Il Ceo capitalism è come l’Alzheimer

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Il Ceo capitalism è come l’Alzaheimer. Amici delle élite non sommergetemi di insulti vocali, scritti, repressi: è solo una battuta, fra l’inclito e il colto, anzi fra il colto e l’inclito. Parliamo dell’Alzheimer, la malattia di noi vecchi, se riusciamo a schivarla ci tocca la demenza senile o qualche altra che ci rende zombie. A una certa età il rischio da evitare è di diventare zombie, però oggi ci puoi arrivare attraverso varie forme di demenza senile, ovvero attraverso modelli economici sciagurati. Meglio riderci sopra, fin che si può.
Chi mi legge conosce la mia posizione: credo molto nella ricerca (è il sale della vita), sono più cauto sui ricercatori. Infatti, una certa percentuale di addetti ricerca sì, ma non trova mai nulla, spesso invecchia sfiduciato: sono state braccia sottratte ai magazzini di distribuzione Amazon o ai volanti di Uber Pop o ai pedali delle biciclette di Foodora per le consegne a domicilio. Ai ricercatori di successo occorrerebbe assegnare il titolo di “trovatore”.

E’ il caso dell’Alzheimer: da vent’anni sono stati spesi un sacco di quattrini in ricerca, ma non è stato trovato uno straccio di cura: succede. Le aziende farmaceutiche (private) hanno fatto allora l’unica mossa, dura ma managerialmente corretta: a) destinare i malati potenzialmente terminali alle cure palliative, abbandonandoli al loro destino, visto che la ricerca non ha cavato il classico ragno dal buco; b) concentrarsi sulla prevenzione mirata, cioè curare quelli di noi che presentano disturbi lievi, che spesso preludono al “declino cognitivo lieve”. Dice il professor Giovanni Frisoni, neurologo ospedaliero a Ginevra e a Brescia: “Aspettare i sintomi per trattare l’Alzheimer è come aspettare l’infarto per curare l’ipertensione” .
Nel cervello di quelli colpiti si accumulano dei killer, il più spietato ha le forme di una proteina, l’amiloide. E’ presente in ciascuno di noi, ma in quelli sani appena sbaglia una mossa, viene tagliata da “forbici enzimatiche”: frantumata ed espulsa. Se invece supera le forbici, e riesce a insediarsi nel cervello, è la fine: lei ha vinto, tu avrai l’Alzheimer. L’Europa ha stanziato 100 mln € per trovare forme di prevenzione. Quattrini ben spesi.

L’altra modalità di diventare zombie (però godendo di buona salute fisica) è quella di entrare nel classico processo “disoccupazione giovanile, precarietà non retribuita, precarietà retribuita con argent de poche, lavoretti, entrare e uscire dal limbo degli “sfiduciati”, reddito di cittadinanza, pensione minima predeterminata”. Questo processo può essere meno doloroso se la tua famiglia ha dei risparmi o meglio dei capitali, e decide di sacrificarli per te. Questo modello si chiama Ceo capitalism: ha scelto di privilegiare lo “stile di vita” alla “vita vera”, o come diceva Ivan Illich farti pensare e sognare da ricco (tipo Erasmus), pur sapendo che da adulto sarai povero, a volte pure un poveraccio.
C’è un termine ancora di moda: sfiga. La sfiga è diventare fin da giovane uno “zombie economico” (pur godendo di buona salute fisica) e da vecchio diventare uno “zombie fisico” (godendo di pessima salute fisica alla quale si aggiunge quella economica che ti ha fatto compagnia per tutta la vita).
Un mondo curioso quello imposto dal Ceo capitalism, al 90% della popolazione: ti punisce da giovane, ti fa vivere in un perenne “bagnomaria”, e ti aiuta da vecchio, quando però è troppo tardi.

www.riccardoruggeri.eu

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