Riporto tal quale un articolo senza firma del Corriere del Ticino del 22 luglio titolato “Grecia, luce verde del Fmi al prestito da 1,6 miliardi €”:
“Il fondo monetario internazionale ha approvato “in via di principio” un prestito da 1,6 miliardi di euro per la Grecia. Lo afferma il Fmi in una nota. L’ok preliminare non spiana la strada immediatamente a una nuova iniezione di liquidità per Atene: in base all’accordo raggiunto lo scorso mese infatti il Fmi non contribuirà con i fondi fino a che i creditori europei non si accorderanno su una maggiore riduzione del debito. L’esborso effettivo avverrà solo se e quando l’Europa condonerà parte del debito di Atene, destinato altrimenti a diventare “insostenibile” dopo il 2030. La Grecia ha bisogno di un’ulteriore riduzione del debito da parte dei suoi partner europei: “Mi aspetto un accordo a breve fra la Grecia e i suoi partner europei per ripristinare la sostenibilità del debito”. Lo afferma il direttore generale del Fmi Christine Lagarde. La decisione del Fmi ratifica il compromesso raggiunto nelle scorse settimane a Bruxelles. La Germania ha bisogno che Washington non abbandoni il piano di salvataggio di Atene, visto che funziona da garante sulla rigidità dell’austerity anche per l’opinione pubblica interna. Lagarde aveva però difficoltà ad aprire il portafoglio visto la “fronda” interna di molti paesi in via di sviluppo che l’accusano di aver dedicato troppi fondi alla Grecia. L’accordo è stato raggiunto a metà strada, lasciando il cerino in mano al governo di Alexis Tsipras. “ Il debito ellenico arriverà al 150% nel 2030 ma dopo quel picco al ribasso sarà completamente ingestibile”, hanno scritto in una nota i tecnici del Fondo. Il Board ha deciso di intervenire allungando le scadenze del debito e riducendo i tassi”.
Anche un non economista come me capisce che non stiamo più parlando di un paese sovrano ma di una bottega fallita, un esercizio alla mercé di un “padrone” che può decidere quando e come togliere l’ossigeno, decretando la morte legale del paziente.
Ricordo un mattino d’autunno del 2009, prendevo un caffè in piazza della Riforma a Lugano con l’amico banchiere (sempre citato sui Camei, ma rimasto sempre anonimo) e gli chiesi cosa avrebbe dovuto fare l’Europa dopo la dichiarazione del premier George Papandreau: “I bilanci erano stati falsificati per garantire l’ingresso della Grecia nella Zona Euro”. Si scopriranno anni dopo infinite schifezze: a) sia dell’establishment greco che di quello europeo; b) delle banche d’affari anglosassoni che procedettero alla falsificazione materiale dei bilanci (nei loro board c’erano nomi ineffabili, che ovviamente nulla sapevano o fecero); c) delle banche tedesche e francesi che si “sfilarono” a nostre spese; d) delle forniture di armi obsolete e inutili della Germania, e si potrebbe continuare. Ovviamente la regia di questo orrore era tedesca. Speriamo che qualche hacker, israeliano, russo o cinese, un giorno, ci faccia conoscere la verità.
Ebbene, quella mattina l’amico banchiere svizzero emise la sua sentenza: “Se entro un mese l’Europa versa 40 miliardi cash (a fondo perduto) nelle casse della banca centrale ellenica la Grecia si salva e ve la caverete tutti con quattro soldi, voi italiani con 4 miliardi (quota di spettanza). Però la bottegaia di Berlino, dal braccino corto, non lo farà mai, per cui sarà un disastro cosmico, economico e sociale, per la Grecia e per l’Europa, specie per i fragili paesi mediterranei. Finora ci avete messo 250 mld, 220 sono serviti a pagare, non le pensioni ai barbieri greci, ma le banche tedesche e francesi”.
E’ andata proprio così, sono passati otto anni, siamo allo stesso bar di allora, in piazza della Riforma, fa un caldo boia, all’amico banchiere leggo la prima bozza del Cameo. Alla fine sbotta: “Lo stesso avverrà con l’immigrazione, i bottegai europei vi porteranno al fallimento, come hanno fatto con i greci”. Chissà se fra otto anni sarò ancora vivo per sapere se avrà avuto ragione anche stavolta?
Riccardo Ruggeri