Draghi e soci procedono a tentoni, sperando nella buona sorte. Lo dice un banchiere svizzero

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Come i lettori ben sanno, non fingo mai di essere un economista, neppure da strapazzo, come sarei se lo facessi. Infatti, di economia so quanto deve saperne un ex Ceo di una multinazionale quotata a Wall Sreet, poi, confesso, l’economia è materia che mi provoca tenerezza verso quelli che la praticano. Passano la vita a spiegare perché altri economisti come lui, hanno sbagliato. Ho la fortuna e il privilegio di avere come amico fraterno un banchiere svizzero, sempre scrivo, di economia, solo dopo nostre interminabili cene in grotti ticinesi, specializzati in carni e in formaggi d’alpeggio e in pensosi merlot. Pubblico solo se ho il suo: “visto si stampi”.

Questa volta gli ho posto una domanda: “Se, come dicono, la ripresa è ormai diffusa in ogni paese europeo, come mai viene contraddetto un principio base della teoria economica secondo il quale a un aumento del Pil e a una riduzione delle capacità produttive inutilizzate non segue, in automatico, un aumento dei salari?”

E ancora, quando i politici parlano di posti di lavoro (“creati” dicono loro, in realtà sono al massimo “ricuperati”) non posso trattenermi dal sorridere, perché sono dati veri e falsi, a seconda delle assunzioni e dalle modalità dei conteggi.

Ricordiamo tutti gli slogan “1 milione di posti di lavoro in 5 anni di Silvio Berlusconi”, ora è di moda il “974.000 posti di lavoro nei tre anni di Matteo Renzi”, e ora il mitico Mario Draghi si lancia pure lui in sparate tipo: “In quattro anni abbiamo creato 7 milioni di posti di lavoro”. Prima fake news: confondono volutamente “posti di lavoro” “con occupati”: tre persone a turno occupano lo stesso posto di lavoro, contano 3 anziché 1. Secondo: Nei 7 milioni che Draghi si auto assegna ci sono certamente i 974.000 che Renzi si è già accreditato. Draghi ha ciurlato nel manico? Visto che come contribuenti quei posti di lavoro ci sono costati una ventitré miliardi (si dovrebbero definire “comprati”) assegnerei a noi cittadini il merito. Altra considerazione: Draghi ha un solo obiettivo, portare l’inflazione al 2%, target che sistematicamente ogni anno toppa, e allora si butta sull’occupazione? Che c’azzecca lui con l’occupazione?

 

L’amico banchiere svizzero, dall’alto della sua esperienza, mi spiega che la frattura fra crescita e dinamica salariale è stata causata dai cambiamenti strutturali avvenuti nel mercato del lavoro in ogni paese. Poi, dice, la mitica flessibilità di cui questi pseudo economisti si riempiono la bocca ha favorito l’esplosione del precariato e del lavoro temporaneo. Ergo le cifre dell’aumento dell’occupazione non riflettono alcuna realtà operativa, ed infatti le lotte sindacali sono tutte focalizzate alla difesa dei posti di lavoro, non certo ad aumenti salariali. Aggiunge: i vari QE della Banche centrali non producono inflazione ma solo l’aumento dell’indebitamento privato e il sostegno all’impennata dei prezzi delle attività finanziarie: carburante per le bolle che si stanno creando.

Con una punta di ferocia, la noto dal ghigno, conclude: caro Riccardo, costoro procedono a tentoni, sperando nella buona sorte, perché si rifiutano, per miserabili motivi ideologici di bottega, di riconoscere che la stagnazione dei salari è il frutto di sciagurate politiche di liberalizzazione del mercato del lavoro invocate da loro stessi e soprattutto dalla globalizzazione selvaggia che ci hanno imposto (strumentale dare la colpa all’automazione, come spesso fanno, di colpe che sono solo della globalizzazione).

A questo punto, aggiungo io, il problema diventa politico, noi élite abbiamo rotto l’equilibrio sociale, noi cittadini osserviamo la scomparsa dell’ascensore sociale (per questo crimine, mai li perdonerò), noi classe media prendiamo atto del nostro impoverimento, noi classe povera continuiamo a subire la messa in sedazione cosciente e allora una riflessione si impone.

Visto che lamentarci non paga, peggio, siamo trattati da miserabili populisti, che ci resta? L’ottimismo della vita, che in casi come questo ci esalta, perché, come diceva Tonino Guerra “Una goccia più una goccia fa una goccia più grande”. E l’urna elettorale ormai è sempre più vicina, e lì tutti i conti verranno regolati, nella sede istituzionalmente più corretta.

www.riccardoruggeri.eu

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