1 “Fine di un giallo: un malore sottovalutato portò alla morte di Papa Luciani”. Per quarant’anni noi dei media ci siamo fatti seghe mentali su ipotesi stravaganti o orrende sulla sua morte, appena 33 giorni dopo essere diventato Papa. Eppure era sufficiente ascoltare la giovane suora (ora ha 78 anni) che sempre dette la stessa versione: il Papa non era affaticato, non era schiacciato dal peso delle sue responsabilità (come puoi esserlo se ti sceglie lo Spirito Santo?), al punto che si raccomandò con lei: “Suor Margherita, della camicia stiri solo il colletto e i polsi, tanto il resto non si vede”. Ci siamo bevuti una fake news istituzionale (le peggiori, perché sembrano vere) per quarant’anni. Insieme a tante altre.
2 “Perché Draghi è diventato un sorprendente alleato dei lavoratori”. Una furbata, Draghi è al capolinea, è giusto che difenda la sua storia. Nessuno osa dirgli che ha fallito: la battaglia all’inflazione programmata (2%) l’ha persa, gli aiuti della Bce in questi anni hanno contribuito ad allargare le disuguaglianze, alimentando i movimenti antisistema. Che l’uomo sia perbene e in buona fede non ci piove, sulla carta sarà pure un genio della finanza, ma i risultati sono contro di lui. Ciascuno di noi deve accettare di essere giudicato non in base agli obiettivi, alle chiacchiere, ma alla loro execution, ai risultati raggiunti: i numeri sono neutri. Sorry.
3 “Le manette spingono la Catalogna nel baratro”. Rajoy ha vinto, punto. Come? In tre mosse: avversari politici in galera, mandati di cattura internazionali, elezioni catalane il 21 dicembre. Ha sparato tutte le sue cartucce ma è rimasto quello che era: un non leader, un uomo solo, senza idee se non la cadrega. Una frase saggia l’ha detta il leader basco Urkullu: “A Madrid manca l’intelligenza politica a gestire situazioni che nascono da aspirazioni sociali importanti e che dovrebbero indurre ad adeguare l’azione politica alla realtà”. Povera Spagna.
4 “Arabia Saudita: arrestati 10 principi, 4 ministri in carica, decine di ex ministri”. Il trentenne, potente principe ereditario (ama presentarsi con la sigla Mbs) ha dato il via a una purga dei corrotti all’interno della sua sterminata famiglia. Ai domiciliari persino il celebre finanziere Al-Walid (Urca! Sarebbe come se gli americani arrestassero Soros). Una curiosità: stante che costoro sono tutti corrotti, Mbs ha scelto di partire da quelli “scomodi”. Però dietro deve esserci qualcosa di politicamente molto grosso. In ogni parte del mondo i nodi stanno arrivando al pettine. Confesso di non aver capito perché questo fatto, all’apparenza banale (beghe familiari), lo abbia vissuto come un “segnale debole” così drammatico. Un’intuizione animalesca? Vedremo.
5 “Cinesi di tutto il mondo, unitevi”. Scrive il Ft che al 135 di via Fuyou a Pechino c’è l’ufficio centrale per “l’affermazione e la diffusione del soft power della Cina in tutto il globo, unendo i cinesi sparsi nel mondo, con l’obiettivo di creare una grande muraglia di ferro che protegga il paese”. Finalmente è chiaro, i “ponti” servono perché le loro merci vadano verso occidente, in senso opposto costruiscono “muri”, e di ferro! Oggi al mondo ci sono solo due leader che hanno una strategia: Xi Jinping (First China); Putin (difesa della Russia).
6 “Apple macina utili”. Suggerisco ai tanti commercialisti che mi seguono (sembrano molti dalle mail che ricevo) una lettura attenta del bilancio ufficiale di Apple, capiranno più da quello che da centinaia di report entusiasti o consolatori, fake news allo stato puro. Un solo numero spiega come funziona il ceo capitalism, rito Silicon Valley: su 1.000 $ incassati da Apple in Usa 161,8 $ vanno in tasse, nei paesi del resto del mondo appena 14,2 $. Discutere oltre delle Big Five sono seghe mentali. Dobbiamo solo decidere: noi europei siamo rincoglioniti perché sottomessi o sottomessi perché rincoglioniti?
7 “Gli exit poll non si commentano”. L’aspetto drammatico è rappresentato dalla scarsa partecipazione