è il consuntivo. In un’azienda seria si sarebbero licenziati i Ceo, i management, i consulenti e cambiati radicalmente obiettivi, strategie, protocolli. Nulla di tutto questo. Propiniamo ai cittadini le stesse ricettine fallimentari, continuando a confondere obiettivi (meravigliosi) con realizzazioni (ridicole), insomma non produciamo politica ma cipria.
Almeno per sopravvivere con dignità da qua alle elezioni cambiamo atteggiamento, difendiamo l’interesse nazionale, abbassiamo il livello di odio reciproco, ognuno di noi, specie noi élite, si faccia un percorso di decompressione psico-socio-culturale. Abbiamo una grande occasione: l’immigrazione. E’ problema risolvibile purché tutti, dico tutti, facciano non uno ma tre passi indietro. A partire da lei, da Boeri, da me.
Caro Presidente mi permetta di inviarle un tweet ironico su uno dei tanti temi che ha sul tavolo: “Gli antichi romani per proteggersi inventarono gli Stati cuscinetto. Duemila anni dopo lo diventeremo pure noi?” A lei e a Boeri manderò il mio ultimo libro sul ceo capitalism “America Un romanzo gotico” (Marsilio): costringe a fare i conti con la realtà e con le incognite del futuro. Grazie per l’attenzione.