Autointerviste sotto l’ombrellone. 1) Erdogan

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Domanda. Riccardo, che dici della foto dei prigionieri nudi, ammanettati, faccia al muro, immagino rivolti verso la Mecca, come si usa da quelle parti?
Risposta. Mi ricordano i lager nazisti (o i gulag comunisti, sovietici o cinesi, vedi tu). Queste però sono le foto del giorno di arrivo (qua sono ancora vivi), quelle erano foto terminali (erano già morti, spesso scheletri). Potenza della comunicazione di oggi, il male lo vediamo in diretta. È un’epoca mitica la nostra, facciamo la storia «durante», e non ce ne accorgiamo neppure. Saremo geni o zombie?

D. Credi che il leader dei golpisti sia il capo dell’aeronautica, generale Akin Ozturk? Pare ci sia anche una sua confessione.
R. L’ho visto in tv, era gonfio di botte, ma non pareva un idiota. Penso sia andata più o meno così. Come tutti i dittatori, Erdogan è politicamente un vigliacco, pensa subito a scappare, salta sull’aereo presidenziale (motore acceso, pieno di carburante, mascherato da volo di linea, grazie all’emissione di particolari segnali in codice), si mette a girare in tondo nel cielo della Turchia, però a distanza di sicurezza, pronto a entrare nello spazio aereo bulgaro, se del caso, e a puntare verso la Germania della sua amica Merkel. E il generale Ozturk non lo fa abbattere? Non ci posso credere.

D. Una tua definizione di Erdogan?
R. Basta e avanza la sua: “Le moschee le nostre caserme, le cupole i nostri elmetti, i minareti le nostre baionette, i fedeli i nostri soldati”. E voi uno così, Merkel e soci, lo volete in Europa? Boh.

D. Capisco i militari ma mi sfugge però questo accanimento verso la magistratura, ne hanno arrestati quasi un migliaio e tremila sono stati sollevati dall’incarico. Perché?
R. Qua la risposta è ovvia, vale per tutti i regimi, dai più democratici (i nostri, si fa per dire) a quelli più feroci. I magistrati sono liberi di esercitare la giustizia verso il popolo, purché non tocchino chi non deve essere toccato. I magistrati si erano montati la testa: inquisire per corruzione i figli dei boss del partito islamico di Erdogan è stata la loro fine. Le élite occidentali, se avessero il coraggio (politico e fisico) di farlo, si comporterebbero così ovunque. Certo le volgarità di un Erdogan sono inammissibili per la cipria del politicamente corretto che ci avvolge, ma la sostanza è identica: i magistrati devono essere sempre e solo embedded alle Classi Dominanti.

D. Ma Erdogan ha preannunciato la pena di morte per i golpisti, gli europei considerano la pena di morte una discriminante per l’appartenenza al loro club. Erdogan, o dentro o fuori.
R. Non dare retta a ciò che dicono le leadership europee, pur di salvare la poltrona accettano di apparire ridicoli. È una sceneggiata, escogitata da entrambe le parti, per uscire dal cul de sac nel quale si sono messi. Alle nostre leadership Erdogan piace, è un turco alfa, pieno di ormoni, ha un esercito superiore a tutti quelli europei messi insieme, soprattutto pronto a combattere, e a morire (è un sultano ottomano la cui guardia imperiale spara alla schiena di chi non combatte e impala i traditori). Alla fine lui non applicherà la pena di morte e completerà la strage degli oppositori politici. Qualche mese e i nostri turisti torneranno a visitare l’Anatolia e la Moschea Blu di Istanbul, sentendosi tranquilli, circondati come saranno da poliziotti in assetto di guerra e da donne rigorosamente velate. Così va il mondo, caro Riccardo.

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