A mentire è stato Marroni oppure Lotti. Sarà la cartina di tornasole del renzismo

“Io sono sempre garantista, se mio padre è colpevole, pena doppia, per dare un esempio”. Con questa locuzione, voglio pensare non meditata, di cui si sarà già pentito, Matteo Renzi ci ha fatto capire che il caso Consip ci accompagnerà fino alle elezioni. Farà il suo percorso, emetterà i suoi odori o fetori, si decomporrà, infine verrà sepolto, come tutti gli altri scandali politici nel nostro Cimetiére des Errancis (storpi), come fece la Rivoluzione con i suoi 1.119 figli, prima esaltati per la loro onestà e poi ghigliottinati, e colà sepolti, tutti insieme.

Molti lettori mi hanno scritto, inviato messaggini, alcuni amici telefonato, perché mi dedichi, con meno pigrizia e con più grinta, a questo caso. Mi scuso, ma per me il caso Consip finisce qua, lo dico francamente “non mi piace”, è un gomitolo nel quale si sono attorcigliati tutti i fili del potere di Matteo Renzi e dei suoi avversari, tutti i fili del marionettista Luca Lotti, ammesso che lo sia, anche se così è apparso fin dal primo giorno. Sgombro il campo dagli aspetti corruttivi (imprenditori versus funzionari), non mi interessa e forse questo ramo finirà in un flop.

La “ciccia” del caso Consip è solo politica: l’ad Luigi Marroni ha fatto bonificare l’ufficio dopo una soffiata nientepopodimeno di un ministro della Repubblica (e poi anche di uno o due generali dei carabinieri e dal suo presidente)? E’ vero o è falso? Banalmente la “Consip politica” è tutta qua.

In termini di logica popolare si fa fatica a credere che un personaggio con quella storia professionale, con quei legami con l’entourage renziano, nel pieno possesso delle sue facoltà mentali, si possa inventare un falso, e pure così eccessivo. Ovviamente, tutto può essere. Nel frattempo, costui ha messo a disposizione il suo incarico all’azionista (Padoan l’ha respinto) e dichiarato di voler cancellare le gare, già assegnate ma sospette (irritando di certo i vincitori delle stesse: a proposito, chi sono?). Per proseguire nell’analisi bisogna porsi tre domande tecniche. Se i magistrati hanno interrogato Marroni come “persona informata sui fatti” (modalità abbastanza rara, che ha norme molto precise) significa forse che non lo reputano colpevole? Perché gli accusati, essendo di così alto lignaggio, non l’hanno querelato? Perché una forza politica (Idea, facente capo al senatore Quagliariello) vuole presentare una mozione di sfiducia verso i vertici Consip (che c’azzecca direbbe Di Pietro)?

In termini di politica alta, l’unica che interessa, i magistrati si affrettino a sciogliere questo nodo: Lotti ha mentito o no ai magistrati? Se i magistrati non riescono a provarlo gli deve essere restituita l’immediata onorabilità, e il mondo della politica e dei media riconoscerlo. Checché se ne dica, noi italiani, nella stragrande maggioranza, non siamo garantisti, come vuole la costituzione, ma siamo strutturalmente colpevolisti: il caso Tortora e quello Calabresi sono due macigni sulla credibilità nostra, delle nostre élite, dei media.

Piercamillo Davigo disse: “Mani Pulite fu un sorprendente caso di effetto domino di dimensioni inusitate”. Che il caso Consip stia imboccando la stessa strada? Non dobbiamo permetterlo, dobbiamo affrettarci o a ridare a Lotti la sua onorabilità o a espellerlo. Trovo politicamente errato chiedere la sfiducia personale di un ministro, come tutti i partiti hanno fatto in passato, Pd compreso.

Qua il problema è il tempo, auguriamoci che i magistrati si affrettino a verificare se mente Marroni (essendo un privato cittadino il suo destino non ci interessa) o se mente Lotti (che invece ci interessa, e molto, perché a lui noi cittadini abbiamo affidato ampie deleghe e lui ha giurato sulla Costituzione). Si lasci fuori Gentiloni che deve governare fino al 2018. Si lasci fuori Renzi, sarà impossibile provare se sapeva o no, ci penserà il suo partito se puntare ancora su di lui, e se sì, i cittadini italiani a ridargli o meno una chance. E’ stato lui a scegliere di legare il suo destino a Lotti: il caso Consip sarà la cartina di tornasole del renzismo. E con questo, passo e chiudo.

Riccardo Ruggeri

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