Perché le élite europee hanno un odio viscerale verso Putin e la Russia  

Perché in Europa c’è questo odio viscerale verso Vladimir Putin e verso la Russia? Perché noi élite disprezziamo i russi che, al di là dei possibili brogli, lo votano? Quando vanno a votare in massa e lo scelgono qualcosa vorrà pur dire. Perché quando vincono quelli non graditi a noi, questi li giudichiamo a priori criminali o buzzurri? Sarà mica che siamo noi quelli superati dai tempi?

Per correttezza, quando parliamo di Russia incominciamo a raccontare ai nostri concittadini la verità, come è andata effettivamente, e non limitiamo a credere alla verità pelosa dei documentari salottieri tipo National Geographic. Nel 2017, dopo 27 anni, sono stati pubblicati dalla NSA americana i documenti ufficiali d’allora. Non più chiacchiere, ora c’è la verità storica: carta canta. Era il 9 febbraio 1990 quando James Baker, Segretario di Stato, a nome dell’America e della Nato assicurò solennemente, ripeto solennemente e per scritto, il presidente dell’Unione Sovietica (questa si sarebbe spenta solo un anno dopo, diventando Federazione Russa) Michail Gorbaciov, che dopo l’unificazione della Germania (maldigerita dai russi) “la Nato mai avrebbe allargato il suo spazio di influenza a est, nemmeno di un pollice”. Questo impegno è stato scandalosamente disatteso quando l’Occidente organizzò la rivolta di Kiev (anche questa è storia, si legga John Mearsheimer e il suo saggio su Foreign Affairs), per mettere l’Ucraina sotto la nostra influenza (la Crimea è terra russa donata ai tempi dell’Urss, viene dopo, è un’ovvia ritorsione) che era un pò più grande di un pollice (2,54 cm). Se non si parte di lì si è intellettualmente disonesti, punto.

Trascurando la verità storica le losche leadership occidentali, quelle che hanno scassato il mondo scatenando guerre assurde in Iraq, Afganistan, Libia (per noi il peggio del peggio), Siria, Ucraina, accettano come compare un Sultano come Erdogan e ora si lamentano, si ergono a giudici di un loro simile, Putin (almeno costui non ha avuto il Nobel per la Pace). E’ curioso il commento dei tedeschi che parlano di “Farsa della democrazia nel regno di Putin” che almeno uno straccio di elezioni le fa, mentre loro sono sempre più proni verso la Cina, stato canaglia per eccellenza, guidato da Xi Jinping che si è modificato da solo la costituzione, ha giurato su una Costituzione scritta da lui, approvata da 2.280 delegati (gerarchi) che l’hanno votato e che lui aveva nominato uno a uno, autonominandosi infine tiranno a vita. Una buffonata cosmica, neppure Nicolas Maduro era arrivato a tanto. Ma in questo caso tutti noi a scodinzolare verso il tiranno con gli occhi a mandorla o, quando va bene, girarci dall’altra parte per non vedere.

Un modesto consiglio che do a me stesso e a noi analisti, l’ho rubato al professor Roberto Burioli (l’uomo dei vaccini): “prima di parlare o scrivere di cose che non si sanno o non si vogliono sapere, bisogna studiare, studiare, studiare. Per esempio, studiamo il filosofo al quale Putin si è ispirato: Ivan Ilyin. Mai dimenticare che la Russia è Europa, molti valori sono comuni, specie le nostre origini giudaico cristiane che ci uniscono, e siamo pure vicini.

Ilyin fuggito dal comunismo sovietico riparò in Germania, poi alla presa del potere da parte dei nazisti, fuggì in Svizzera dove lavorò e morì. Putin volle riportare i suoi resti in patria (monastero di Donskoi, Mosca) e il grande regista Nikita Mikhalkov nell’orazione funebre disse “Questa è la fine della guerra civile”, riferendosi alla guerra “rossi” contro “bianchi” del 1917 (Ilyin era un aristocratico “bianco”). Putin chiosò che finalmente la frattura fra la Russia imperiale e cristiana e quella sovietica e comunista si era ricomposta.

Certo Ilyin era un intellettuale puro, un conservatore nazionalista, negli anni Cinquanta previde il crollo dell’Unione Sovietica, e pure che i tedeschi avrebbero perso il pelo ma non il vizio, e si sarebbero annessi, in qualche modo, gli stati baltici e l’Ucraina. Studiamo prima di parlare per slogan.

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