Angelo Codevilla parla di comunismo e di fascismo

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Ho scritto un Cameo, di chiaro taglio ironico, “Stiamo diventando tutti antifascisti, purtroppo ci mancano i fascisti”. L’ho inviato, come succede ogni giorno, a un gruppo di 99 amici (il mio computer si rifiuta di distribuirne di più), genericamente definiti “amici in copia nascosta”, perché nessuno, salvo me, conosce tutti i nominativi posti in quest’elenco. Il criterio scelto per compilarlo è stato uno solo, l’amicizia personale. Se vogliamo dividerli in termini sociologici la ripartizione dei 99 sarebbe: 20% classe povera e media, 80% classi alte (politici, magistrati, accademici, medici, avvocati, economisti, intellettuali, religiosi). Se vogliamo ancora dividerli per credo politico questo centinaio di amici sono per il 60% di sinistra, per il 40% di destra. Uno di questi è il professor Angelo Codevilla, celebre politologo e accademico americano, già collaboratore del Presidente Reagan, autore del fondamentale “Ruling Class” (“Classe Dominante”, di cui sono stato l’editore italiano), al quale culturalmente mi sono ispirato per confezionare la mia teoria del Ceo capitalism, oggetto del mio prossimo libro. Entrambi abbiamo la stessa visione della politica: o ci collochiamo a destra o a sinistra, il resto è fuffa. In America è facile votare dovendo scegliere fra due visioni del mondo: dem. e rep. In Italia ai tempi del catto comunismo era impossibile, ora è facile: o si è a favore o si è contro il Ceo capitalism. Questa la discriminante.

Angelo Codevilla Boston University

Angelo Codevilla, adottando il mio stesso taglio ironico, mi scrive: Caro Riccardo, io e te siamo fascisti, come lo sono milioni di altri, anche se noi diciamo di non esserlo, e ci rifiutiamo anche di pensarlo, ma questo è un dato “soggettivo”. Siamo fascisti “oggettivamente” perché l’oggettività dipende dal rapporto fra le forze storiche che ci dominano. Quello che chiamano il Partito del Progresso (una volta si preferiva dire “Comunismo”) è in urto contro certe resistenze oggettive, a queste resistenze, già negli anni Venti del Novecento, fu dato il nome di “Fascismo”. Lo fece un baffuto leader che viveva al Cremlino”.

Sono lieto che, sotto questa copertura ironica, l’amico Angelo, dall’alto della sua fama di politologo internazionale, abbia usato questa brutalità di linguaggio, per noi europei apparentemente imbarazzante. Sono invece stupefatto che i nostri intellò non comprendano come lo scontro politico che c’è in America non è un problema da liquidare con l’impeachment di un buzzurro immobiliarista dallo strano ciuffo. Metà degli americani non accetta un modello politico-valoriale-economico portato avanti, da trent’anni, da una Classe Dominante rappresentata da Bill Clinton-George Bush-Barack Obama, i quali a loro volta vogliono imporre un modello globalizzato, multiculturale, economico, uno stile di vita, che gli altri rifiutano in toto. Chiamare costoro fascisti o comunisti poco importa. Abbiamo sostituito le guerre del Novecento contro i vicini, da una serie di guerre civili (politiche) paese per paese più o meno sotterranee. E’ stato senz’altro meglio.

riccardoruggeri.eu.
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