Il “modello” politico-economico-culturale CEO capitalism è velocità, è urgenza. D’altro canto, questa era l’innovazione apportata, trent’anni fa, al capitalismo classico: spregiudicatezza negli obiettivi-strategie e vivere-operare ad alta velocità, per colonizzare sempre nuovi mercati, nuovi popoli, globalizzando i profitti. Essere veloci come i treni-proiettile Shinkansen (Tokio-Osaka-Tokio) che, in coppia, ottusamente corrono avanti e indietro, all’infinito.
Dopo la Pandemia il “modello” pare non giri più rotondo come prima, spesso va in crisi.
Ora è arrivata una nuova guerra, non c’è più un solo grande “criminal”, ma tanti “criminals” di media stazza. In appena seicento giorni la guerra ucraina ha molto impoverito noi europei. La guerra Palestina-Hamas vs Israele cosa comporterà per noi, peggio, potrebbe essere un colpo mortale al nostro già precario equilibrio? Le nostre leadership sapranno gestire, in contemporanea, il fine Pandemia, due Guerre regionali, costosissime in termini economici e di tenuta sociale, con probabili ricadute terroristiche, e allo stesso tempo un progetto avveniristico di transizione climatica, dai costi folli, che le nostre raffinate élite ZTL si sono inventato?
Chi ci ha tradito? La Tecnologia? L’Economia? Le Leadership che abbiamo scelto o subito? Guardateli in faccia! Perché li abbiamo accettati, senza mai reagire? A forza di piccoli passi ci faranno mica finire sul binario morto della Storia?
Nel frattempo, frequentiamo palestre e piscine, ci imbottiamo di integratori, di medicine, di vaccini, pratichiamo diete sofisticate, tutto per rubare qualche anno in più. E i nostri nemici? Mentre noi facciamo ginnastica ipopressiva, loro continuano a ridicolizzare i nostri confini, sfilano impunemente nelle nostre città, urlano contro di noi, presidiano le nostre Università, esaltano la morte, la praticano.
Noi intanto abbiamo cessato di essere “cittadini”, siamo diventati “consumatori europei”, con uno stile di vita finto elegante, al limite del debosciato. Di recente, un giornale svizzero ha titolato: “Il morale dei consumatori non è mai stato così basso”. Si riferiva al fatturato di Migros o ai turbamenti psichici dei suoi concittadini?
Nel frattempo, non ci siamo accorti che i nostri nemici perseguivano una contro-strategia: la morte in luogo della vita. Pensavamo, ricordando il mitico videogioco propinatoci a suo tempo da Barack Obama, di avere schiacciato per sempre la testa del serpente mediorientale. In realtà, i serpenti si sono moltiplicati.
E noi? Siamo sempre più fragili, obbediamo agli ordini dei nostri Leader che per ogni problema ci intimano: “Scarica l’App”. Capite? Da anni, i mitici “Sette G”, azzimati e super masterizzati, ci governano dicendo “Scarica l’App”, e noi, come tanti soldatini di piombo, “scarichiamo l’App”.
L’altra parola chiave è “Disordine”. Concepito per abbattere il nostro “Ordine”? Ma il nostro “Ordine” non sappiamo neppure difenderlo, siamo stanchi, sfiduciati, diciamocelo, a forza di dire continui “signorsì” a lor signori, siamo imbolsiti, disposti a sottometterci a chiunque, pur di continuare a provare frammenti di piacere legati al nostro ridicolo stile di vita, al nostro chiacchiericcio sempre più cancel&woke, con figli e nipoti che tirano scodelle di minestrone sui Van Gogh, pensando di essere Lev Trockij.
Ma i nodi di cui tanto ho scritto, stanno arrivando al pettine. Ci sono una serie di domande, strategiche per la nostra sopravvivenza, alle quali finora abbiamo tentato di sfuggire. Presto non potremo più farlo. Il tempo delle ideologie, degli obiettivi, delle chiacchiere politiche politicanti di cui sono infarciti i media e i social (sempre più difficile distinguerli), sta finendo. E’ arrivato il tempo dell’execution, il tempo delle decisioni.
Una su tutte. Scegliere con chiarezza da che parte stare. Due le opzioni: dare spazio alla nostra testa, al nostro cuore, ai nostri valori, oppure continuare a scaricare idiote App?